Dopo la sua vittoria contro il cancro, Letty Cottin Pogrebin ha scritto un libro in cui ha voluto spiegare agli altri il modo migliore per stare vicino a chi soffre: ecco le gaffe da evitare, le cose da chiedere e quelle da dire.
Dopo la sua vittoria contro il cancro, Letty Cottin Pogrebin ha scritto un libro in cui ha voluto spiegare agli altri il modo migliore per stare vicino a chi soffre: ecco le gaffe da evitare, le cose da chiedere e quelle da dire.Combattere contro il cancro è forse una delle battaglie più difficili della vita, da cui non è detto che si esca sempre vincitori. Durante il tempo della malattia ci sono tanti attori: il medico, il malato, la famiglia, gli amici. La confusione si può affrontare con un valido supporto psicologico, ma i legami vengono messi a dura prova dal tumore.
Letty Cottin Pogrebin, giornalista, quel "mostro" lo ha sconfitto e ha deciso di raccontare in un libro il "galateo della malattia". Ecco come stare accanto a chi lotta contro il cancro.
Le gaffe. Quando ci si relaziona con qualcuno colpito da una grave malattia, ci si sente a disagio e nervosi. Per questo la gaffe è dietro l'angolo. Meglio evitare frasi come "Meno male che sei già sposata" o "Una ragazza del mio ufficio è appena morta proprio di quello!". "Queste gaffe dimostrano come la prima cosa che vi salta in mente non sia necessariamente quella che deve uscirvi da bocca", suggerisce Pogrebin.
Come stai? Nella vita quotidiana è una domanda naturale, che segna una conoscenza delle buone maniere e anche una certa empatia verso l'altro. A una persona malata non interessano le buone maniere.
"Se intuiamo che ce lo state chiedendo solo per gentilezza ma in realtà non vi importa un fico secco di come stiamo, non saremo inclini a dirvi la verità e cercheremo abilmente di eludere la domanda" spiega l'autrice, che ha poi svolto una piccola indagine tra le persone malate di cancro con cui è entrata in confidenza. Sembra che la domanda "Stai bene?" funzioni meglio.
Le tre cose da dire a chi è malato.
- In primo luogo, secondo la giornalista, dovremmo chiedere "Dimmi che cosa ti è utile".
- Poi, rispettando l'umore e lo stato emotivo di chi soffre, la successiva domanda dovrebbe essere "Dimmi se vuoi stare da solo e quando vuoi compagnia".
- Infine, "Dimmi che cosa devo portare e quando devo andarmene". Essere diretti, paga.
Le cose che i malati vogliono sentirsi dire. Letty Cottin Pogrebin, durante la sua esperienza ha individuato sette frasi che tutti coloro colpiti dal tumore vorrebbero sentirsi dire.
- "Mi dispiace tanto che sia successo a te"
- "Dimmi come posso aiutarti"
- Se hai voglia di parlare, io sono qui"
- "Dammi degli ordini e io li eseguirò"
- "Sembra orribile, non riesco nemmeno a immaginare il dolore che provi"
- "Ti porterò qualcosa da mangiare per cena"
- "Devi avere un gran bisogno di tranquillità. Se vuoi ti tengo i bambini sabato prossimo"
Una buona visita. Dopo aver ripassato questa sorta di "copione" da tenere a mente per evitare di diventare ospiti in opportuni, è bene considerare alcune accortezze. Meglio telefonare in anticipo per informarsi sulle condizioni del paziente. All'arrivo, "evitate di entrare direttamente nella sua stanza ma fatevi annunciare dall'infermiera o da un familiare così potrà prepararsi alla visita" suggerisce l'autrice.
Una visita in ospedale non dovrebbe mai durare più di venti minuti, cinque o addirittura meno se il paziente è in preda al dolore. E poi, attenzione al momento dei saluti: sfoderate un bel sorriso. Magari la vostra visita lo ha rallegrato e il vostro volto triste, lo riporterebbe alla malinconia.
>>>LEGGI ANCHE: Cancro al seno, meno recidive con 10 anni di terapia ormonale