Rimanere incastrati in una relazione tossica è un’esperienza traumatica e pericolosa, a tratti surreale. Ne abbiamo parlato con lo psicologo Luigi Corvaglia, esperto di dinamiche manipolative.
Rimanere incastrati in una relazione tossica è un’esperienza traumatica e pericolosa, a tratti surreale. Ne abbiamo parlato con lo psicologo Luigi Corvaglia, esperto di dinamiche manipolative.Mi ama o no? Perché fino a ieri sbrodolava parole d'amore e oggi, sulla scia di quello che sembrava un banale litigio, ha finito per umiliarmi? Perché ho così tante volte l'impressione che le mie parole e azioni vengano ingigantite e fraintese allo scopo di creare scompiglio, di sovvertire il mio pensiero, di calpestare la mia autostima? Perché dopo le sue urla, ipnotizzata da quegli occhi pieni di rabbia, dopo la sua violenza, ho sempre la strana sensazione di essere nel torto? Ma soprattutto perché, dopo mesi, o forse anni, sono ancora qui?
Sono solo alcune delle domande che martellano la mente di tantissime donne (ma anche uomini) finite nella prigione di un amore manipolatorio, psicologicamente violento, spersonalizzante e annichilente. Ci sono finite spesso d'un tratto, senza rendersi conto del come e del perché. Ma un "come" c'è, e un "perché" pure, ed è inutile provare a uscirne cercando ossessivamente sul web articoli come questo: informare, in questo caso, significa sperare di raggiungere quelle solitudini disperate, provare a smuovere qualcosa, accendere in loro una lampadina, spingerle a un enorme, spaventoso, atto di coraggio: accettare che il sole intorno al quale stanno girando si spenga d'un tratto, accettare di restare a girare a vuoto intorno al buio. Chiedere aiuto è l'unica strada per recuperare la condizione in assenza della quale la vita diventa mera sopravvivenza: la libertà.
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui forse sganciarsi da certi legami pericolosi (spesso condizionati anche da problematiche economiche, sociali e familiari) diventa ancora più difficile, abbiamo voluto affrontare il tema delle relazioni tossiche con lo psicologo Luigi Corvaglia, specializzato in sette e dinamiche manipolative.
Dottore, cosa si intende per manipolazione affettiva?
La manipolazione affettiva è la condizione in cui una persona induce l’altra a commettere azioni che non avrebbe mai altrimenti commesso. In molti casi, però, se non ci fossero persone lì pronte a essere manipolate il manipolatore non potrebbe ottenere nulla.
Significa che anche la "vittima" di manipolazione affettiva in realtà è, a suo modo, "complice"?
La vittima in molti casi partecipa alla propria manipolazione, anzi molto spesso è alla ricerca proprio di persone con le caratteristiche classiche del manipolatore.
Perché lo fa?
Spesso lo fa perché ha una storia tale da necessitare una forte guida o un forte riconoscimento da una persona significativa, vivendo un vuoto, o avendo una bassissima autostima, o un'esperienza di formazione infantile eccessivamente lassa o eccessivamente rigida, da cui può derivare uno stile di attaccamento insicuro.
Ovvero?
John Bowlby, psicologo britannico, ha dimostrato che lo stile di attaccamento si sviluppa nei primi due anni di età: se non del tutto sano, può sì ammorbidirsi e normalizzarsi nel tempo, ma può anche estremizzarsi con esperienze affettive non soddisfacenti. Alcuni bambini a due anni presentano uno stile di attaccamento talmente insicuro da non sopportare "l'abbandono", neanche momentaneo, della madre. In una condizione normale, il bimbo lasciato a un estraneo si agita per poi placarsi al rientro del genitore. Un bimbo insicuro-resistente, cioè un potenziale (futuro) dipendente affettivo, non trova pace neanche al ritorno della madre perché percepisce una instabilità nel rapporto, un immotivato timore di abbandono. Discorso simile, e forse ancor di più drammatico, si può fare a proposito degli attaccamenti “insicuro-ambivalenti”, in cui vige una sorta di discordanza e incoerenza affettiva.
Ha detto che la vittima di manipolazione è "spesso" in qualche modo attivamente partecipe di quel gioco perverso. Spesso, ovvero non sempre.
Esatto, perché in realtà esistono due condizioni. In alcuni casi succede che una persona cada immediatamente vittima della manipolazione, nonostante dall'altra parte ci siano chiari segnali "patologici": arroganza, inaffidabilità, stile di vita eccessivo. In questo caso non la si può definire completamente estranea ai fatti perché, come accennato, è spesso proprio lei a scegliere un partner manipolatore. Si tratta di incastri collusivi. In altri casi la manipolazione è molto più subdola e lenta, ed è fatta per approssimazione.
Cioè?
Cioè avviene in modo quasi impercettibile. A un certo punto io provo a convincerti di qualcosa, ti metto in testa un'idea che tu in quel momento non percepisci come disturbante rispetto al tuo assetto mentale. Quindi l'accetti. Poi c'è un ulteriore passaggio, simile al precedente, che continui ad accogliere per lo stesso motivo. Andando avanti così, passo dopo passo, ci si ritrova in una condizione lontanissima da quella di partenza, dove la persona manipolata arriverà ad accettare situazioni che non avrebbe mai accolto se le fossero state prospettate all'inizio della relazione. In questo caso la "complicità" della vittima è molto minore, perché c'è stato un processo difficile da percepire e quindi disinnescare.
Un po' come aprire volontariamente la porta al tuo aguzzino, pensandolo in buona fede.
Sì, una dinamica paradossale, che spinge a una riflessione sul concetto di libertà personale. Quando questa forma di manipolazione si verifica, ognuno di quei passaggi è stato effettivamente accolto - seppur ingenuamente - volontariamente, ma nessuno avrebbe mai accolto volontariamente l'esito finale. Quindi la domanda è: hai accettato sul serio di arrivare lì oppure sei stato indotto ad accettarlo dopo tante impercettibili "modificazioni di pensiero" somministrate nel tempo?
Un modello che lei applica anche alla manipolazione settaria.
Sì. I culti distruttivi godono di un ampio portafoglio di difensori, spesso "a libro paga", i quali sostengono che gli adepti accettano volontariamente e liberamente di fare parte di un determinato gruppo, di sposarne l'ideologia. Ma non tengono conto dei meccanismi di cui prima. I gruppi settari agiscono tramite autoselezione: partono iniziando a rivolgersi a un numero ampio di persone e riescono ad avvicinarne una parte; tra questi alcuni si defileranno "annusando" qualcosa di strano, altri invece andranno avanti. Alla fine la setta arriverà ad attirare persone particolarmente propense, con le quali potrà facilmente continuare a lavorare per approssimazione, fino a incastrarle definitivamente nella rete.
Torniamo alle relazioni tossiche: quali sono le caratteristiche del manipolatore?
Il manipolatore molto spesso è un narcisista, in molti casi psicopatico. Si tratta di una persona apparentemente del tutto normale, ma in realtà anaffettiva. Per quanto possa mimare situazioni di affetto e amore, non ne conosce il vero significato e nei rapporti tende a imporre la propria volontà, direttamente o indirettamente.
Indirettamente, come?
A volte può farlo in un meccanismo di quasi costante squalifica "camuffata", facendo affermazioni come: "Certo che ti amo, altrimenti come farei a stare con una come te?". Una frase assurda, in cui si afferma contemporaneamente una cosa e il suo contrario, alimentando in modo perverso il rapporto con la persona manipolata.
Anche il love bombing è una tecnica manipolativa? Di che si tratta di preciso?
Il love bombing è una massivo riversarsi su una persona di quelle che appaiono manifestazioni di cura ed affetto. Può assumere la forma della calda accoglienza in un gruppo o del serrato corteggiamento carico di attenzioni e premure nel caso di una coppia. Se mirato al far cadere le difese dell’individuo è senz’altro una metodica manipolativa.
Cosa si intende invece per gaslighting?
Si tratta di un’azione attraverso la quale si cerca di convincere l'altro di essere matto: dico o faccio una cosa, poi me la rimangio o la nego. Davanti a una situazione simile, quando reiterata, la persona manipolata smette di fidarsi di quello che sa, di quello che ricorda, non si fida più di sé stessa e non sa più quale sia la realtà.
Perché il manipolatore manipola? Che tipo di "vuoto" ha?
Esistono almeno tre tipi di manipolatori, cioè l’intimidatore, il seduttore e il bravo ragazzo. Tutti sono, però, caratterizzati da una autostima carente e bisogno di controllo mascherati da sicurezza di sé. Soprattutto nel tipo intimidatore, la fragilità di questa maschera è evidente, giacché questi è litigioso e reagisce in modo aggressivo a qualunque comportamento dell’altro che squalifichi la sua immagine ed il suo potere. Più sottile ed evoluta la corazza del seduttore, alla ricerca di un partner o una partner che soddisfi i suoi bisogni di considerazione e la sua immagine pubblica di vincente. Il più subdolo è il cosiddetto “bravo ragazzo”. Questi può apparire addirittura accomodante alle richieste della vittima, per poi adottare comportamenti che negano tale acquiescenza. Ciò crea confusione e sconcerto nella vittima e la chiude in una condizione paradossale dalla quale non può uscire. Tutte diverse manifestazioni della stessa necessità di controllo quale alimento della propria fame di autostima.
Il "bravo ragazzo" è forse il più pericoloso?
Può esserlo, perché è nelle relazioni con questo tipo di soggetti che la manipolazione silenziosa di cui parlavamo prima trova il terreno più fertile. In questi casi il controllo avviene dal basso. Mentre il narcisista che agisce in modo estremo e arrogante è più facile da individuare, perché basta un'amica a farlo notare, nel caso del narcisista subdolo questo è molto più difficile perché i suoi meccanismi di controllo sono fin dall'inizio più sottili: creano sensi di colpa, ricatto morale, distacco dalla realtà, estrema confusione.
Che il "bravo ragazzo" e il "seduttore" attraggano è in qualche modo comprensibile. Ma l'intimidatore? Perché anche lui attira?
Secondo lo psicologo Peter Jonason, per le ragazze, soprattutto quelle giovani, l'uomo che abbia delle caratteristiche di affidabilità, presenza, dolcezza, ha meno appeal di chi invece ha elementi tipici del narcisista. Questo significa che anche personalità non "dipendenti" sono spesso attratte da uomini completamente inaffidabili, per ragioni biologiche, perché c'è qualcosa in ambito evolutivo che dice che quell'uomo ha geni più forti. Pensiamo a James Bond; il massimo del fascino e al contempo l'emblema dello psicopatico: infedele, amante della velocità, alcolista. Eppure è amato dalla gran parte delle donne. Quindi se anche le persone "sane" sono spesso attratte dal tipo narcisista, con la dipendente affettiva/insicura il match è perfetto.
L'atteggiamento manipolatorio è necessariamente legato a una patologia?
Dipende. Molti manipolatori sono sotto soglia, ovvero vivono condizioni subcliniche che non si possono sempre definire patologiche, ma presentano comunque tratti ben distinti: narcisismo, controllo e machiavellismo, cioè la tendenza a essere strategici. Agiscono in modo sempre programmato, nulla è estemporaneo ma costruito per conservare il potere nella relazione.
Ne sono consapevoli?
Sì, sono consapevoli, ma al contempo il loro è un comportamento innato. In qualche modo quella è l'unica modalità relazionale che conoscono, ma sono molto bravi a dissimulare. Chi ne è stato "vittima" ha bisogno di molto tempo per guardarsi indietro e riesaminare i mesi o gli anni passati insieme a lui (o lei) e rendersi conto di aver vissuto in una condizione di totale soggezione.
Come uscire da una relazione con un narcisista?
Bisognerebbe a un certo punto riuscire a mettersi fuori e guardare il film, astrarsi da sé stessi, uscire dal loop "vicino a te soffro, lontana da te pure".
Più facile a dirsi che a farsi, pare.
Sì. Aprire gli occhi è un evento traumatico, perché fa vedere tutta la storia precedente sotto una luce diversa, ma soltanto quando arriva questa epifania è possibile il distacco totale. Quando ciò accade, è fondamentale ricostruire la propria autostima e soffocare il senso di colpa attraverso un percorso di psicoterapia.
Come riconoscere una persona narcisista e manipolatrice?
Partendo dal presupposto che non è sano passare al vaglio tutte le relazioni, il segnale d'allarme più tipico è la sensazione angosciosa e ansiosa che coglie la persona manipolata in alcune situazioni senza sapere perché. Avverte una sorta di nervosismo a cui non sa dare un nome, senza valido motivo, anche - ad esempio - dopo un confronto apparentemente pacato. Perché evidentemente ha colto implicitamente che qualcosa non va. Quando interviene questo tipo di disagio, bisognerebbe valutare bene la situazione e, se lo stato d'angoscia permane, allontanarsi immediatamente. Questo prevede la capacità di riconoscere le proprie reazioni emotive, cosa non sempre scontata.
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