Il grande complesso monastico di Brescia adibito a museo
Il grande complesso monastico di Brescia adibito a museoArrivando all'ingresso principale non è immediato rendersi conto di dove ci si trovi. Il grande monastero di Santa Giulia, riaperto e ristrutturato da qualche anno, è diventato un'importante sede di esposizioni, tanto che è stato ribattezzato Museo della Città: un complesso architettonico di dimensioni notevoli, articolato in ambienti diversi. Dal 2011, poi, è entrato a far parte dei beni divenuti patrimonio dell'umanità UNESCO: si tratta del sito “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568- 774 d.C.)”, che raccoglie i più importanti monumenti longobardi disseminati lungo la penisola.
Il monastero infatti è di origine longobarda: fu Desiderio, futuro re, a decidere di far costruire un monastero in onore di Santa Giulia, con chiesa annessa (quella di San Salvatore), affinché la figlia Anselperga divenisse badessa. Dopo alcuni anni, sempre nell’VIII secolo, il monastero benedettino riuscì a ottenere anche le reliquie della santa, aumentando così la propria importanza e prestigio. Una leggenda poi narra che qui venne a rifugiarsi Ermengarda, altra figlia di Desiderio nonché moglie ripudiata da Carlo Magno, cantata da Alessandro Manzoni nell'Adelchi. Nel XII secolo il complesso monastico si ampliò ulteriormente, con l'edificazione della chiesa di Santa Maria in Solario. Le giovani provenienti dalle ricche e nobili famiglie del luogo portavano doni preziosi al convento, che con il passare dei secoli si arricchì ulteriormente. A partire dalla fine del Quattrocento, poi, il complesso si ampliò con nuovi chiostri; una delle modifiche più significative è però il Coro delle Monache: si trova tra la chiesa di Santa Giulia e quella di San Salvatore e permetteva alle suore di assistere alle funzioni religiose senza essere viste.
Gli ambienti più interessanti si riferiscono proprio a questa ala del complesso. La chiesa di Santa Giulia, sconsacrata, risale alla fine del XVI secolo; ora è adibita a sala congressi. Il Coro delle Monache, invece, si distingue per le sue pareti completamente affrescate, dove lavorarono alcuni dei pittori più famosi e richiesti del Rinascimento bresciano, come Floriano Ferramola e Paolo da Caylina. L’imponente mausoleo Martinengo, di bronzo e marmo (1503-1517), è opera di Bernardino delle Croci. Di origine longobarda è la chiesa di San Salvatore, fondata appunto da Desiderio; si sono trovati però resti di strutture precedenti (tra il 568 e il 650) e una domus romana del I secolo; nella cripta le colonne sono sormontate da capitelli lavorati finemente. Santa Maria in Solario è di impianto romanico (XII secolo), conserva due preziosi oggetti, la Lipsanoteca, cassetta d’avorio scolpita, e la Croce di re Desiderio, opera di oreficeria longobarda del IX secolo.
Il complesso museale, che copre una superficie di 14.000 metri quadrati, conserva oltre 11.000 pezzi, suddivisi per epoche. Molti i reperti romani, alcuni dei quali sono davvero notevoli, come la Vittoria alata, statua di età ellenistica alta cira 2 metri; recentemente sono stati portati alla luce i mosaici pavimentali delle domus delle Fontane e di Dioniso. Sono numerose le testimonianze del periodo celtico e longobardo, come armi e gioielli; longobardi sono anche decorazioni e fregi scolpiti su elementi architettonici, che riproducono nodi e intrecci. In questo periodo a Santa Giulia sono ospitati numerosi dipinti provenienti dalla bresciana pinacoteca Tosio Martinengo, in corso di ristrutturazione; chiamata ‘L’Ospite eccellente’, propone opere di artisti come Raffaello, il Pitocchetto e il Romanino. Le mostre temporanee sono spesso dedicate all’arte contemporanea, come quella odierna, visitabile fino alla fine di giugno, che offre una panoramica della Daimler Art Collection, con opere da Albers fino a Andy Warhol. Nei pressi è stata aperta al pubblico, dopo un accurato restauro, l’area del Capitolium, il tempio più importante dell’antica città romana di Brixia, dedicato a Giove, Minerva e Giunone.
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