È possibile che l’aspartame, il dolcificante artificiale che troviamo nelle bibite, sia pericoloso? Esistono controindicazioni? Cerchiamo di fare chiarezza, tra verità scientifiche, dubbi e falsi miti.
È possibile che l’aspartame, il dolcificante artificiale che troviamo nelle bibite, sia pericoloso? Esistono controindicazioni? Cerchiamo di fare chiarezza, tra verità scientifiche, dubbi e falsi miti.È forse il primo nome che ci viene in mente quando pensiamo ai dolcificanti artificiali. Anche perché è in commercio da decenni, con un mercato globale che nel 2021 valeva 375,5 miliardi di dollari. Eppure, è circondato da un clima di sospetto: è davvero pericoloso? Quanto ne possiamo consumare per sentirci al sicuro? Parliamo di aspartame e delle sue controindicazioni, tra verità scientifiche, dubbi e falsi miti.
Cos’è l’aspartame
L’aspartame è uno dei più diffusi dolcificanti artificiali: ciò significa che è sintetizzato dall’uomo in laboratorio, come anche la saccarina. Il suo principale pregio sta nell’elevatissimo potere dolcificante (un grammo equivale a due etti di zucchero) a fronte di un apporto calorico pressoché nullo.
Dove si trova l’aspartame? Nelle bibite gassate light, nelle caramelle, nei chewing gum, negli yogurt oppure in quelle bustine o compresse da aggiungere al caffè in sostituzione al classico zucchero. In generale, quando un alimento o una bevanda è contrassegnato come “light” o “zero”, significa che contiene un dolcificante: l’etichetta deve specificare quale.
Aspartame e diabete
Negli ultimi decenni si sono moltiplicati sul mercato gli alimenti ad hoc per diabetici, in cui i dolcificanti (naturali come i polioli o l’eritritolo, o artificiali come appunto l’aspartame) sostituiscono il classico zucchero. Ma è la scelta migliore? Sì e no.
Partiamo da un dato di fatto: qualsiasi persona, diabetica e non, dovrebbe limitare gli zuccheri semplici al 5-10% delle calorie giornaliere. Quando entra in gioco il diabete, bisogna fare una grande distinzione: nel diabete di tipo 1 è indispensabile la terapia insulinica; nel diabete di tipo 2, invece, la prima terapia sta nella dieta e nel movimento fisico.
Da un lato, dunque, è vero che un dolcificante a zero calorie può aiutare a tenere a bada l’apporto di zuccheri semplici e, più in generale, di calorie. Dall’altro lato, la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) invita a non abusarne. Perché non sono essenziali nella dieta, non hanno alcun valore nutrizionale e mantengono l’assuefazione al sapore dolce: di conseguenza, come dimostrano peraltro diversi studi, non contribuiscono a ridurre il grasso e il peso corporeo nel lungo termine.
Aspartame e cancro
Se si è diffusa l’opinione per cui l’aspartame fa male, è anche per via della review pubblicata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) insieme all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a luglio 2023. Dopo aver passato in rassegna gli studi esistenti, infatti, gli esperti hanno classificato l’aspartame nel gruppo 2B, quella delle sostanze “possibilmente cancerogene” per gli esseri umani. Istintivamente si può pensare che una sostanza nel gruppo A (“sicuramente cancerogeno”) sia più pericolosa di una sostanza nella categoria 2B: in realtà, la classificazione non si basa sull’incidenza dei casi di cancro, bensì su quanto siano solidi gli studi scientifici a supporto.
Un secondo rapporto, redatto dal Joint Expert Committee on Food Additives (JECFA), può ridimensionare la – comprensibile – preoccupazione, perché identifica la soglia di sicurezza. Per ravvisare il rischio di cancro, bisognerebbe assumere 40 milligrammi di aspartame per chilo di massa corporea ogni giorno; per un adulto di 75 chili, sarebbero circa 15 lattine di una bibita light. Per i bambini serve più prudenza, perché il loro peso corporeo è inferiore; ma la dose di sicurezza si aggira comunque sulle 4-5 lattine al giorno.
Foto copertina: Matt Hoffman/Unsplash