Insediamenti rupestri in terra di Bari
Insediamenti rupestri in terra di BariQuando si pensa alle grotte viene subito alla mente la preistoria, quando l'uomo non era ancora in grado di costruirsi un'abitazione ed era costretto a sfruttare le cavità naturali come rifugio. Con il passare dei secoli e l'evoluzione della tecnica l'uomo proseguì nell'adattare questi spazi ipogei alle proprie esigenze; questi tipi di insediamenti sono molto diffusi in tutto il bacino del Mediterraneo, si pensi per esempio alla Cappadocia con le caratteristiche abitazioni rupestri. Ma non c'è bisogno di andare così lontano per scoprire case e chiese sotterranee, basta andare a Bari.
La Puglia, come anche la Calabria e la Basilicata, soprattutto in certe zone, è costituita di tufo e calcare; qui sono parecchi gli insediamenti rupestri (per esempio i sassi di Matera), e particolarmente interessanti e poco noti sono quelli ubicati intorno a Bari. Molti si trovano all'interno delle lame, formazioni rocciose longitudinali che vennero abitate fin dal Neolitico e utilizzate fino al Medioevo, quando i monaci basiliani, fra l'VIII e il IX secolo, li trasformarono in chiese e monasteri. Abbastanza sconosciuti fino ad alcuni anni fa, questi siti conoscono oggi un rinnovato interesse e permettono di conoscere aspetti sconosciuti e suggestivi del capoluogo. Una visita guidata propone la scoperta di alcuni di questi insediamenti, i più importanti dei quali sono il Santuario di Santa Maria della Grotta, le grotte di San Giovanni o 'mapane' e la chiesa rupestre di Santa Candida.
Santa Maria della Grotta è ubicata sul fianco sinistro della lama Lamasinata: si compone di una grotta naturale di origine carsica, la chiesa, al cui esterno è stato aggiunto un complesso monumentale composto dal campanile duecentesco e da una villa dell'Ottocento. La facciata dell'edificio religioso è in muratura ed è piuttosto ampia; entrando si nota una forma a ventaglio, che si restringe proseguendo verso l'interno. Ai lati vi sono numerose nicchie, che venivano utilizzate in vari modi: a destra un cunicolo porta ad altri ambienti più piccoli, che sono conosciuti anche come 'cunicolo di San Corrado', perché secondo la tradizione qui visse e morì san Corrado, patrono di Molfetta, nel 1155. I restauri effettuati nel 1974 hanno portato alla luce alcuni affreschi risalenti al XIII-XIV secolo, di ispirazione bizantina, e alcune parti di mosaico sul pavimento; questa chiesa è l'unica del territorio a possedere affreschi leggibili.
Anche la chiesa di Santa Candida si trova presso una lama, esattamente alla lama Picone; risale al X-XI secolo e faceva sicuramente parte di un nucleo abitativo più ampio, in cui erano comprese anche abitazioni. Viene menzionata anche in un documento del 1194 ed è interamente scavata nel tufo. Purtroppo la facciata non esiste più, dal momento che in passato la prima parte della chiesa fu 'tagliata' per realizzare la scarpata della tangenziale. Nonostante questa mutilazione, questa è la chiesa rupestre più grande, misurando circa 120 metri quadrati: come tutti questi edifici, ha una forma a ventaglio per aumentare l'illuminazione nell'interno, e l'orientamento segue l'asse est-ovest, con l'abside a oriente, verso la Terra Santa. All'interno la pianta si sviluppa con un grande ambiente nel quale si aprono navate più piccole con absidi, di forme comunque non regolari. Come in genere in tutte le chiese paleocristiane, vi sono tracce di tombe presso l'ingresso. Altri ambienti possono essere ricondotti, come uso, o come alloggio del custode o come cappelle. Analogamente alle altre chiese rupestri, un muretto ricavato con lo scavo funzionava da 'iconostasi', cioè da divisorio tra lo spazio dei fedeli e quello dove si celebrava la funzione sacra; in questa parte, e Santa Candida è l'unica ad averle, appaiono le tracce dell'altare, anch'esso ricavato con lo scavo, a forma di parallelepipedo, dal momento che il sacerdote celebrava la messa guardando verso i fedeli (l'altare attaccato al muro, con il sacerdote voltato, sarà una 'novità' portata dal concilio nel 1215). Quasi sicuramente la chiesa era arredata con mobili di legno, andati perduti con il passare dei secoli e l'abbandono; degli affreschi sui muri, ormai scomparsi, rimangono solo i nomi dei santi raffigurati: Candida, Giacomo, Elena, Erasmo e Tommaso.