Cara Maya,
forse sono solo una persona un po’ sfortunata, ma è una situazione poco piacevole nella quale mi ritrovo sempre più spesso ultimamente e non capisco cosa ci sia di sbagliato di me! La domanda è questa: ma perché gli uomini (okay, magari non tutti, facciamo “certi uomini”) non rispondono ai messaggi? Va bene tirarsela un po’ all’inizio, avere voglia di sentirsi desiderati e di farsi desiderare, ma ci sono casi che proprio non comprendo e che mi lasciano sempre con l’amaro in bocca.
Giulia
Maya Risponde
Cara Giulia,
ricordo ancora il giorno in cui WhatsApp ha introdotto quelle diaboliche spunte blu. Come se la possibilità di vedere se l’altro è online non fosse già sufficiente a provocare disagio quando inviamo un messaggio e dall’altro lato veniamo completamente ignorate. Come se sul nostro nome fosse stato attivato il filtro “spam”. O, peggio ancora, quando vorremo tanto scrivergli, ci tratteniamo e nel vedere quell’ “online” trascorriamo ore a struggerci nel tentativo di capire con chi stia parlando.
Mi piacerebbe dividere gli uomini in due categorie. Quelli che ci sono (stronzi) e quelli che ci fanno (si fingono disinteressati per farci sbavare dietro alla speranza di essere proprio noi, quelle che un giorno non riceveranno più il visualizzato senza risposta). In realtà, le casistiche sono talmente varie che rispondere alla domanda in questo modo sarebbe come dividere i colori in bianco e nero.
Credo che in casi come questo generalizzare sia sbagliato. Ognuno di noi ha un vissuto diverso e i motivi che ci fanno agire in un certo modo non sempre sono così scontati o banali. Almeno, mi piace pensare che sia così. L’idea che mi sono fatta, parlando con alcuni uomini che non rispondono ai messaggi, è che l’universo maschile e quello femminile siano, nella maggior parte dei casi, dei mondi paralleli. A meno che non sia dotato di una certa sensibilità, l’uomo medio tende di solito a strabuzzare gli occhi quando vede messaggi lunghi, melensi, pieni di frasi sdolcinate o di sfoghi esagerati nei quali lo stiamo trattando come se fosse la nostra migliore amica. I vocali superiori ai 30 secondi, poi, si autodistruggono al solo incontro con le sue pupille.
Non sto dicendo che la colpa sia nostra. Solo che è come se le loro menti fossero programmate per processare soltanto un certo tipo di dato. Ragionano in modo diverse e questo, ahinoi, è un gran bel problema. Quello che farei, se fossi in te e fossi davvero interessata al volto che si cela dietro quelle malefiche spunte, è chiedere una spiegazione. Sai come si dice, no? Chiedere è metà di avere: potresti toglierti un bel po’ di dubbi e renderti conto che non hai proprio niente che non va.
“Siamo così, dolcemente complicate”… e se le risposte che ottieni non ti dovessero piacere, sai che c’è? Puoi lanciare un due di picche a forma di spunta blu pure tu.
Ti abbraccio,
Maya
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