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A Ferrara, per ammirare e ricordare

La ricerca della storia dell’illustre comunità ebraica si può scoprire nelle antiche strade e in un moderno museo della città estense.

La ricerca della storia dell’illustre comunità ebraica si può scoprire nelle antiche strade e in un moderno museo della città estense.

Il 27 gennaio di 70 anni fa, nel 1945, le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz; nel 2005 questa data è diventata il Giorno della Memoria, nella quale si ricorda la Shoah. Questo giorno può essere l’occasione per una visita a Ferrara, città che rivela ancora oggi nel suo tessuto urbanistico le tracce del ghetto, e che non vuole dimenticare questa fetta importante della sua storia e della sua popolazione.  

Ferrara conserva nel suo cuore storico i monumenti straordinari che sono patrimonio dell'umanità

accanto alle testimonianze della grandezza dei suoi antichi signori, gli Estensi, è possibile scoprire infatti un altro aspetto della città, quello più silenzioso e appartato di molte strade del centro, che in passato costituivano il ghetto ebraico.

 
A Ferrara gli ebrei erano andati a vivere fin dal XII secolo, avevano trovato qui una buona accoglienza e avevano contribuito alla prosperità del luogo. Dopo il 1627, con la cessione della città allo Stato Pontificio, la condizione degli ebrei in città cambiò: fu creato il ghetto, costruendo cinque porte e chiudendo una vasta area che aveva come arteria principale via dei Sabbioni, l'attuale via Mazzini. Da lì si dipartono viuzze strette e appartate, via Vignatagliata, via Vittoria e via Ragno, dove ancora oggi si può respirare un'atmosfera tranquilla e silenziosa. 
 
All’esterno del ghetto vero e proprio, in piazza Trento e Trieste, si trova una lapide a ricordo sul palazzo di San Crispino, sede dell’arte dei Calzolai, mentre nella piazza della cattedrale è la colonna che regge la statua di Borso d’Este, che contiene al suo interno lapidi provenienti dai cimiteri ebraici cittadini. In via Mazzini le facciate in cotto degli edifici, in apparenza tutti uguali, celano al numero 95 la sinagoga, o meglio il complesso delle tre sinagoghe e il museo ebraico, la cui architettura testimonia la sovrapposizione degli edifici data dalla mancanza di spazio. Un punto particolarmente suggestivo è piazzetta Isacco Lampronti, lungo via Vignatagliata, dove si possono ammirare i particolari delle abitazioni, con decorazioni in cotto e balconi in ferro battuto. Due sono i cimiteri ebraici di cui ci restano tracce, il cimitero levantino nei pressi di via Arianuova (resti di lapidi) e quello in via delle Vigne, detto ‘Orto degli Ebrei’, che fu utilizzato a partire dal 1626. 
 
Di recente istituzione è poi il MEIS, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. Il suo scopo è quello di testimoniare l’importanza della comunità ebraica nella storia italiana. La sede è il vecchio carcere cittadino, dismesso nel 1992, in via Piangipane; è stato inaugurato nel gennaio 2013 e ospita anche mostre temporanee.