Il pangasio è spesso accusato di far male alla salute perché allevato in acque molto inquinate. Una grande parte dei filetti presenti sul mercato (molto gettonati perché privi di spine e già pronti da cucinare) proviene infatti da allevamenti vietnamiti localizzati nell'area del delta del Mekong, uno dei fiumi più inquinati del mondo. Inoltre nei Paesi di produzione possono essere utilizzate sostanze vietate in Europa. Per questo motivo alcune catene di supermercati avrebbero deciso di non metterlo in vendita; la Regione Emilia-Romagna, invece, lo ha messo al bando dalle mense scolastiche, dove deve essere sostituito da pesce azzurro dell'Adriatico.
Tuttavia, una recente analisi scientifica pubblicata sulla rivista Reviews in Acquaculture da un gruppo di esperti dell'Università di Wageningen (Paesi Bassi) sembra smentire le voci secondo cui il pangasio fa male alla salute. I dati analizzati dimostrano che, nonostante l'inquinamento del delta del Mekong, le concentrazioni degli inquinanti che si accumulano nel pangasio non sono pericolose per la salute di chi lo mangia.
Cosa dire, allora, delle analisi che hanno rilevato la presenza di inquinanti proprio nel pangasio? Gli esperti spiegano che “la mera presenza di composti in un cibo o un corpo non implica automaticamente che rappresentino un pericolo per la salute. Fino a che l'assunzione giornaliera stimata rimane al di sotto del livello stabilito di esposizione di sicurezza che il corpo può gestire con i processi di difesa naturale, un composto pericoloso non costituisce un rischio”. Da questo punto di vista i dati attualmente a disposizione non sembrano confermare i rischi che vengono spesso associati al consumo del pangasio.
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