Guardare in continuazione il nostro volto inquadrato dalla webcam incide parecchio sulla percezione di noi stessi, tant'è che si parla di dismorfia da Zoom. Ed è boom di interventi di chirurgia estetica.
Guardare in continuazione il nostro volto inquadrato dalla webcam incide parecchio sulla percezione di noi stessi, tant'è che si parla di dismorfia da Zoom. Ed è boom di interventi di chirurgia estetica.Non ci sogneremmo mai di passare la giornata con uno specchio fisso davanti al nostro viso: sarebbe un incubo! Eppure, a pensarci bene, da circa un anno e mezzo capita qualcosa di molto simile. Da quando lo smart working è diventato la norma, abbiamo detto addio alle scrivanie condivise, alle pause caffè trascorse alle macchinette, alle sale riunioni; tutte sostituite da call su Zoom. Call in cui vediamo incessantemente i nostri interlocutori in primo piano e, in una finestra in basso a destra, la nostra stessa immagine. Che conseguenze avrà tutto questo sulla nostra autopercezione?
Cos’è la dismorfia da Zoom
Il dottor Shadi Kourosh, dermatologo e professore presso la Harvard Medical School, proprio durante la pandemia ha notato un’impennata di richieste di appuntamenti volti ad affrontare problematiche puramente estetiche. Richieste che stonavano in un periodo in cui, a rigor di logica, era il caso di rivolgersi agli ospedali solo per questioni impellenti.
“Mi sono preoccupato del fatto che il tempo passato con la webcam accesa incidesse negativamente sulla percezione che ciascuno ha del suo aspetto fisico”, dichiara al quotidiano britannico Guardian. Tanto più perché – ci tiene a precisarlo – l’immagine che vediamo riflessa su Zoom non ha nulla di reale. Basta spostare lo schermo un po’ più avanti o più indietro, inclinarlo o accendere una luce, e la resa finale è totalmente diversa. Da qui l’espressione che ha coniato: dismorfia da Zoom.
Ossessionati da una perfezione che non esiste
Già qualche anno fa, con il boom di Snapchat, si era assistito a qualcosa di simile: gli utenti finivano per essere ossessionati dal proprio volto modificato a suon di filtri, tanto da non poter più accettare il proprio aspetto “normale”. Da qui una valanga di prenotazioni di filler per rimpolpare le labbra e rinoplastiche per assottigliare il naso.
LEGGI ANCHE: La Zoom fatigue è un affare da donne
In qual caso, quantomeno, c’era una qualche consapevolezza (più o meno esplicita) di trovarsi di fronte a un’immagine di sé profondamente filtrata. La dismorfia da Zoom, invece, è ancora più subdola. Perché oggi le persone sono davvero convinte che quello sia il loro volto, anche se non è così. A furia di guardarlo, finiscono per non sopportarlo più e cercano ogni scappatoia per avvicinarsi a un ideale altrettanto fittizio, magari ispirandosi ai selfie perfetti che gli influencer pubblicano in continuazione su Instagram. “Credo che sia una questione di salute mentale”, conclude il dottor Kourosh.
Foto apertura: thelivephotos / 123rf.com