Un parco delle meraviglie creato quasi 500 anni fa
Un parco delle meraviglie creato quasi 500 anni faUn bosco sacro che non è proprio un bosco ma un parco, un luogo che si mostra selvaggio e che pare nascondere chissà quali segreti. Ecco apparire un grande drago, ecco una terribile bocca spalancata. Ma è tutto di pietra, forse non è il caso di spaventarsi... anzi, andiamo avanti a scoprire quali altre creature abitano questo luogo. Siamo a Bomarzo, in provincia di Viterbo, nel parco dei mostri creato circa cinque secoli fa. Bomarzo è un piccolo paese ubicato su uno sperone vulcanico. Di origini etrusche, divenne poi feudo della famiglia Orsini; il suo nucleo storico è ben conservato, con il duomo e il palazzo Orsini, un complesso ricostruito sul castello medievale. Il parco si trova in basso, ai piedi della collina.
Tutto cominciò quando il principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, decise di creare un luogo ‘sol per sfogare il core’, infranto a causa della morte improvvisa dell’amata moglie Giulia Farnese, avvenuta nel 1560. Chiamò in suo aiuto molti esperti, fra i quali l’architetto Pirro Ligorio, che aveva proseguito i lavori in San Pietro dopo la morte di Michelangelo, Bartolomeo Ammannati, Raffaello di Montelupo; il risultato è uno dei maggiori esempi del gusto manieristico, fantastico e abnorme sviluppatosi alla fine del Rinascimento. Tutto qui è stato fatto per stupire il visitatore: colossi grotteschi, figure mitologiche, animali fiabeschi. Che il principe volesse sorprendere ce lo rivela una scritta incisa su quella che viene chiamata la Panca Etrusca: ‘Voi che pel mondo gite errando, vaghi / di veder meraviglie alte e stupende, / venite qua dove son facce horrende / elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi’.
Si entra nel parco varcando una porta che ha lo stemma degli Orsini. Il primo incontro che si fa è una gigantesca testa con sopra un globo terrestre e un castello, la bocca è spalancata con denti spropositati: forse è Proteo, il mostro marino, o forse è Glauco, il pescatore diventato dio marino. Enormi del resto sono tutte le altre figure che popolano il bosco: la pietra usata è il peperino, una roccia magmatica che si trova in questa regione e che è particolarmente adatta per essere scolpita. Incontriamo un grande orso, simbolo degli Orsini, poi un mascherone, quindi Cerbero e il Delfino; ecco poi il gigante che uccide un nemico, e un possente dio delle acque che emerge colossale da un muro, semicoperto dal muschio. Un elemento che contribuisce alla magia delle figure, infatti, è il loro essere tutt’uno con la natura circostante, come se emergessero dalla terra, macchiate dal tempo, dai licheni e dalle intemperie. E le dimensioni, proprio perché esagerate, riescono quasi ad allontanare la tragicità della rappresentazione, come se la scena si svolgesse in un mondo lontano da quello reale.
Fra le sculture più belle e spettacolari è la tartaruga, che porta sul dorso una figura di donna; il suo nome significa 'abitatrice del Tartaro', cioè degli Inferi, dove Giove gettò i Titani. Poi ci si imbatte nell'Orco, una gigantesca testa con gli occhi vuoti e una grande bocca aperta che ha la misteriosa scritta 'ogni pensiero vola'; entrando dentro si trovano un tavolino e dei sedili. Tante sono le fontane e le panche di pietra, le ninfe, le sirene e i leoni. Un altra bizzarria veramente singolare e divertente è la casa che pende. Vicino Orsini fece costruire sopra una pietra inclinata una palazzina a due piani: gli interni sono spogli e se ci si affaccia alle finestre si può ammirare il panorama e provare un capogiro per la strana sensazione di sbilanciamento. Non è chiaro, però, se la casa è sbilanciata perché è stata costruita così oppure se è il terreno che ha ceduto.
Nel parco si trova anche un tempietto rinascimentale, quasi sicuramente un omaggio che fece Orsini in ricordo della moglie Giulia. Dopo la morte del principe e con la scomparsa della famiglia il bosco cadde lentamente nell'abbandono e nell'oblio per circa tre secoli, poi, nel 1938, il pittore Salvador Dalí riscoprì il parco e fissò nelle sue tele queste fantastiche figure. Successivamente venne acquistato da privati e ora è aperto al pubblico, offrendo ancora oggi al visitatore meravigliato quell'aura di mistero e di magia che conserva.