Nel capoluogo piemontese un'immersione nei misteri dei millenni passati
Nel capoluogo piemontese un'immersione nei misteri dei millenni passatiIl Museo Egizio di Torino è un vero e proprio concentrato di storia, quella storia che si intreccia con il mito, il mistero e la leggenda; il motivo per cui il secondo museo sulla civiltà egiziana più grande e fornito al mondo sia in Italia è da ricercare in numerosi eventi storico-politici che si sono susseguiti dal XVIII secolo in poi. Ancora oggi una visita a Torino rappresenta un’occasione unica per conoscere dettagliatamente e da vicino le numerosissime facce, fasi, protagonisti e vicende di una delle più particolari, durature e gloriose civiltà risalenti a circa cinquemila anni fa. Un lungo viaggio in un tempo remoto valorizzato da scenografie e giochi di luce allestiti dal museo, che trasmettono quell’idea di magia e solennità che trapela dai grandi reperti custoditi.
Situato, in pieno centro, nel seicentesco Palazzo dell’Accademia delle Scienze dal 1824, il museo è dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Antico Egitto. La struttura prevede tre grandi aree: il piano ipogeo – Arti e saperi degli antichi egizi, il piano terra – L’evoluzione dei corredi funerari e la seconda ala del piano terra – Santuario e tempio di Ellesija. Il percorso inizia attraversando il cortile del palazzo barocco e, dopo una sala introduttiva che racchiude reperti di epoche diverse come a voler introdurre i diversi volti della civiltà, si arriva alla grande sala espositiva denominata Immortali. Nella prima parte della visita si possono ammirare migliaia di reperti della vita quotidiana del tempo, la tomba degli Ignoti e il magazzino delle mummie. Tra questi corridoi si incontrano le sculture dedicate al pantheon egizio in tutte le sue forme e particolarità.
La seconda parte è un excursus tra le diverse epoche che ha vissuto la lunghissima civiltà egizia. Utensili, tombe, sculture, corredi, miniature e molto altro sono i protagonisti delle sale di questa area. Qui si trova la celeberrima Tomba di Kha che al suo interno custodiva oltre 500 oggetti testimonianza delle abitudini alimentari, quotidiane e delle peculiarità funebri del tempo, oggi allestiti con cura e illustrati nella loro utilità. Il sarcofago, perfettamente conservato, ‘racconta’ la storia di Kha e Merit, una coppia benestante vissuta intorno al 1400 a.C., resa in un certo senso immortale dalla cura con cui hanno allestito la loro tomba. La terza e ultima parte del museo è forse la più suggestiva dal punto di vista visivo. Grazie alla scenografia pensata dal tre volte premio Oscar Dante Ferretti, lo Statuario (un grande salone con sfingi, sculture, sarcofagi, statue di divinità e faraoni come Amenofi II, Tutankhamon e Ramesse II) è esaltato e reso estremamente particolare da una penombra contornata da giochi di luce che richiamano un concetto di silenzio, solennità e mistero. Infine la visita si chiude con il Tempio rupestre di Ellesija (1430 a.C.), ricostruito all’interno di un salone dopo che il governo egiziano lo donò all’Italia nel 1966 come ringraziamento per il ruolo svolto nell’operazione dell’UNESCO per il salvataggio dell’area dei templi nubiani.
Alcune parti del Museo sono in ristrutturazione (ma i reperti sono tutti visitabili) in vista della grande opera di rinnovamento prevista per l’inizio del 2015. Una ristrutturazione definitiva volta a valorizzare quel tesoro (oltre 30 000 pezzi) arrivati in Italia a partire dal XVIII secolo, quando Carlo Emanuele III inviò in Egitto una spedizione archeologica nella valle del Nilo. Da allora numerosi inviati furono mandati laggiù a raccogliere ‘pezzi di storia’: papiri, mummie di animali sacri come babbuini, coccodrilli e gatti, amuleti, parrucche, specchi, imponenti statue in diorite e molto altro arrivarono nella capitale sabauda. Infine, nel 1824, Carlo Felice di Savoia acquista la collezione di Bernardino Drovetti, console di Francia, e inaugura quel museo che dopo quasi due secoli riesce ancora a stupire e appassionare.