Ciao Emme,
non so se solitamente ti scrivono gli uomini ma ho bisogno di un consiglio femminile su una situazione che sto vivendo da qualche settimana.
Ti faccio una premessa: mi chiamo A., sono un ragazzo di 38 anni, quindi non più giovanissimo, attualmente single da parecchi anni ormai (circa 7). In tale periodo inoltre ho vissuto dei momenti non molto felici a causa della perdita di persone a me molto care e penso che la sofferenza derivata da questo mi ha reso diffidente all’aprirmi o a alla ricerca di nuove storie.
Fortunatamente in questi anni, forse anche per tenere i miei pensieri lontani dalle cose tristi che accadevano, grazie a tantissimo impegno sono riuscito a trovare stabilità nel lavoro che mi permette almeno da questo punto di vista di guardare con serenità il futuro.
Probabilmente tale serenità insieme al tempo che è passato e che ovviamente ha lenito le ferite dovute alle perdite, mi ha fatto tornare la voglia di condividere la mia vita con qualcuna e perciò sono tornato alla ricerca di una compagna.
Purtroppo dopo varie situazioni che per diversi motivi si sono concluse con un nulla di fatto, attualmente sono ancora single.
Dopo questa lunga premessa (scusami), veniamo al motivo per cui ti scrivo. Da un 2 mesi circa ho avuto l’occasione di lavorare a stretto contatto con una collega. Siamo insegnanti e gestiamo insieme le stesse classi in una scuola superiore nelle stesse materie e nello stesso momento, quindi l’interazione tra noi è continua. Inizialmente, nonostante lei fosse una bella ragazza, mia coetanea (ha solo un anno in più rispetto a me), non mi ha colpito più di tanto lasciandomi quasi indifferente. La vedevo solo come una collega, come potevano essere tante altre con la differenza che con lei ero obbligato a passare più tempo dovuto dal fatto che stiamo tutti e due in classe nello stesso momento.
Con il passare delle settimane la nostra intesa dal punto lavorativo è diventata posso dire quasi perfetta, probabilmente questo è dovuto dal fatto che abbiamo avuto lo stesso percorso lavorativo che ci ha portato a fare esperienze simili nel corso di questi anni. Giorno dopo giorno ho cominciato a non vederla più come una semplice collega ma ho cominciato ha provare qualcosa per lei; il suo modo di fare, di parlare, di sorridere, di scherzare e anche di pensare mi hanno lentamente conquistato e da qualche giorno son riuscito ad ammetterlo anche a me stesso: mi sono innamorato di lei. Mi pare inoltre che sia uno di quelli innamoramenti forti, proprio come quelli che si provano da adolescenti, come non mi capitava da tantissimo tempo. Inoltre ho il sospetto che anche lei provi qualcosa per me e questo è confermato da certi suoi sguardi, da certi suoi discorsi…
Bene allora dirai, che problema c’è? Basta fare il passo successivo. Il problema e che sono frenato principalmente da 2 cose: dalle tante scottature e sofferenze passate negli ultimi anni che mi portano sempre una certa diffidenza nell’aprirmi. Ma la cosa che mi preoccupa di più e il fatto di dover gestire un suo possibile rifiuto nell’ambito lavorativo, visto che dovremmo lavorare a stretto contatto fino a giugno. Non so come potrei gestire questa eventuale situazione che potrebbe creare molto imbarazzo e difficoltà in un ambiente lavorativo molto delicato come la scuola.
A volte penso che anche lei sia frenata da questa eventualità e che i segnali che mi lancia siano quelli di agire con prudenza, ma questo potrebbe essere solo una mia impressione sbagliata
Io non so se riuscirò ad aspettare alla fine dell’anno scolastico per fare il passo successivo, o se buttarmi subito correndo il rischio di cui ti ho parlato. Inoltre ho paura che se aspetto troppo finirò col perderla, non credo mi aspetterà all’infinito.
Ora che ti ho espresso tutta la mia insicurezza (certamente poco attraente per una donna, e pensare che anni fa ero una persona completamente diversa dove in determinate situazioni ero molto più deciso) aspetto un tuo consiglio.
Maya Risponde
Caro A. prima di tutto sei giovanissimo. 38 anni! Ma che scherziamo?! Emme ha più’ o meno la tua età e, come ha recentemente scritto in un attacco di saggezza, lei è femmina, i suoi anni si contano come quelli dei cani.
Quindi carissimo, accantonato il problema di una presunta anzianità che non hai, veniamo ai metri di Domopak in cui ti sei avvolto per non sentire più nulla.
La vita spesso è meglio schifarla A. credimi, lo so e ti capisco, e quando ci butta addosso dolore e non sappiamo dove appoggiarci per sentire meno male è un bel casino.
Non parte nessuna musica. Non smette di piovere. Non arriva nessuno a salvarci il culo (perdona il francesismo).
L’aria dopo un tempo infinito comincia di nuovo a passarci per i polmoni e via il primo giro di Domopak, e il secondo, su finché non sentiamo più niente.
Da dove sei tu però grazie a Dio si vede ancora qualcosa. Si vede questa donna che ti sorride, che TI PIACE.
Non andrò per il sottile. Io sono per l’istinto, sempre.
Se poi va male piangerai sulle traduzioni di latino dei tuoi allievi. Amen. Potrai sempre dire che sono talmente capre da farti piangere. Insomma A., tutto quel Domopak non è mica da tutti riuscire a filtrarlo. E’ Natale! Hai tutto un campionario di occasioni da manuale!! Il vischio! Il regalo! La lettera! Celebra una messa se ti senti particolarmente religioso, MA FAI QUALCOSA!
L’errore più grande che facciamo è quello di pensare di avere tempo.
“Adesso mi sistemo con il lavoro”, “Adesso metto la testa a posto”, “Adesso cambio casa” e decine di altri “Adesso” che vengono prima di un’attenzione che sta li davanti ai nostri occhi.
Non puoi aspettare l’estate se ti sei innamorato adesso. Se ti piace adesso. Se la vuoi baciare adesso.
Perdona la retorica A., ma la parola “Adesso” se, non è seguita dal verbo baciare, ormai mi fa l’effetto della parola Equitalia.
Non avere paura.
Se va male, almeno hai tirato fuori le braccia dai 20 cm di Domopak in cui sei avvolto: ti sei ricordato che fa schifo, che è doloroso, ma che non è una cosa per cui si muore.
Strappa tutto e ricomincia.
In bocca al lupo.
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