La diagnosi precoce permette di identificare il tumore al seno quando è più facilmente trattabile. Scopri l'importanza della mammografia!
La diagnosi precoce permette di identificare il tumore al seno quando è più facilmente trattabile. Scopri l'importanza della mammografia!Il tumore al seno è la forma tumorale più diagnosticata fra le donne. Nella sola Italia si stima che ogni anno compaiano ben 45 mila nuovi casi di cancro alla mammella e gli esperti sostengono e promuovono gli approcci basati sulla diagnosi precoce.
Alcuni dati raccolti negli anni sembrano però mettere in dubbio la validità di uno degli strumenti più utilizzati per identificare il tumore nelle sue fasi iniziali, la mammografia.
In particolare, secondo uno studio canadese pubblicato sul British Medical Journal i programmi di prevenzione basati sulla mammografia non ridurrebbero la mortalità per cancro al seno.
La domanda nasce dunque spontanea: vale la pena di sottoporsi agli screening mammografici?
Secondo gli esperti della Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM) non c'è nessun dubbio: la mammografia è uno strumento fondamentale nella lotta contro il tumore al seno
Carlo Faletti, presidente SIRM e primario di radiologia al CTO di Torino, esprime chiaramente la sua opinione.
“Ritengo indispensabile rispondere a notizie che potrebbero ingenerare false apprensioni in un Paese noto in tutto il mondo per essere stato uno dei primi a organizzare lo screening mammografico con doppia lettura del medico radiologo, con ottimi risultati riconosciuti recentemente anche dalla American Roentgen Ray Society quale esempio da proporre”.
Lo studio incriminato è stato iniziato negli anni '80 del secolo scorso e ha previsto di sottoporre metà delle donne coinvolte a screening mammografici annuali per 5 anni. Le altre partecipanti sono state invece coinvolte in controlli senologici senza mammografia.
Il monitoraggio condotto nei 25 anni successivi non ha rilevato nessuna differenza significativa fra i due gruppi in termini di sopravvivenza.
Il primo punto su cui portano l'attenzione gli esperti della Società Italiana di Radiologia Medica è proprio l'epoca alla quale sono state effettuate le mammografie.
“Sarebbe come se volessimo discutere delle prestazioni, dei consumi e degli standard di sicurezza delle automobili attuali sulla base di quelle disponibili nei primi anni Novanta, ovvero basate sulla tecnologia degli anni Ottanta”, sottolineano Pietro Panizza, presidente della Sezione di Senologia di SIRM, e Francesco Sardanelli, dell'IRCCS Policlinico San Donato.
“Non ha senso, soprattutto se consideriamo che la mammografia nel frattempo è diventata digitale (come la fotografia!), riducendo la dose di radiazioni e consentendo un’analisi 'per strati' della mammella (tomosintesi) che aumenta la sensibilità diagnostica per i tumori e riduce la richiesta di approfondimenti diagnostici in assenza di malattia, come recentemente dimostrato anche da studi condotti in Italia".
Il secondo aspetto considerato è che secondo lo studio canadese l'uso della mammografia porterebbe a sovradiagnosi, cioè a diagnosticare tumori maligni a lenta crescita che non avrebbero avuto bisogno di terapie.
“Ogni circa 5 donne alle quali viene diagnosticato un tumore mammario nel corso dello screening”, spiegano Panizza e Sardanelli, “una andrebbe incontro a trattamenti non necessari a vantaggio delle altre quattro che si gioverebbero dei vantaggi della diagnosi precoce. Un bilancio sociale senz’altro a favore della mammografia”.
A tal proposito Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia, ha sottolineato che “il problema della sovradiagnosi, nonostante il ridotto numero di casi riscontrati, certamente deve essere tenuto in considerazione e discusso con le donne e con i medici, senza però far insorgere dubbi sui benefici dello screening mammografico in termini di vite salvate, al di là di ogni clamore mediatico”.
“Ci sentiamo quindi in dovere di ribadire l’indiscutibile valore dello screening mammografico”, conclude D'Antona, ricordando che si tratta di uno “strumento di prevenzione che permette alle donne di intercettare un tumore al seno, la patologia che in Italia rappresenta la prima causa di morte femminile nella fascia di età tra i 35 ed i 59 anni”.
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Fonte: SIRM; D