Controllare lo smartphone è il primo pensiero quando ci si sveglia e l'ultimo quando si va a dormire? L'idea di perdersi una notifica è insopportabile e, al tempo stesso, i post sui social media mettono soltanto un senso di frustrazione? Sono i tipici sintomi della FOMO, la paura di essere tagliati fuori, un problema molto comune nell'era dei social media.
Controllare lo smartphone è il primo pensiero quando ci si sveglia e l'ultimo quando si va a dormire? L'idea di perdersi una notifica è insopportabile e, al tempo stesso, i post sui social media mettono soltanto un senso di frustrazione? Sono i tipici sintomi della FOMO, la paura di essere tagliati fuori, un problema molto comune nell'era dei social media.Di sicuro il 4 ottobre 2021 è una data che rimarrà impressa molto a lungo nella mente di Mark Zuckerberg. Il giorno in cui il suo impero, formato da Instagram, Facebook e Whatsapp, è rimasto irraggiungibile per sei lunghe ore. E noi come abbiamo reagito? Con un sottile senso di incredulità. Anche se le home page delle principali testate giornalistiche ci assicuravano che il problema non era solo nostro, sentivamo comunque l’impulso irrefrenabile di aprire le app nella speranza di leggere qualche nuovo aggiornamento. Salvo poi riversarci in massa su Twitter. Ecco, la sensazione che abbiamo provato quella sera ha un nome: FOMO, Fear of missing out, la paura di essere esclusi. Ora che abbiamo fatto pace con l’idea che sia qualcosa che ci riguarda tutti, cerchiamo di capire insieme le cause, i sintomi e – soprattutto – le strategie per uscirne.
Fear of missing out: cos'è e cosa significa FOMO
Uno dei primi a studiare la FOMO in psicologia è stato Andrew Przybylski, scienziato sociale dell’università di Oxford. L’acronimo sta per “Fear of missing out”, paura di essere tagliati fuori. Più compiutamente, potremmo descriverla come una forma di ansia sociale che scaturisce dalla paura compulsiva di essere esclusi dalle vite degli altri.
Non c’è niente di male nell’andare alla ricerca delle interazioni sociali: l’uomo lo fa da sempre. Tuttavia, da quando abbiamo sempre in tasca lo smartphone come finestra sul mondo, questo istinto è stato esasperato fino alle sue estreme conseguenze. Ne deriva una vera e propria dipendenza dai social network che ci fa sentire quasi obbligati a controllare il telefono in continuazione (in media di 150 volte al giorno, sostengono alcuni studi) per essere sempre aggiornati su tutto. Al tempo stesso, però, i post che vediamo non ci gratificano veramente, anzi, ci portano a rimuginare sul perché gli altri sembrino sempre avere una vita più piena e interessante della nostra.
Tipologie di FOMO
La sindrome FOMO può manifestarsi in diversi modi:
- Si parla di nomofobia (no mobile phone fobia) quando non si riesce a sopportare l’idea di restare senza smartphone. Basta un imprevisto qualsiasi, come una zona dove non c’è campo o una batteria scarica, per innescare un senso di ansia difficile da tenere a freno.
- Quest’ansia ne porta con sé un’altra, la sindrome da vibrazione fantasma (ringxiety). Ne soffre chi si precipita a controllare il telefono nella convinzione – errata – che ci siano nuovi messaggi o chiamate in arrivo.
- A tutti prima o poi è capitato di farsi distrarre da una notifica e perdere il filo della conversazione. Quando questa diventa un’abitudine, si parla di phubbing.
Cause della FOMO
Fermo restando che essere aggiornati sul mondo è un’esigenza basilare per chiunque, si parla di FOMO quando quest’esigenza viene spinta alle sue estreme conseguenze e diventa ansia di essere tagliati fuori. Alcune circostanze e alcuni momenti della vita la rendono più probabile:
- L’adolescenza, periodo in cui si esce dal bozzolo della famiglia e si cerca di affermare la propria individualità. È un periodo delicatissimo, in cui gli equilibri cambiano e si cerca quasi ossessivamente il supporto del gruppo dei pari. È anche un periodo in cui si fatica ad auto-regolarsi e si sfocia facilmente negli estremismi: così i social media, che di per sé possono essere canali preziosi per restare in contatto con gli altri, diventano una fonte di stress da cui è impossibile svincolarsi.
- Sentirsi inferiori rispetto agli altri è più facile nei periodi di stallo e insoddisfazione per la propria condizione familiare o lavorativa. Chi ha già una bassa considerazione di sé non può non patire il confronto continuo con le vite altrui, tanto più se queste vite sono presentate sotto una luce ben più sfavillante rispetto alla realtà.
- In generale, i rischi dei social network si ingigantiscono per le persone che hanno uno scarso autocontrollo, tendono a lasciarsi trasportare e sono riluttanti all’idea di imporsi dei paletti.
Cosa c'entrano i social?
La paura di essere esclusi è assolutamente fisiologica, perché l’uomo per sua natura cerca di stringere legami con gli altri e, viceversa, si sente spaesato all’idea di rinunciarvi. Detto questo, l’epidemia di FOMO a cui stiamo assistendo è fortemente legata allo strapotere dei social media. Un trentenne di oggi ricorda perfettamente i tempi in cui per scattare una foto doveva portare con sé la macchinetta e, per avere l’occasione di mostrarla, doveva incontrare un amico di persona e sfogliare l’album insieme a lui. Sembra preistoria ma fino a 25 anni fa era così che andavano le cose. Poi è cambiato tutto a ritmi vertiginosi. Nella storia, l’uomo non è mai stato esposto a così tanti stimoli come al giorno d’oggi e la comunicazione non è mai stata così facile, economica e immediata.
Soffri di FOMO? Sì, se hai questi sintomi
Di questi tempi è abbastanza comune riconoscersi nella descrizione della FOMO; alcuni studiosi hanno anche elaborato un test di auto-valutazione, molto utile per chi ci tiene ad avere una visione il più possibile oggettiva. Di seguito, alcuni dei sintomi più comuni dell’ansia da social:
- Ogni mattina, al risveglio, avere come primo pensiero quello di accendere il telefono.
- Tenere gli occhi incollati allo smartphone mentre si mangia.
- Tenere il telefono sotto mano anche quando si è ormai a letto in pigiama.
- Sentirsi quasi obbligati a pubblicare post o stories a intervalli regolari.
- Sentirsi inferiori agli altri quando non si ha niente di interessante da postare.
- Temere, senza un motivo valido, di essere escluso dal gruppo dei pari.
- Farsi prendere dal panico se non c’è campo o il telefono si spegne.
- Avere l’impressione che gli altri siano sempre più felici, amati e di successo.
- Rimuginare in continuazione su ciò che si vede nei social.
- Non riuscire a liberarsi dallo scrolling compulsivo, anche se non dà alcuna soddisfazione.
FOMO: i rimedi per combatterla
Fermo restando che i social media sono parte integrante della nostra quotidianità e sembrano destinati a restare, come possiamo fare per disinnescare quest’ansia social e vivere più sereni?
- Imponiamoci di scandire i tempi della giornata. Lo smartphone durante i pasti fa apparire come dei gran maleducati; quando si è già stesi a letto, bombarda di luce e di stimoli peggiorando la qualità del sonno; mentre si guida è una delle distrazioni più pericolose che esistono. Sforziamoci di prendere delle pause e di capire che, in fin dei conti, non cambia nulla se si perde di vista un tweet o si risponde a un messaggio con mezz’ora di ritardo.
- Perché usciamo di casa e paghiamo un biglietto per guardare un film al cinema, pur avendo una tv in casa? Semplice: perché al cinema ci si immerge completamente nel buio della sala, dimenticando tutto il resto. Cerchiamo di ricordarci questo principio e declinarlo anche nelle piccole cose di ogni giorno, abbandonando la velleità del multitasking (che spesso fa più male che bene) e focalizzando l’attenzione su una cosa per volta. Lanciare un’occhiata allo smartphone mentre si guarda la tv, si lavora o si chiacchiera con un amico significa non essere mai davvero concentrati.
- Parliamoci chiaro: i social media non mostrano la verità. O meglio, mostrano una verità accuratamente selezionata, filtrata e presentata sotto la sua luce migliore. È il mantra che bisogna tenere sempre in testa quando, durante un noioso pomeriggio di pioggia, si scrolla il feed di Instagram e si ha l’impressione che siano tutti così felici, così ricchi, così attorniati da amici.
- Cerchiamo di valutare in modo critico ciò che vediamo: questa foto è autentica o pesantemente ritoccata? Questo post era davvero imperdibile? Su cento contenuti intercettati sui social, quanti hanno davvero aggiunto qualcosa alla nostra giornata?
Jomo, la gioia della disconnessione
“Si può dire che io abbia avuto l’illuminazione quando, nel bel mezzo di un volo per Los Angeles – e di una giornata lavorativa newyorkese fitta di impegni – il WiFi ha smesso di funzionare. Nell’arco di pochissimo tempo sono successe due cose molto bizzarre. La prima: non sono precipitato a terra. La seconda: dopo essermi ripreso dalla rabbia e dall’implosione iniziale, ho lavorato con un’intensità e una produttività che non mostravo da secoli”. Inizia così un articolo, pubblicato nel 2018 dal New York Times, dedicato al perfetto contraltare della FOMO: la JOMO, Joy of Missing Out.
Molto semplicemente, la JOMO è consapevolezza. Consapevolezza del fatto che, in fondo, “staccare” dal mondo per qualche ora non è una colpa, non espone a nessun rischio e, anzi, è un regalo che si fa a sé stessi e alla propria salute mentale. La solitudine non è un mostro spaventoso, ma una condizione che talvolta si rende necessaria perché permette di ascoltarsi, concentrarsi e uscirne ritemprati. Non è un caso se, negli ultimi anni, stanno spopolando le vacanze all’insegna del digital detox: dopo un anno di schiavitù da notifiche, potersi ritagliare del tempo per sé stessi è un privilegio!
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