Avere paura di sporgersi nel vuoto è normale: se una persona però si sente terrorizzata anche su una scala o su un balcone, allora si può parlare di acrofobia. Vediamo insieme cosa provoca la paura dell’altezza e come la si può superare.
Avere paura di sporgersi nel vuoto è normale: se una persona però si sente terrorizzata anche su una scala o su un balcone, allora si può parlare di acrofobia. Vediamo insieme cosa provoca la paura dell’altezza e come la si può superare.Ben pochi potrebbero sostenere di sentirsi a proprio agio a camminare su un ponte tibetano sospeso su uno strapiombo. Che dire però quando qualsiasi altezza, anche ben più innocua, provoca vere e proprie reazioni di panico fisiche ed emotive? In tal caso si ha a che fare con una delle ansie più comuni: l’acrofobia.
Cos’è l’acrofobia
Così come esistono l’agorafobia (paura degli spazi aperti), la claustrofobia (paura degli spazi chiusi) e tante altre fobie ben più bizzarre, esiste anche l’acrofobia. La parola deriva dal greco e significa, letteralmente, “paura dell’altezza”. Chi ne è affetto manifesta un’intensa paura dei luoghi elevati, anche quando non c’è oggettivamente alcun rischio di cadere. Fino a un certo punto la situazione è controllabile, ma soffrire di acrofobia a livelli seri può compromettere la vita sociale perché spinge a evitare anche situazioni banali e quotidiane, come salire su una rampa di scale o su un ascensore per raggiungere l’ultimo piano di un edificio.
Da cosa è causata
Ma quali sono le cause che innescano la fobia delle altezze, e che la fanno crescere a tal punto da renderla invalidante? Dare una risposta univoca è impossibile, perché ogni persona ha il suo vissuto e il suo profilo psicologico. È possibile, però, ricostruire alcune casistiche comuni.
Fattore evolutivo
La paura del vuoto in realtà è preziosissima perché ci tiene alla larga da potenziali situazioni di rischio e, così facendo, ci consente di sopravvivere. Fino a un certo punto, dunque, è un atteggiamento assolutamente fisiologico che non deve destare preoccupazione. Capita però che questa congenita paura dell’altezza travalichi i confini della normalità fino a diventare controproducente.
Traumi del passato
Quando l’acrofobia supera il livello di guardia, spesso alla base c’è un’esperienza traumatica che risale al passato, come una caduta, un infortunio, un incidente. Non è detto che il soggetto l’abbia vissuta in prima persona: può esserne stato spettatore, oppure può aver visto soffrire una persona cara per un episodio del genere.
Sintomi
La fobia delle altezze si manifesta attraverso svariati sintomi di intensità varabile:
- senso di malessere;
- panico e angoscia;
- sensazione di oppressione al petto;
- sudorazione eccessiva;
- battito accelerato (tachicardia);
- vertigini;
- difficoltà respiratorie;
- sudori freddi;
- tremori.
La strategia più comune per affrontarla è l’evitamento: dopo svariati episodi spiacevoli, la persona impara a tenersi alla larga dai luoghi elevati. A lungo andare, però, questo limite autoimposto rischia di diventare a sua volta fonte di stress: si può vivere una vita piena e soddisfacente anche senza affrontare le ferrate in montagna, ma le cose si fanno ben più complicate se anche un comune terrazzo viene percepito come un ostacolo inaffrontabile.
Cure
L’evitamento, in sintesi, può essere utile soltanto fino a un certo punto. Quando l’acrofobia diventa invalidante, bisogna prendere il coraggio a due mani e provare ad affrontarla. Esistono diversi approcci.
Procedere per micro-obiettivi
Ben venga la determinazione a superare le proprie fobie, purché sia realistica. Chi ha paura di sporgersi nel vuoto a tal punto da non riuscire nemmeno ad affacciarsi al balcone al terzo piano non può certo pretendere, dall’oggi al domani, di salire fino al trentesimo piano con un ascensore panoramico. Procedere per piccoli passi è la scelta più saggia.
Terapia cognitivo-comportamentale
Se l’acrofobia è cronica e persistente, il fai da te non basta e diventa utile ricorrere alla psicoterapia. L’approccio cognitivo-comportamentale è quello più diffuso per curare le fobie, perché individua gli schemi disfunzionali di ragionamento della realtà al fine di sostituirli con convinzioni più funzionali.
Esposizione graduale all’altezza
Spesso il terapeuta consiglia l’esposizione graduale all’altezza, sempre in contesti controllati in cui non c’è alcuna possibilità di farsi del male, come le palestre per l’arrampicata gestite da trainer esperti.
Realtà virtuale
La tecnologia consente di fare quest’esperienza anche senza muoversi da casa, attraverso i visori per la realtà virtuale (VR). I vantaggi pratici sono notevoli, perché l’utente può vivere un’esperienza progettata nei minimi dettagli sulle sue esigenze, ed è libero di interromperla all’istante se inizia a manifestare un disagio che ritiene insopportabile.
Acrofobia e vertigini sono la stessa cosa?
La domanda sorge spontanea: l’acrofobia è semplicemente un modo diverso di definire le vertigini? Molti usano questi due termini come sinonimi, ma in realtà l’acrofobia ha un significato un po’ più ampio perché si riferisce alla paura del vuoto a tutto tondo. Le vertigini invece ne sono un sintomo; e nemmeno l’unico, come abbiamo visto. Questo termine ha un significato ben preciso a livello medico, perché indica uno stato di disorientamento e sbandamento che insorge anche tenendo i piedi ben fissi a terra. Si possono avere le vertigini anche per motivi che non hanno nulla a che fare con la fobia delle altezze, come l’anemia, l’ipertensione, la labirintite e l’intossicazione.
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