La magrezza è un valore, il sovrappeso una vergogna. La dieta, una costrizione necessaria. Ma siamo proprio sicure che sia sano vivere così? Riflettiamo sulla diet culture e su tutti i suoi – macroscopici – limiti.
La magrezza è un valore, il sovrappeso una vergogna. La dieta, una costrizione necessaria. Ma siamo proprio sicure che sia sano vivere così? Riflettiamo sulla diet culture e su tutti i suoi – macroscopici – limiti.“Vuoi perdere peso? La prima sfida è salire a piedi. Inizia da qui!”. È la scritta comparsa sulle scale della stazione centrale di Milano. Immagina allora di inerpicarti a piedi, magari arrancando per il peso della valigia, e fare una breve sosta in edicola per comprare una rivista. Ti basta dare uno sguardo ai titoli per imbatterti nella star di turno che “manda in delirio i fan con il suo fisico da urlo”, nella dieta miracolosa per perdere 5 chili in una settimana, nel workout di gran moda che arriva dagli Stati Uniti e ti farà avere un fisico asciutto e tonico.
Potremmo continuare ancora a lungo, ma a questo punto avrai capito che questi sono tutti esempi di diet culture. Sono ovunque, tant’è che spesso non ci fai nemmeno caso. Ma, silenziosamente, danno forma al tuo modo di interpretare la realtà. Aprendo la strada anche a derive pericolose.
Cos’è la diet culture?
La diet culture è un modello di pensiero – anzi, il modello di pensiero dominante – per cui la magrezza è un valore, estetico e morale. Se una persona ha un corpo non conforme a questi canoni, è esclusivamente colpa sua: non si è impegnata abbastanza, si è lasciata andare, non è stata abbastanza costante.
Di conseguenza, il cibo e l’esercizio fisico diventano mezzi per raggiungere un fine che è sempre lo stesso: dimagrire. Seguire uno stile di vita sano, mangiando in modo equilibrato e allenandosi, dovrebbe essere la normalità: la diet culture invece lo fa apparire come un sacrificio quotidiano necessario per ambire a un corpo desiderabile. In quest’ottica, ci sono cibi “buoni” (verdure, cereali integrali, frutta…) e cibi “cattivi” (non solo dolci e snack, ma anche una banale pizza). Il piacere è associato allo “sgarro”, lo strappo alla regola di cui vergognarsi e da compensare tornando il prima possibile a rigare dritto. In questo senso, diet culture e disturbi alimentari spesso sono due facce della stessa medaglia.
I rischi della diet culture
La diet cultura è legata a doppio filo alla grassofobia, cioè quel pregiudizio – spesso inconscio – per cui il sovrappeso e l’obesità siano colpe di cui vergognarsi. Uno stigma pericoloso, in un mondo in cui più di un miliardo di persone è obeso e il 43% delle persone adulte è sovrappeso (lo dice un recente studio su Lancet).
Parliamoci chiaro: il peso eccessivo è un problema medico che, solo nel 2019, è stato la causa scatenante di 5 milioni di decessi per malattie croniche. Questo è un dato di fatto che nessun appello alla body positivity può cancellare. L’atteggiamento stigmatizzante, però, non aiuta nessuno. Non ti verrebbe mai in mente di dare la colpa a una persona perché ha una malattia o un difetto fisico; se però è grassa, la società ti ha abituato a dare per scontato che sia solo una sua responsabilità. Perché si è lasciata andare, è pigra, non ha creduto abbastanza in se stessa. La logica conseguenza è dare per scontato che si trascuri anche nella vita, sul lavoro, nelle relazioni sentimentali e di amicizia.
L’alternativa alla diet culture
Finora abbiamo dipinto un quadro un po’ sconfortante, quindi probabilmente nella tua mente c’è una domanda: qual è la soluzione per superare la diet culture? Stiamo parlando di un cambio culturale che non si costruisce dall’oggi al domani, quindi non ti scoraggiare se a primo acchito ti sembra difficile.
Innanzitutto, sconfiggere la diet culture non significa dimenticare le logiche della piramide alimentare. Al contrario, un buon punto di partenza è quello di sostituire l’ideale di magrezza con quello di benessere, fisico e mentale. Prenderti cura del tuo corpo, mangiare ciò che ti nutre e ti soddisfa, mantenerti attiva e forte è innanzitutto un atto d’amore per te stessa. Questo può voler dire anche concederti il bis del tuo piatto preferito, perché te lo meriti, perché non c’è niente di male, perché non esistono cibi buoni e cibi cattivi e l’equilibrio si costruisce piano piano nel corso del tempo.
Per te magari questo equilibrio si tradurrà in una taglia 42, per un’altra persona in una taglia 46 e per un’altra ancora in una taglia 40: e allora? Non è di certo un numero a sancire il tuo valore come persona.
Foto copertina: Thought Catalog/Unsplash