Dal Giappone arrivano gli ingredienti per una ricetta di lunga vita, raccontata da Marcos Cartagena in nove principi da applicare sin da subito alla nostra quotidianità.
Dal Giappone arrivano gli ingredienti per una ricetta di lunga vita, raccontata da Marcos Cartagena in nove principi da applicare sin da subito alla nostra quotidianità.Una vita lunga e felice è il sogno di ogni essere umano. Sembrano riuscirci bene i danesi con l'Hygge e gli scandinavi con il Norvegian Wood e il Lagom. Ma quelli che da sempre uniscono felicità e longevità in una sola esistenza sono i giapponesi. O meglio, gli abitanti dell'isola di Okinawa, tra le famose zone blu del mondo. In quei luoghi, dove abitano alcuni tra i centenari della Terra, la vita scorre florida ma soprattutto lieta.
Marcos Cartagena de Furundarena ha vissuto in Giappone per un anno, cercando il segreto di questa vita lunga e felice. Lo ha condensato in una parola: Hanasaki. Si tratta di un sistema di principi e pratiche che guidano la vita dei giapponesi verso la longevità, ma soprattutto verso la felicità. Ne è nato il libro Hanasaki. L'arte giapponese di vivere a lungo e felici (Newton Compton Editori).
Ecco i principi e le pratiche di base dell'Hanasaki.
Il mistero degli abitanti di Okinawa
«I giapponesi godono di un’aspettativa di vita più elevata rispetto al resto del mondo - scrive Cartagena de Furundarena nel suo libro - Principalmente nella regione di Okinawa, considerata una delle cinque zone blu del pianeta, le persone vivono più del normale». L’arcipelago situato a Sud del Giappone, è composto da centosessantuno isole. Guardando le statistiche, gli abitanti di Okinawa sono, di fatto, dei giapponesi atipici. «Hanno la pelle lucida e scura e restano magri e agili anche durante la terza età», spiega lo scrittore. Sono pochissimi i casi di diabete o cancro. Il suicidio è del tutto sconosciuto e la parola “pensione” non esiste nel dialetto locale. «I centenari di Okinawa non trascorrono gli ultimi anni della loro vita in case di cura - racconta Cartagena - Anzi, sfruttano quel che gli rimane da vivere in modo attivo e, poi, come c’è da aspettarsi, muoiono per cause naturali». Ma come fanno?
Il sistema Hanasaki
Hanasaki è una parola composta da due simboli detti kanji: 花 → hana → fiore e 咲 → saki → che fiorisce. Lo scopo è «far fiorire la versione migliore del proprio io». L'autore ha avuto l'idea pensando a un fiore di ciliegio.
I principi fondamentali dall'Hanasaki: Kaizen
La parola Kaizen è l'unione di due kanji, che insieme significano "continuo miglioramento". Il senso comune giapponese pensa al cambiamento come positivo e durevole. «Per loro è inconcepibile il fatto che arriverà forse il giorno in cui non potranno più migliorarsi», aggiunge lo scrittore.
Kaizen significa migliorare a titolo personale, nelle relazioni, sul lavoro, nella nostra interazione col mondo. In natura l'uomo è l'unico ad applicare questo concetto alla propria vita. Per azionare questo "motore" bisogna imparare dai propri errori, smussare i punti deboli, potenziare i punti di forza, acquisire nuove abilità, rincorrere la conoscenza, vivere nuove esperienze.
Danshari: concentriamoci sull’essenziale
A dispetto di quello che ci dice la storia del design, il minimalismo è una tendenza antichissima, radicata nel buddismo. Il concetto arriva in Giappone nel periodo Asuka (552-710) e si può osservare nelle case, essenziali nell'arredamento e negli oggetti presenti.
«Il tipo di relazione che abbiamo con gli oggetti che possediamo è determinante nel momento in cui ci tocca definire quanto valore essi ci stiano apportando - scrive l'autore, che aggiunge - Gli oggetti possono potenzialmente essere sia una fonte di allegria e felicità sia d’insoddisfazione e delusione. Sta a noi stabilirlo».
Pace interiore: calmare i moti dello spirito e vivere in armonia
La pace interiore è uno stato della coscienza in cui ci sentiamo tranquilli e rilassati. Ne guadagniamo noi e il nostro organismo, che non viene sovraccaricato di emozioni negative. Averla, ci consente di superare tutti gli ostacoli sul nostro cammino. Ma come si fa a raggiungerla?
I giapponesi lavorano sodo per acquisire la pace interiore. Usano la meditazione, il silenzio (pratica abituale del buddismo). Vivono nel momento presente e, quando succede, si vede: «I risultati delle nostre azioni sono migliori», spiega Cartagena.
La pace interiore si ottiene anche relativizzando, cioè «diminuendo l'importanza e la carica emotiva delle nostre reazioni». Raggiungere la quiete passa anche per il pensare in modo semplice. I giapponesi usano l'espressione “tegewa”, che sta più o meno per “non complicarti troppo la vita”. Facile no?
Natura: per ricongiungerci alle nostre origini
Benché la scienza non sia riuscita a dimostrarlo, stare vicini alla natura fa bene. Sia anche una pianta d'appartamento. Il governo giapponese ha anche un'iniziativa dedicata a questo: shinrin-yoku. Si tratta di un progetto che invita le persone a uscire dai nuclei urbani e a immergersi nella natura. La natura ci può curare, ma ci dà anche grandi lezioni. Rispettarla, esserle grati, rimanere in contatto con lei è un modo per vivere più a lungo e felici.
Salute: per trasformarci in persone forti e robuste
Cartagena spiega che il valore di un individuo è incalcolabile, eppure sottovalutiamo spesso la salute del nostro organismo, preferendole beni materiali. Mantenerci in salute è uno dei pilastri dell'Hanasaki. Si parte dall'alimentazione, perché «noi siamo ciò che mangiamo».
I giapponesi hanno una serie di principi legati all'alimentazione. Uno di questi è l'Hara haci bu, che sta per “pancia all'ottanta per cento”. Si crede che il 20 per cento consumato in aggiunta vada a danneggiare gli organi, affaticandoli più del necessario. Mangiando meno si risparmiano soldi, risorse e si riduce il rischio di diventare obesi.
Mangiare piano aiuta a saziarsi e ad assorbire correttamente i nutrienti necessari. Mai superare le 2.700 calorie per pasto, di cui il 58% fornito da carboidrati a lenta assimilazione (verdure, cereali integrali, pasta di riso e frutta secca) e proteine di alta qualità. Molti alimenti sono coltivati in orti domestici e consumati senza troppi processi di trasformazione. La tavola si riempie con ciò che è di stagione. «Mangiano un po' di tutto, ma in piccole quantità. […] Il washoku, ovvero la cucina tradizionale, consiste in un set di piccoli piatti. Ciascuno di essi viene riempito con una quantità di cibo non molto abbondante».
I giapponesi conducono una vita intensa, in cui fanno moderata attività sportiva e cercano di mantenere un ciclo sonno-veglia quanto più costante possibile. Passano un po' di tempo al sole, ma non troppo, e si concedono abituali bagni termali negli onsen.
Relazioni: per stabilire con gli altri legami profondi e duraturi
Le relazioni sono un aspetto importantissimo nella filosofia Hanasaki. Ci sono quelle più strette, con famiglia e amici, e ci sono quelle comunitarie. I giapponesi cercano di trascorrere del tempo con gente che si stima, rifuggendo la solitudine (che accorcia la vita). A Okinawa ci sono i moai, piccole associazioni di persone con interessi comuni, che si riuniscono per condividere le proprie passioni, per sostenersi e generare un senso di appartenenza appagante. «Quando si fa parte di un moai, si sa che non si resterà mai soli».
Questi circoli fanno emergere alcuni insegnamenti: essere riconoscenti agli altri per quello che ci danno; sorridere; preoccuparsi per la gente a cui si vuole bene; essere tolleranti; lasciare che l'altro parli e dedicargli un po' di attenzione; evitare di vantarsi per i propri successi; essere educati, generosi e non cercare di compiacere tutti; bisogna essere assertivi e non voler essere amico di tutti. Infine, «prima di riflettere su cosa ricevere, rifletti su cosa puoi dare».
Principi: per trovare la luce che illumini il nostro cammino
«I principi morali sono una serie di linee guida che regolano il comportamento dell'essere umano», scrive Cartagena. Nell'Hanasaki hanno un ruolo fondamentale perché «quando le persone interagiscono comportandosi con onore e integrità, ci sono meno conflitti». Per mettere in pratica i principi si deve ricorrere a molto autocontrollo e all'empatia, spesso anteponendo l'interesse altrui al proprio. «I giapponesi hanno un detto che definisce molto bene questo pensiero: “La compassione non serve agli altri, ma a noi stessi”».
Secondo Cartagena la società giapponese si basa su nove principi che bisognerebbe adottare nella propria comunità. Si parte dall'onestà, per passare a rispetto, solidarietà, umiltà, pazienza, lealtà, austerità, gratitudine, armonia. «Costruitevi la vostra lista e convertitela in una parte di voi stessi» è l'invito dell'autore.
Ikigai: per trovare il senso nelle nostre vite
La traduzione letterale di ikagi può essere “uso della vita” o “risultato della vita”. «Ma per i giapponesi l'interpretazione più corretta dei due simboli è “il motivo per il quale vale la pena alzarsi tutte le mattine” o “ciò che dà significato alla nostra vita”». Secondo uno studio dell'Università di Sendai, chi si alza ogni mattina con un proposito ben chiaro e che sentono di aver dato un senso alla loro esistenza vivono decisamente più a lungo e hanno una qualità della vita migliore rispetto a chi non ha un obiettivo.
Per trovare il proprio igaki l'autore suggerisce di iniziare col porsi tre domande: “quali sono i miei punti di forza”, “quali sono le mie passioni”, “di che cosa ha bisogno il mondo che io posso fornirgli”. In base alle risposte, troverete un punto in comune che le collega, fondendo le tre risposte in una. Il processo può richiedere anche molto tempo. L'ultimo punto sta nel trovare una frase che definisca l'igaki e poi trasformarlo in una professione. «Potrebbe essere arduo – aggiunge l'autore – ma il mondo è fatto per i coraggiosi».
Attitudine: trasformare in realtà i nostri sogni
Cartagena definisce l'attitudine come «il modo in cui decidiamo di affrontare ciò che ci capita nella vita». Applicare l'Hanasaki richiede un cambio di attitudine. Tra quelle apprese in Giappone ci sono la costante ricerca dell'equilibrio; determinazione e costanza; autodisciplina; pianificazione; mentalità positiva; predisposizione al perdono; dare sempre il 100 per cento, resilienza; concentrarsi sul presente. Sembra facile? No, affatto. La ricerca della felicità può durare una vita intera. Ma fare di questo il proprio igaki non sarebbe già uno splendido punto di partenza?