A Sappada un carnevale per poveri, contadini e signori
A Sappada un carnevale per poveri, contadini e signoriC'è un piccolo paese, sulle Alpi venete, tra il Comelico e la Carnia, dove è ancora vivo un carnevale le cui tradizioni sono fra le più remote e originali di tutto l'arco alpino. Sappada, Plodn il nome più antico, è un paese formato da diverse borgate sparse, dove vivono circa 1300 persone; una colonia di carinziani, provenienti dall'Austria, vi si insediò intorno all'anno Mille, e ancora oggi i loro discendenti parlano un dialetto di origine tedesca. Scope, grandi baffi e maschere di legno scolpite, che nascondono l'identità di chi le porta: ecco gli ingredienti che rendono i protagonisti di questa manifestazione veramente speciali.
Il carnevale sappadino (Plodar Vosenòcht) si articola in diverse processioni che si svolgono in tre domeniche successive prima del martedì grasso e nelle quali assumono particolare significato i valori sociali delle maschere. Durante la prima domenica si celebra l'allegoria dei Pezzenti: il Pettlar Suntag, cui partecipano personaggi che esprimono in forma grottesca situazioni di miseria e sventura, passando di casa in casa fingendosi mendicanti. La domenica successiva, il Paurn Suntag, è dedicata invece ai Contadini: si mimano scherzando i mestieri legati all'attività agricola, protetti dall'anonimato della maschera, mentre le donne distribuiscono frittelle e dolci locali. L'ultima domenica, infine, si svolge la sfilata più sfarzosa, quella dei Signori: in questo Hearn Suntag le maschere assumono i simboli della ricchezza e della salute, sfilano infatti le maschere più raffinate e si eseguono i balli tradizionali. Il martedì grasso, infine, si chiudono i festeggiamenti con una gara di sci in maschera. A differenza dei carnevali della zona di Comelico e di quelli di altre località del Bellunese, il carnevale sappadino non presenta Annunciatori e maschere del Bello e del Brutto, ma immagini collettive di povertà e ricchezza, che acquistano significato propiziatorio nei riguardi della stagione che sta per iniziare.
Il filo conduttore di tutte le sfilate è dato dal personaggio garante, il Rollate, il cui travestimento, per metà bestiale, per metà umano, simboleggia l'unione del bene e del male: sono uomini alti di statura, il loro viso è nascosto dietro una maschera di legno con grandi baffi, portano un pellicciotto scuro con il cappuccio e pantaloni a righe orizzontali bianche e marroni, ricavati dalla stoffa di lana e lino, che serviva un tempo per proteggere dal freddo il bestiame. Il nome Rollate deriva dai grossi sonagli che portano legati in vita; in mano hanno una scopa per scherzare con gli spettatori della sfilata, o per punire bonariamente i bambini che li stuzzicano lungo la strada. Come è stato osservato per altre feste popolari, il travestimento sappadino con fattezze animali, quelle di un orso, affonda le proprie origini nello spirito animistico precristiano delle popolazioni alpine, che materializzavano la paura ancestrale verso la natura in esseri diabolici dalle forme terrorizzanti.
Il paese si trova in posizione isolata nell'alta valle del Piave; sia per questo motivo sia per la particolarità del loro dialetto gli abitanti hanno sempre vissuto piuttosto solitari e allo stesso tempo autosufficienti, mantenendo una loro cultura e una tipologia edilizia originale: le abitazioni, di legno e con particolari architettonici finemente scolpiti, sorgono isolate. L'artigianato del legno si è fortemente sviluppato anche nella realizzazione degli attrezzi agricoli e pastorali, senza contare la grande abilità dei mascherai, che proprio con il legno realizzano le maschere per il carnevale.
Il patrimonio materiale e culturale del paese è conservato nel Museo Etnografico 'Giuseppe Fontana', intitolato a colui che lo fondò negli anni Settanta del Novecento. Il museo, aperto regolarmente solo in estate, si è arricchito notevolmente nel corso degli anni e si trova in borgata Cima Sappada: vi è stato allestito anche un percorso paleontologico, geologico e naturalistico che illustra l'ambiente alpino circostante. Inoltre nelle altre sale gli oggetti di uso quotidiano, gli indumenti confezionati e tessuti con lana e lino, le calzature di cuoio e pelle realizzate dagli artigiani raccontano come si svolgeva la vita dei sappadini nei tempi passati.
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