Un Paese intero che vuole andare in vacanza. Ma non sa quando e come potrà farlo. Nel frattempo, la ripresa del settore è prevista solo per il 2022 e il Decreto Rilancio scontenta tutti gli operatori del turismo, compresi tour operator e agenzie.
Un Paese intero che vuole andare in vacanza. Ma non sa quando e come potrà farlo. Nel frattempo, la ripresa del settore è prevista solo per il 2022 e il Decreto Rilancio scontenta tutti gli operatori del turismo, compresi tour operator e agenzie.Tra le misure previste dal Decreto Rilancio c’è il bonus vacanze, destinato a chi prenota viaggi e soggiorni in Italia dal 1° luglio al 31 dicembre 2020: un aiuto di 500 euro per le famiglie di almeno tre persone, 300 per le coppie e 150 per i single, con un Isee non superiore a 40 mila euro, erogato all’80% come sconto sul prezzo della vacanza e al 20% in forma di detrazione fiscale.
Un tentativo di rilanciare il turismo, che però è riuscito a scontentare tutti: gli albergatori, a cui toccherà anticipare il costo della villeggiatura; le multinazionali dell’intermediazione come Booking, Expedia e Airbnb, dato che «il pagamento del servizio deve essere corrisposto senza l’ausilio […] di soggetti che gestiscono piattaforme o portali telematici diversi da agenzie di viaggio e tour operator»; le agenzie di viaggio e i tour operator stessi, che avrebbero preferito una soluzione diversa, come ci spiega Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi, con cui abbiamo anche parlato degli scenari futuri del turismo organizzato.
Assoviaggi ha espresso insoddisfazione nei confronti del Decreto Rilancio. Ci può spiegare il motivo?
«Il decreto prevede uno stanziamento di 25 milioni di euro a favore di agenzie di viaggio e tour operator. Stiamo parlando, in totale, di circa 11 mila imprese. Si tratta di una cifra molto bassa, giusto qualcosa per farci stare zitti. Purtroppo il Decreto Rilancio non guarda al turismo come fa con altri comparti, come industria e commercio».
Eppure stiamo parlando di un settore importantissimo per l’economia italiana.
«Settore che, in breve tempo, ha perso tutto il volume d’affari del 2020 e dei primi mesi del 2021: il nostro Paese ha vissuto un periodo di estrema confusione e al momento non ha le certezze che si possono trovare, per esempio, in Germania o Austria. Il turismo vive di largo anticipo e largo posticipo: il Decreto Rilancio, con il tempo necessario per l’attuazione, nasce già obsoleto».
Tra le misure previste del decreto c’è appunto il bonus vacanze. Perché non piace?
«Ha un grosso limite: potrebbe non essere accettato dalle strutture ricettive, dato che toccherebbe all’imprenditore anticipare il contributo. Al posto del bonus vacanze, che avrà effetti limitati a causa dell’importo e della tipologia dell’intervento, avevamo proposto di considerare un credito d’imposta pari al 19% su qualsiasi prenotazione in agenzia, qualora avesse previsto un pacchetto tutto italiano: volo, albergo, guida, entrata nei musei, etc. In generale dubito che i due miliardi messi a bilancio per bonus vacanze saranno utilizzati».
Il bonus esclude piattaforme come Booking e Airbnb. Gli italiani che vorranno viaggiare nel 2020 si affideranno più alle agenzie e meno al fai da te rispetto al passato?
«In realtà si tratta di un trend già evidenziato da una ricerca effettuata nel 2019 dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano. Confidiamo che nel 2020 possa essere confermato: aiuterebbe le imprese italiane e i suoi dipendenti. Come io andrò più volentieri a prendere il caffè al bar e a mangiare in trattoria, magari gli italiani faranno lo stesso in ambito turistico, facendo girare l’economia del Paese».
La stagione turistica 2020 è andata. Il settore quando tornerà alla normalità?
«Dipenderà molto da come il Paese uscirà dalla pandemia. Sicuramente occorre organizzare la ripartenza in modo preciso, oculato e chiaro. Per quanto riguarda il turismo outgoing, i primi cenni di ritorno alla normalità non arriveranno prima dell’autunno, se non a fine anno. Per l’incoming, l’eventuale ripresa ci sarà nel 2021».
Per turismo di una volta, insomma, ci sarà da aspettare fino al 2022?
«Esatto. Se le cose andranno bene, il volume raggiunto nel 2019 non si vedrà prima del 2022. Una batosta profonda per un settore che ha già vissuto crisi causate da terrorismo, conflitti e catastrofi naturali, ma nessuna capace di entrare nelle radici del sistema come questa. Comunque, appena ci saranno regole chiare e possibilità di viaggiare anche all’estero, gli italiani torneranno a viaggiare. La voglia di partire e ripartire è tanta, come dimostrano le tante telefonate con richieste di chiarimenti fatte alle agenzie, che hanno riaperto il 18 maggio».
Proviamo a immaginare il futuro. Cambierà il modo di andare in vacanza?
«Come la pandemia ci ha abituato a usare i mezzi di comunicazione per lavorare, sto pensando allo smart working, ci ha abituato anche a preferire i luoghi meno affollati. È un’eredità destinata a rimanere: le mete meno battute diventeranno le più ricercate».
E per quanto riguarda i servizi?
«I buffet come li conosciamo, ad esempio, sono destinati a scomparire. Diventerà invece di primaria importanza, addirittura un elemento di marketing, la sanificazione degli ambienti. Si tratta di qualcosa che altri Paesi stanno già applicando e che noi invece faremo in ritardo: in Portogallo, destinazione che stava facendo passi da gigante prima della pandemia, il marchio ‘Clean & Safe’ distingue le attività turistiche che assicurano il rispetto dei requisiti di igiene e pulizia per la prevenzione del Covid-19».
I turisti bloccati a bordo delle navi sono entrati nell’immaginario collettivo. Addio crociere?
«Le crociere erano arrivate a interessare grandi segmenti di mercato: non erano più, per intenderci, solo un modo per festeggiare i 50 anni di matrimonio. Di sicuro deve cambiare l’approccio alla crociera o altrimenti il settore non reggerà. Le meganavi da 4 mila cabine non potranno più navigare a ‘pieno carico’».
I vacanzieri, se possibile, preferiranno raggiungere le varie destinazioni con mezzi propri?
«All’inizio credo che, escludendo le isole, gli italiano preferiranno viaggiare in autonomia, in auto. Poi, una volta che le compagnie avranno adottato le giuste procedure di sicurezza, torneranno a volare come prima».