Cara Emme, sono QUEL RAGAZZO. Quello con cui sei uscita sicuramente anche tu un paio di volte, che ti ha baciata, e ti ha scritto subito senza ascoltare gli amici, appena tornato a casa dicendoti che ero stato benissimo. Siamo stati a letto insieme ed è stato bello e io ti scrivevo e rispondevo ai tuoi messaggi sempre. Poi ad un certo punto, sono scomparso nel nulla.
So di essere in ritardo, che avrei dovuto dire queste cose prima, ma ecco cosa voglio dire adesso a te e a tutte quelle con cui l’ho fatto:
Cara te
Non sono stato abbastanza coraggioso per scrivere queste cose in un messaggio, non ho perso il telefono, o il tuo numero, o il senso del tempo.
Non ci sono state tragedie famigliari e non sto passando un momento difficile, non sono troppo preso dal mio lavoro, o senza soldi.
Ho preso la deplorevole eppure cosciente decisione di non scriverti più.
Non eri pazza.
C’è stato un tempo in cui le cose andavano benissimo. C’era sintonia. E mi piacevi Veramente. I sorrisi, l’intimità, era tutto reale.
Poi però è successo qualcosa che mi ha fatto capire che non eravamo compatibili.
Vorrei poterti dire che non è colpa tua, che non avresti potuto essere diversa, che il problema non eri tu.
Ma il problema è che vediamo il mondo con occhi diversi, vogliamo futuri diversi e il fatto di stare benissimo oggi non cambia le cose.
So che penserai che sono un mentecatto, che sto solo calpestando I tuoi sentimenti di nuovo dicendo queste cose e che scriverle è ancora più da conigli ma se provassi a dirtele mi si attorciglierebbe la lingua, se provassi a parlare sceglierei sicuramente la parola sbagliata per esprimermi e questo mi spaventa.
Sparire è stato il mio modo di evitare mesi di conversazioni imbarazzanti in cui sarebbero venute fuori le differenze, il mio modo di salvarti da mesi di frustrazione.
So che è tardi ma volevo dirti che mi dispiace.
Mi dispiace di aver messo la mia tranquillità prima della tua.
Mi dispiace per la mia fuga da coniglio che inevitabilmente ti ha trascinato dietro di me.
Mi dispiace di averti fatto diventare pazza.
Mi spiace se hai dubitato di te.
Il modo in cui ho gestito questa cosa è la prova che ti meriti di meglio.
Meriti qualcuno che vuole avere mesi di conversazioni imbarazzanti e vedere come va lo stesso.
Meriti qualcuno che non ti evita la frustrazione perché fa parte di una medaglia che dall’altra parte ti da un sacco di felicità.
L.
Maya Risponde
L.
Nessuno correrà a citofonarti urlando “scegli me!” dopo questa prestazione letteraria, sei un disadattato emotivo, sia chiaro. E non è una scusa.
Eppure di tutti gli uomini che hanno scritto alla posta del cuore, sei quello a cui istantaneamente ho voluto più bene.
Non perchè tu sia più malandato degli altri, ma ti dispiace esserlo. E siccome so che questo “cara te” nasconde un nome preciso, mandagliela questa lettera, riscrivila con una penna però, che un po’ di buone maniere sono dovute su! Spediscila.
Se non è pazza, seduta su una panchina vestita da Marta Marzotto povera a ingozzare piccioni le strapperai una frignata e un sorriso liberatorio.
Quando ci lasciate indietro, quelle di noi che non hanno il patentino da stalker continuano a vivere la loro vita e progressivamente vi pensano sempre meno.
E nei momenti in cui bussate al nostro cervello, apriamo sempre meno incazzate.
Ma siamo state lasciate indietro, e non ce lo dimentichiamo più.
Quindi per quelle di noi che, oltre al patentino di stalker non hanno nemmeno quello di zerbino (e ormai siamo nell’ordine delle centinaia eh..), davanti ad un mea culpa come il tuo, non c’è nulla che non sappiano già, ma sentirselo dire è come farsi aprire la portiera di una macchina. Lo sanno fare anche da sole ma la gentilezza ogni tanto scalda il cuore.
Quindi L. grazie per averci detto tutto quello che sapevamo già, arriva l’inverno e cuore va scaldato.
Ti abbraccio e no, con me non sei mai uscito. I miei questa chiarezza d’intenti non la manifestano. Davanti allo specchio forse. Davanti a me NO.
Ti auguro un amore normale. Di quelli in cui si chiede scusa e non si va mai a letto arrabbiati. Lo stesso letto.
Foto © kikkerdirk - Fotolia.com
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