Storia e tradizione nella fortezza medievale
Storia e tradizione nella fortezza medievaleIl comune di Pescolanciano sorge lungo quella che un tempo era un’importante strada medievale, il tratturo Castel di Sangro-Lucera, che collegava l’entroterra appenninico alle coste pugliesi. Questa strada della transumanza era una vera e propria via di comunicazione, percorsa non solo dai pastori e dai loro animali, ma anche da viaggiatori. Lungo tali percorsi sorgevano spesso torri, fortificazioni, castelli e abbazie; è questo il caso del castello di Pescolanciano, abbarbicato sul colle in posizione difensiva con le sue alte mura.
Il castello è il simbolo della città di Pescolanciano, piccolo paese del Molise, abitato da appena un migliaio di abitanti, della sua storia e delle sue antiche tradizioni. Il maniero sorge sopra l’abitato cittadino, su uno sperone roccioso. Dall’alto del colle il castello sovrasta tutta la vallata della provincia di Isernia. È possibile accedervi attraverso gli appositi passaggi che lo collegano al borgo sottostante.
Questo sorge sul luogo di un’antica fortificazione sannitica, in epoca medievale veniva chiamato Pesclum lanzanum, a indicare un insediamento posizionato su una rupe. Non è chiaro il periodo di costruzione: secondo una teoria le prime fortificazioni dovrebbero risalire al VI secolo, all’epoca di re Alboino, secondo un’altra teoria al periodo carolingio, quindi all’810 circa o addirittura al 1024.
Il castello ha pianta esagonale, si compone della torre maestra, le mura conservano ancora i camminamenti delle ronde. Il primo piano del castello ospita la cappella gentilizia, decorata con bellissimi marmi sei-settecenteschi, stucchi e con l’altare di marmo.
Si sono alternati nel castello diverse dinastie: Carafa dal 1270 fino alla metà del 1500, d’Eboli e infine d’Alessandro, che si occupò dei principali lavori di ampliamento e accorpamento realizzati tra XVII e XVIII. Se prima il castello era formato da distinti corpi fortilizi, una chiesetta, la torre e il fortilizio merlato, la famiglia d’Alessandro si impegnò nell’ampliamento di diversi edifici, realizzando il cortile interno, diversi magazzini e il ponte levatoio. L’influenza della famiglia dei d’Alessandro nel luogo è dimostrata anche dal nome stesso del castello, talvolta chiamato appunto castello d’Alessandro.
Qui durante l’epoca moderna venne avviata un’attività insolita, che fece passare il borgo di Pescolanciano alla storia: si tratta dell’allevamento di cavalli ‘saltatori’, tradizione portata avanti fino al XIX secolo, per soddisfare le richieste dei cavalieri del Regno di Napoli. Tale attività trovò massima espressione nella stesura del trattato di Giuseppe d’Alessandro ‘Pietra di Paragone dei Cavalieri’ del 1711, scritto dedicato alle regole del cavalcare, alle cure per le infermità degli animali e all’arte dell’utilizzo della spada.
Il castello era anche famoso come sede di un’altra attività locale, la produzione di ceramiche; l’azienda venne avviata da uno dei discendenti dei d’Alessandro, il duca Pasquale Maria, la produzione vantava stoviglie, vasi, busti e soggetti neoclassici.
Sempre lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera, è possibile raggiungere l’area archeologica di Santa Maria dei Vignali con quel che resta delle mura sannitiche, del borgo medievale e della torre sveva. I verdi sentieri delle strade dei pascoli sono belle da percorrere a piedi o anche a cavallo: tutta la via della transumanza è costellata di resti di costruzioni medievali o anche più antiche.
Sempre nei pressi di Pescolanciano vale la pena visitare la riserva MaB di Collemeluccio, ricca di abeti bianchi. La riserva deve il suo nome a un programma dell’UNESCO ‘Man and Biosphere’, che si proponeva di tutelare le diversità biologiche e ambientali. Il sito è ricco di fauna composta per lo più da cinghiali, lepri, volpi, scoiattoli e ghiri. Il bosco, composto di faggi, aceri e frassini, rientrava all’interno del feudo Vignali, anch’esso di proprietà dei duchi d’Alessandro. La riserva è inoltre dotata di un percorso didattico per disabili e non vedenti, un centro di recupero per gli animali selvatici con annesso un piccolo museo che conserva reperti di flora, fauna e geologia del territorio.