Per affrontare l'anoressia sono fondamentali tempo, apertura e ascolto. Ecco il quadro della situazione dipinto in un recente incontro sul problema.
Per affrontare l'anoressia sono fondamentali tempo, apertura e ascolto. Ecco il quadro della situazione dipinto in un recente incontro sul problema.L'anoressia e gli altri disturbi dell'alimentazione sono un problema per più di 2,2 milioni di ragazze. Nonostante se ne parli ormai da molti anni, chi ne soffre si sente etichettato e paga le spese di quello che è vissuto come un pregiudizio nei suoi confronti.
A riportare l'attenzione sull'argomento è un incontro sul tema dell'anoressia come malattia sociale che si è tenuto lo scorso 16 ottobre a Milano: "Bisogna parlarne: anoressia, malattia sociale", e da cui è emersa la necessità di una riflessione sulle direzioni da percorrere per affrontare al meglio questo tipo di problematiche
Dall'incontro è emerso chiaramente quanto le famiglie che hanno a che fare con l'anoressia si sentano in colpa e sole. Capire i bisogni dei figli è difficile, soprattutto perché richiede tempo, apertura e ascolto, elementi sempre più assenti nella frenetica vita moderna.
Da parte loro, le ragazze vittime del problema hanno bisogno prima di tutto di ascolto.
Come sottolinea Serena Libertà nel suo libro "Anoressia delle Passioni", pubblicazione da cui ha preso spunto l'incontro, l'aspetto spirituale è fondamentale
Infatti l'anoressia viene vissuta come un distacco dal mondo. Il corpo è scollegato dalle emozioni e si instaura una forma di isolamento che deve essere necessariamente combattuta.
Le ragazze che soffrono di anoressia devono imparare a perdonare se stesse per il male che si autoinfliggono, e chi le circonda per le mancanze e le assenze di cui si sentono vittime.
Questa situazione non può essere affrontata con un unico approccio e la cura non è una sola.
In particolare, i farmaci aiutano a non sprofondare in un baratro e a combattere i problemi fisici associati alla malattia, ma è fondamentale non incorrere nel rischio di anestetizzare una persona che già di per sé si sente isolata dal mondo e dalle proprie emozioni.
Un esempio di ciò che si può fare è il servizio attivo nei consultori della Asl di Milano, i cui operatori incontrano ogni anno circa 1.500 studenti.
L'aspetto attorno al quale è incentrato il loro lavoro è la prevenzione:
- intervenendo sugli stili di vita;
- aiutando i ragazzi a gestire le emozioni e il disagio provato quando non si riesce ad affrontarle;
- insegnando ai docenti a capire e interpretare i segnali provenienti dai ragazzi e a rapportarsi con loro e con le loro famiglie.
Foto: @ KairosOfTyre - Flickr
Fonte: Albeggi