Sacro e profano si incontrano nel rito del Maggio di Accettura, in Basilicata
Sacro e profano si incontrano nel rito del Maggio di Accettura, in BasilicataNel cuore dell’Appennino Lucano, a circa 800 m di altitudine, si trova il piccolo centro di Accettura, un dedalo di viuzze e strettoie che domina la valle del torrente Salandrella, e i boschi di Gallipoli Cognato e di Montepiano. Questo paesino è stato oggetto nel XX secolo di una massiccia emigrazione, ma ogni anno centinaia di emigranti tornano alla loro terra d’origine in occasione di una ricorrenza davvero speciale.
Si tratta del Maggio di Accettura, un’antichissima tradizione di origine pagana che affonda le proprie radici nei riti propiziatori praticati dalla popolazione contadina locale per assicurare ai propri campi un’annata fertile e prospera. Questa festa è giunta fino a noi attraverso i secoli grazie anche all’unione, avvenuta a partire dal XVIII secolo, con le celebrazioni sacre in onore di san Giuliano, patrono del paese e protettore della festa.
La manifestazione prevede una sorta di matrimonio tra due alberi dei boschi circostanti: il Maggio, che fa le veci dello sposo, e la Cima, che rappresenta, invece, la sposa. La sua straordinarietà dal punto di vista folcloristico ha portato il Maggio di Accettura a essere annoverato tra le 47 celebrazioni più belle svolte nei Paesi affacciati sul Mediterraneo, e un numero sempre maggiore di visitatori accorre nel piccolo centro lucano per assistere con i propri occhi alle diverse fasi di questa curiosa e complessa cerimonia.
Tutto ha inizio la domenica successiva alla Pasqua, quando un gruppo di volontari si reca nel bosco di Montepiano per scegliere accuratamente il Maggio, ovvero il cerro più alto e dritto, e contrassegnarlo con le lettere SGM, ovvero ‘San Giuliano Martire’, per poterlo in seguito riconoscere. La domenica seguente viene scelta, invece, la Cima nella foresta di Gallipoli, ovvero un agrifoglio che si conformi alle dimensioni dell’albero che diventerà suo ‘sposo’.
Il giovedì dell'Ascensione, poi, il Maggio viene abbattuto con estrema perizia e successivamente viene privato della corteccia e della folta chioma dai boscaioli più esperti. Il giorno di Pentecoste, invece, si procede all’abbattimento della Cima che viene poi portata a spalla tra canti popolari in una processione di 15 km fino ad Accettura. Contemporaneamente anche il Maggio effettua il viaggio che lo porterà dalla sua futura sposa, ma, al contrario della Cima, non sono gli uomini a trasportarlo, bensì diverse coppie di buoi di razza podolica posti sotto il classico giogo da aratro. Durante i cammini paralleli dei due alberi sono frequenti le soste per rifocillarsi e bere qualche bicchiere di buon vino, perciò, è solo sul far del tramonto che i due promessi sposi si incontrano dando il via a una movimentata festa con musica e danze tradizionali.
Il lunedì si prepara tutto il necessario per le nozze del giorno successivo, alle quali vengono scortati anche degli ‘ospiti d’eccezione’: il quadro dei santi Giovanni e Paolo, santi della pioggia che hanno la funzione di scongiurare la siccità per i futuri raccolti, e la statua di san Giulianicchio, che la tradizione ritiene essere il nipote di san Giuliano. Quest’ultima effigie è accompagnata da una processione caratteristica dove fanno la loro comparsa le cente, costruzioni votive piramidali composte di ceri e ornate di fiori e nastri, che vengono portate sul capo da donne che, di tanto in tanto, si fermano per esibirsi in una danza folcloristica in cerchio al suono di una fisarmonica.
La Festa del Maggio raggiunge, però, il suo culmine nella giornata di martedì, nella quale si celebra il ‘matrimonio’ vero e proprio tra il Maggio e la Cima, al quale assiste anche la statua di san Giuliano, trasportata dalla Chiesa Madre con una nuova processione che percorre le vie cittadine e nella quale non possono mancare le già ricordate cente. Il corteo termina in largo San Vito dove il tronco del Maggio viene unito, attraverso un innesto, alla Cima e viene poi innalzato.
Le celebrazioni trovano, infine, una degna conclusione con la scalata del Maggio, ora alto quasi 40 m, nella quale si cimentano giovani coraggiosi che si arrampicano sempre più in alto fino a raggiungere la chioma, mentre dal basso gli spettatori accompagnano le loro imprese con applausi e grida di incitamento.