Nella lotta contro l'artrite reumatoide il tempismo è tutto. Scopri l'importanza della diagnosi precoce e i trattamenti più adatti contro la malattia!
Nella lotta contro l'artrite reumatoide il tempismo è tutto. Scopri l'importanza della diagnosi precoce e i trattamenti più adatti contro la malattia!In Italia colpisce 300 mila persone, soprattutto donne in premenopausa. E' l'artrite reumatoide, un'infiammazione cronica che colpisce le articolazioni scatenando gonfiori, dolori e, se non opportunamente trattata, danni irreversibili che limitano la mobilità causando gravi invalidità.
C'è, però, un'arma fondamentale ed efficace per contrastare l'evoluzione della malattia. Si tratta della diagnosi precoce, un aspetto su cui gli esperti del settore puntano l'attenzione in occasione del 50° Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (Sir).
Secondo i reumatologi riconoscere l'artrite reumatoide sin dalla sua comparsa permette di evitare un aggravamento dei sintomi grazie ad un intervento tempestivo
“Solo sfruttando la cosiddetta 'finestra di opportunità', cioè l’intervallo iniziale di tempo in cui l’applicazione di appropriate strategie terapeutiche può interferire positivamente con i meccanismi alla base della patologia, si può tentare di migliorare significativamente la prognosi nel breve, medio e lungo termine”, spiega Marco Matucci Cerinic, presidente della Sir e direttore della Struttura Complessa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria 'Careggi' di Firenze.
Agendo all'interno di questa 'finestra di opportunità' il medico può prescrivere una terapia farmacologica appropriata.
Oggi la diagnosi precoce trova un prezioso alleato nell'uso degli ultrasuoni, la cui sensibilità permette di visualizzare con grande precisione sia l'infiammazione, sia il livello di erosione delle articolazioni
Questa tecnologia, unita all'analisi clinica del reumatologo, permette di identificare le terapie più adatte al singolo paziente.
Se diagnosticata in fase precoce l'artrite reumatoide può essere trattata con successo con i DMARD (i farmaci antireumatici modificanti la malattia) non biologici, meno costosi e dall'impatto ridotto sulle spese del Servizio sanitario nazionale.
Il trattamento con DMARD delle artriti iniziali permette di ottenere buoni risultati in termine di riduzione dei sintomi e attività della malattia in 3-6 mesi
In alcuni casi anche l'assunzione di vitamina D potrebbe essere d'aiuto.
Le conoscenze scientifiche a disposizione sottolineano il legame tra la carenza di vitamina D e l’aumento del rischio di artrite reumatoide
Per questo motivo affiancare alla terapia farmacologica l'assunzione di vitamina D potrebbe ridurre il rischio e la severità della malattia.
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Fonte: Weber Shandwick