Gli eremi dell'abbazia di Pulsano
Gli eremi dell'abbazia di PulsanoQuando giungiamo sulla cima del promontorio sul quale sorge l’abbazia di Pulsano, in Puglia, oltre a goderci il bellissimo paesaggio del Gargano, se osserviamo attentamente i rilievi circostanti notiamo qua e là aperture di grotte seminascoste dalle rocce o dalle vegetazione, piccole costruzioni di pietra addossate sui fianchi del monte o sulla cima degli strapiombi; tutta la zona è infatti costellata di eremi, ventiquattro in totale, che nel corso della storia hanno ospitato diverse comunità monastiche.
Gli eremi sorgono intorno alla zona dell’abbazia di Pulsano, edificio fatto costruire nel VI secolo da parte di Papa San Gregorio Magno dell’ordine di Sant’Equizio. Gli eremi erano luoghi isolati, la maggior parte delle volte piccole e semplici grotte o costruzioni spoglie scavate nella roccia, talvolta inaccessibili o comunque difficilmente raggiungibili. Qui i monaci vivevano, circondati dalla natura dei monti pugliesi, una vita isolata e semplice, dedita al lavoro ma soprattutto alla preghiera e alla ricerca dell’ascesi mistica.
Le grotte furono abitate sin da tempi remoti dei Dauni, l’antica civiltà primitiva che viveva nella zona tra il secondo e il primo millennio a. C., prima della nascita delle colonie greche e romane. Dai bellissimi affreschi che adornano ancora oggi le pareti di molte celle possiamo presupporre che gli antri furono abbandonati solo durante l’epoca moderna. Qui nel corso della storia si susseguirono diverse comunità, tra cui l’ordine pulsanese, i benedettini e i celestini.
Il complesso monastico venne distrutto dai saraceni nel IX secolo, ma subito ricostruito per volere di quello che diventerà San Giovanni da Matera. L’abbazia deve però la sua forma attuala all’abate Gioele, figura originaria di Monte Sant’Angelo, la vicina e famosa località votata al culto micaelico, che nel XII secolo fece risistemare l’abbazia.
Partendo dal monastero è possibile raggiungere a piedi i diversi eremi passando per cammini più o meno difficili e più o meno lunghi. Data la loro posizione isolata e impervia, le celle erano collegate da gallerie, stradine e scalinate che ancora oggi possiamo ripercorrere rievocando con l’immaginazione la vita quotidiana dei santi eremiti.
In tutta la zona era stata realizzata una vera e propria rete idrica con canali scavati nella roccia per favorire la raccolta dell’acqua piovana in vasche. Nell’eremo di San Michele Arcangelo è possibile vedere i resti di queste gallerie solcare le pareti delle celle. Dalla cappella dello stesso locale, posta proprio sui margini dello strapiombo, si domina un panorama splendido.
Il più antico tra gli eremi di Pulsano è quello dedicato a S. Gregorio Magno, una delle figure a cui si deve la fondazione del monachesimo in Puglia. L’eremo, a forma di L, ospita conferenze e mostre permanenti, tra cui quella dedicata all’esposizione fotografica degli eremi di Pulsano, e termina in un antro adibito a presbitero con semplicissimi banchi in legno e icone appese alle pareti di roccia.
Presso l’eremo di San Nicola fu ritrovato nel 1970 un interessante reperto, si tratta di una pagina dell’evangelario di Pulsano, misteriosamente sopravvissuta nei secoli. La grotta conserva resti di affreschi quali l’Annunciazione e la Crocifissione attorniata da diverse figure di religiosi, monaci e abati.
Tra i venti romitori, il più spettacolare è sicuramente l’eremo della Rondinella, raggiungibile solo attraverso un percorso impegnativo praticabile solo da scalatori: è ubicato a strapiombo sullo sperone roccioso di Coppa La Pinta. Composto da circa 3 ambienti, il suo nome è dovuto alla forma che ricorda quella del piccolo uccello in volo. Un altro luogo difficile da raggiungere è l’eremo Carcere, utilizzato come luogo di reclusione.
L’eremo del Mulino deve invece la sua denominazione alla macina ricavata dalla roccia che si conserva all’interno dei suoi locali insieme a una vasca per la raccolta dell’acqua piovana. Proseguendo lungo lo stesso sentiero si arriva presso l’eremo Studion dedicato probabilmente a S. Teodoro Studita. Il suo interno è composto da diversi ambienti con pareti decorate da affreschi quali volti di angeli e santi eremiti.
Grazie all’intervento di volontari della zona, oggi l’abbazia e i suoi eremi sono stati risistemati e sono visitabili. Il complesso è attualmente abitato dalla comunità birituale bizantina e latina.