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Dark tourism: il Regno Unito

Londra, città del serial killer più famoso di sempre, è una meta obbligata per i dark tourist. Ma tra Inghilterra e Scozia vale la pena visitare anche una scogliera e un ponte, tristemente celebri per i tanti suicidi.

Londra, città del serial killer più famoso di sempre, è una meta obbligata per i dark tourist. Ma tra Inghilterra e Scozia vale la pena visitare anche una scogliera e un ponte, tristemente celebri per i tanti suicidi.

Stati Uniti, Messico, Colombiaex URSS, IndiaGiappone. Il giro del mondo pensato per turisti del macabro ‘organizzato’ da DeAbyDay fa questa volta tappa in Europa, nel Regno Unito. Per la precisione in Inghilterra e in Scozia, dove la parola d’ordine è ‘morte’. Di essere umani e animali. Cercata oppure subita per mano di altri.

A LONDRA, SULLE ORME DI JACK LO SQUARTATORE

Impensabile volare in Inghilterra, soggiornare a Londra e ignorare i luoghi in cui Jack Lo Squartatore uccise cinque donne. Stiamo pur sempre parlando di uno dei serial killer più celebri della storia, probabilmente quello maggiormente impresso nell’immaginario collettivo, nonostante a distanza di 131 anni la sua identità rimanga misteriosa. Conosciamo invece i nomi delle sue cinque vittime, sgozzate e mutilate nell’allora malfamate vie di Whitechapel e Spitalfields tra il 31 agosto e il 9 novembre 1988. Si chiamavano (in ordine cronologico) Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes, Mary Jane Kelly: tutte povere, alcolizzate e (probabilmente) prostitute. Jack The Ripper quasi decapitò ed eviscerò Mary Ann Nichols in Buck’s Row, di fronte (ironia della sorte) a uno dei tanti mattatoi del quartiere: la via oggi si chiama Durward Street. Poco più di una settimana dopo stessa sorte toccò ad Annie Chapman, trovata senza vita da un fattorino nel cortile al numero 29 di Hanbury Street. Il 30 settembre il serial killer colpì due volte: in Berner Street, oggi Henriques Street, uccise la prostituta svedese Elizabeth Stride, mentre in Mitre Square fece scempiò del corpo di Catherine Eddowes. La sua ultima vittima ‘ufficiale’ fu Mary Jane Kelly, uccisa nel letto della sua camera in affitto al 13 di Miller's Court (oggi non esiste più, bisogna ‘accontentarsi’ di Whites Row). Il corpo era praticamente irriconoscibile e per questo il suo è considerato l’assassinio più orribile. Le cinque location si possono visitare una dietro l’altra con una passeggiata di quattro km, anche dopo il calare delle tenebre: un tempo malfamate, le vie in cui Jack Lo Squartatore mieteva le sue vittime sono oggi al contrario piuttosto ‘in’.

Foto: efart © 123RF.COM

UNA VISITA AL PROMONTORIO DEI SUICIDI AFFACCIATO SULLA MANICA

Beachy Head sarebbe un posto bellissimo, se non fosse per la fama davvero macabra che la precede. Questo promontorio calcareo situato sulla costa meridionale dell'Inghilterra non è conosciuto solo per il suo caratteristico faro, comparso tra l’altro nel film Quadrophenia, ma anche per il grande numero di persone che l’hanno scelta per mettere fine alla propria vita, gettandosi dalla scogliera. Che, con i suoi 162 metri sul livello del mare, è la più alta di tutta la Gran Bretagna. Qui il vento soffia sempre, ma il suo in certi giorni è l’unico suono che è possibile udire, passeggiando lungo la falesia. Il mare che sembra infinito da una parte, colline che si estendono a vista d’occhio dall’altra: la tranquillità di Beachy Head diventa inquietante, pensando a tutte le persone passate da qui, e mai tornate indietro. Soprattutto dopo aver letto i cartelli disseminati lungi la strada e alle fermate degli autobus, che invitano le persone a ripensarci e a chiamare qualcuno che possa aiutarle, o essersi imbattuti nella squadra di volontari che pattuglia la zona 24 ore su 24, con tanta buona volontà. C’è chi sostiene che i suicidi siano in calo, ma potrebbe essere solo una (buona) diceria. Basti pensare che a giugno del 2018, nel giro di poche ore, sotto la scogliera di Beachy Head furono recuperati ben cinque cadaveri.

Fyvie Castle - Foto: John Holmes © 123RF.COM

IN SCOZIA, PER ATTRAVERSARE UN PONTE MALEDETTO

I dark tourist possono volare in Scozia per visitare i campi nei pressi di Invernerss in cui il 16 aprile 1746 si svolse la Battaglia di Culloden, che vide i sostenitori di Carlo Edoardo Stuart sconfitti dalle forze lealiste comandate dal Duca di Cumberland, soprannominato ‘Il Macellaio’ per repressione portata poi avanti nei confronti dei giacobiti. Oppure possono esplorare le Highlands e i suoi castelli abitati da fantasmi (suggeriamo Fyvie Castle, oppure le rovine di Baldoon Castle), o magari visitare Mary King's Close, il vicolo più infestato di Edimburgo. La meta per veri cultori del dark tourism è però un’altra: l’Overtoun Bridge, ponte ad arco costruito a fine Ottocento a pochi km dal centro di Dumbarton. Il motivo? L’alto numero di cani che hanno scelto di ‘suicidarsi’ gettandosi da qui, trovando la morte sulle rocce sottostanti dopo un volo di 15 metri. Il fenomeno, già inspiegabile, diventa ancor più inquietante perché (pare) che tutti i cani si gettino esattamente dallo stesso punto del ponte. Forse una spiegazione c’è, e non è che migliori le cose: il ponte di Overtoun sarebbe uno di quei luoghi in cui, secondo le antiche credenze celtiche, il regno dei vivi incontra quello dei morti. E i cani, particolarmente sensibili, quando lo attraversano sarebbero talmente spaventati da gettarsi di sotto. Fatto sta che, dal 1950 ad oggi, dal ponte si sarebbero buttati 600 cani (all’inizio soprattutto Collie). Non solo: come se non fosse abbastanza, nel 1994 un uomo ha gettato il proprio figlio neonato dal ponte perché credeva che fosse l'incarnazione del diavolo.

Foto apertura: pytyczech© 123RF.COM