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Sara Gama: «Lo sport costruisce le persone»

È tra le 100 donne più influenti d'Italia nel 2019 secondo Forbes e ha deciso di mettere in un libro tutta la sua passione per lo sport e il gioco di squadra. Obiettivo: ispirare bambini e bambine dentro e fuori dal campo. 

È tra le 100 donne più influenti d'Italia nel 2019 secondo Forbes e ha deciso di mettere in un libro tutta la sua passione per lo sport e il gioco di squadra. Obiettivo: ispirare bambini e bambine dentro e fuori dal campo. 

Sara Gama ama il calcio più di ogni altra cosa. Da piccola, quando non è a scuola, passa tutto il tempo libero tirando calci a un pallone. Col passare degli anni, anche se non ci ha mai pensato davvero, è diventata una professionista.

Oggi è capitana della Nazionale che ha disputato i Mondiali di Francia 2019 conquistando milioni di tifosi, e della Juventus, tra i primi club ad acquisire un titolo di Serie A femminile. A lei Mattel ha anche dedicato una Barbie.

Per far sì che la sua esperienza possa ispirare i bambini e le bambine che come lei hanno in testa solo il pallone e l'ebrezza del fare goal, Sara Gama ha scritto un libro: La mia vita dietro un pallone. Dai Topolini di Trieste al Mondiale, storia di una campionessa del calcio (De Agostini).

L'infanzia

Sara Gama nasce a Trieste nel 1989. È l’unica femmina in una squadra di maschi, ma non si sente strana né fuori posto. Tra bambini, se ti impegni e ci metti passione, ti guadagni facilmente l’amicizia degli altri. Non sognava di fare la calciatrice, ma in testa aveva solo il calcio.

«Non facevo altri sport, anche se a scuola si correva e volevano portarmi sull'atletica per le mie caratteristiche naturali. Ho fatto anche delle gare, ma dentro di me non avevo dubbi: volevo giocare a calcio», ha raccontato Sara.

Nel libro si legge: "Ecco, quando ripenso alla mia infanzia mi vedo così: felice, all’aperto e immancabilmente vicina a una palla da calcio" perché, come spiega durante la conferenza stampa: «Non ho scelto il calcio, ma è il calcio che ha scelto me».

Il Covid-19 e lo sport

Tanti bambini e bambine oggi non possono più farlo. Possono solo sognarlo mentre sono in casa. Per non spegnere la scintilla della passione di questi giocatori e giocatrici in erba bisognerà semplicemente avere pazienza, farli giocare e «non arrabbiarsi se rompono qualcosa in casa. Bisogna supportarli perché il momento è delicato. Lo sport serve a costruire le persone, qualcosa che non va dato per scontato».

Il Covid sembra aver messo a tacere anche le richieste delle atlete, alla ricerca di contratti e compensi equi. «In momenti di crisi - ora col Covid - sembra che tutto il resto scompaia. Non credo che in questo modo la società possa avanzare. Se ci sono dei problemi, non vanno dimenticati: sono lo step per una società più giusta. Si parla di dare diritti a lavoratori e professionisti di fatto, maschi e femmine. Quando si crea una società migliore, anche i momenti di crisi sono vissuti in modo più efficace».

Sport e donne: una carriera a metà

Nel diventare una calciatrice, la famiglia è stata importante nel percorso di Sara. «Mi ha trasmesso valori importanti. È gente un poco ruvida, ma questa cosa che mi ha aiutato nel percorso. Ci sono state molte persone che mi hanno aiutato, tante figure che hanno collaborato a rendermi ciò che sono. Ho avuto fortuna, ma sono anche stata brava ad apprendere». E aggiunge: «Tutti noi abbiamo qualcosa in cui possiamo eccellere, ma succede anche che non tutti riescano a trovarlo. Mi piace pensare che sia una questione legata al quanto sappiamo ascoltarci».

Sara Gama è laureata in Lingue e letterature straniere perché in Italia, diversamente da altri Paesi, il calcio per una donna non è ancora riconosciuto come professione – anche quando si è ai massimi livelli – e tutte le giocatrici cercano di crearsi un futuro con un secondo lavoro. Per questo, molto spesso, l'impegno sportivo viene poi messo in secondo piano.

Per rappresentare il calcio femminile a tutti i livelli e farne conoscere i valori positivi, Sara è consigliera della FIGC, la Federazione che si occupa di organizzare e dettare le regole del gioco del calcio. Crescendo, il suo sogno è diventato quello di tracciare una strada nuova soprattutto per le bambine che, come lei, amano giocare a pallone e sinora non hanno potuto farlo senza affrontare pregiudizi o difficoltà. «Il lavoro e il credere di poter fare quello che vuoi fare. Nella vita fa la differenza». Ed è per questo che si batte.

«Noi tutte rappresentiamo il primo volto con cui questa disciplina si presenta al grande pubblico. Abbiamo fatto più in cinque anni che in venti di buio totale. La strada non è ancora sgombra, ma abbiamo dato una bella spallata al sistema. La nostra generazione ha fatto un pezzo, quelle future dovranno continuare a tracciare la strada».

Da bambina non voleva giocare con le ragazze. «I ragazzi sono più diretti – ricorda – Le ragazze non fanno nulla se prima non sanno perché e per come». Ma ora, da adulta, ha compreso la reale differenza tra i due generi: «Ricevuta la spiegazione, iniziano ad applicarsi e sono molto più disposte a sacrificarsi rispetto ai ragazzi». Ed è per valorizzare questo impegno che Sara e le sue colleghe si battono.

Sara Gama scrittrice

La mia vita dietro un pallone è un libro pensato proprio per quei bambini. Si legge in maniera leggera e ti trasmette la volontà e l'energia che Sara ha messo nel calciare quel pallone. I suoi risultati parlano chiaro: un oro all’Europeo Under 19, 4 scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane. Lei, che sul comodino ha un libro di Ken Follet e ama le storie ambientate nell'antica Grecia e Roma, oggi è anche una scrittrice.

«Mi hanno proposto il progetto e io l'ho considerata un'opportunità. Ho provato a cimentarmi nella scrittura perché in De Agostini mi hanno fatto capire che la mia è una storia interessante. Per me è la prima volta ed è sempre bello mettersi alla prova. Sono soddisfatta del risultato: ho avuto modo di rivivere determinati momenti, anche tanti passaggi che non amo raccontare».

Quando non gioca a calcio, Sara ama stare a casa con la famiglia, guardare serie tv o uscire con gli amici. In vacanza ama molto usare la sua bici. Poi c'è tutto l'impegno fuori dal campo, quello per far valere i diritti delle atlete professioniste, affinché le loro imprese vengano riconosciute come lavoro a tutti gli effetti. Se pensa agli ostacoli da superare in futuro, la parola che le viene in mente è “pregiudizi”. La sua ricetta: abbatterli con il duro lavoro, allenamento e conoscenza, investendo nello sport per dargli dignità.