L’idea di censura può sembrarci medievale, eppure l’indice dei libri proibiti esisteva fino a pochi decenni fa. E si è abbattuto anche su autentici capolavori della letteratura.
L’idea di censura può sembrarci medievale, eppure l’indice dei libri proibiti esisteva fino a pochi decenni fa. E si è abbattuto anche su autentici capolavori della letteratura.Un libro può essere visto come una minaccia? La risposta più istintiva, e più logica, è no: la cultura ha sempre diritto di esistere. Anche quando sfida apertamente le convenzioni della cultura dominante, anche quando ci deride, anche quando porta avanti tesi che ai nostri occhi appaiono inaccettabili. Eppure, questa consapevolezza non è scontata. Potrà sembrarci strano pensare a libri censurati in America o in Italia, ma la verità è che per secoli – arrivando fino ai giorni nostri – i libri ritenuti “scomodi” sono stati messi al bando. I titoli da citare sarebbero centinaia, ma ne abbiamo selezionati alcuni che ci sembravano particolarmente significativi. Scommettiamo che ce ne sono alcuni che proprio non ti aspettavi!
Decameron di Giovanni Boccaccio (1349-1353 circa)
L’espediente narrativo del Decameron di Giovanni Boccaccio lo conosciamo: dieci giovani si rinchiudono in una casa di campagna per sfuggire alla peste nera e trascorrono il tempo raccontandosi novelle che non mancano di umorismo, descrizioni realistiche e allusioni sessuali considerate dissolute per l’epoca. Non stupisce dunque che il Decameron finisca nell'Indice dei libri proibiti voluto da Papa Paolo IV Carafa nel 1559.
Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam (1511)
“Qualsiasi cosa siano soliti dire di me i mortali, e infatti non sono così sciocca da non sapere quanto si parli male della follia anche da parte dei più folli, tuttavia sono io, io sola, ve lo posso garantire, che ho il dono di riuscire a rallegrare gli dèi e gli uomini.” L’hai riconosciuto? È l’incipit dell’Elogio della follia, un’opera dichiaratamente satirica che Erasmo da Rotterdam inizialmente non pensa nemmeno di pubblicare. Per le sue posizioni anticonformiste e coraggiose, questo grande intellettuale si scontra sia con la Chiesa cattolica sia con Lutero. E tutte le sue opere finiscono al rogo.
Il principe di Niccolò Machiavelli (1513)
Nell’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa figura anche Il principe di Niccolò Machiavelli, celeberrimo trattato di dottrina politica un po’ troppo cinico per i tempi. In particolare, fa scalpore la concezione di una religione come instrumentum regni, cioè come mezzo di cui il principe dispone per mantenere il consenso da parte del popolo. Machiavelli accusa la Chiesa di non aver fatto propria questa missione, anzi, di essere la causa della mancata unità nazionale italiana.
Dialogo sopra i due massimi sistemi di Galileo Galilei (1634)
Da un lato Simplicio, portavoce del sistema aristotelico-tolemaico che vuole la Terra al centro dell’universo; dall’altro lato Filippo Salviati, difensore della teoria copernicana; e poi Giovanni Sagredo, un nobile veneziano di grande cultura che impersona il lettore. È la trama di Dialogo sopra i due massimi sistemi, opera di Galileo Galilei tanto cruciale per la scienza quanto invisa agli ordini ecclesiastici, che a giugno 1633 la proibiscono e costringono Galileo all’abiura.
I miserabili di Victor Hugo (1862)
Il primo elenco dei libri proibiti è l’Indice paolino del 1559, un’epoca dalla quale ci possiamo aspettare una buona dose di oscurantismo. Ma sapevi che nei secoli è stato aggiornato decine di volte, per poi essere cancellato definitivamente soltanto nel 1966, a seguito del Concilio Vaticano II? Nel 1864 ci finisce anche I miserabili, il capolavoro di Victor Hugo.
Gli indifferenti di Alberto Moravia (1929)
Tra i libri censurati ce n’è anche uno che in Italia ha fatto un pezzo di storia della letteratura contemporanea. Stiamo parlando de Gli indifferenti, romando che riscuote un clamoroso successo di pubblico ma per contro viene messo all’indice insieme all’opera omnia del suo autore, Alberto Moravia, professatosi convintamente ateo.
1984 di George Orwell (1949)
Abbiamo parlato tanto di Chiesa, ma un’opera letteraria può dare fastidio anche per motivi politici. È il caso di 1984 di George Orwell, uno dei capolavori del Ventesimo secolo, un romanzo distopico che fa riflettere sulle conseguenze del totalitarismo dipingendo un futuro in cui la sorveglianza di massa non lascia scampo. L’Unione sovietica (a cui era ispirato) lo ha censurato per quarant’anni, dal 1950 al 1990, e più di recente (nel 2022) anche la Bielorussia di Lukashenko ne ha vietato la circolazione.
Il secondo sesso di Simone de Beauvoir (1949)
Lo chiamano “il testo sacro del femminismo”, perché mette nero su bianco le circostanze storiche che hanno portato a credere che le donne siano inferiori e che il loro posto sia la famiglia. E perché spiega chiaramente che la parità dei sessi è il presupposto per un mondo più libero, sia per gli uomini sia per le donne. Stiamo parlando di Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, messo all’indice nel 1956 con un editto vaticano.
I versi satanici di Salman Rushdie (1988)
I versetti satanici sono alcuni versi del Corano che menzionano le tre divinità pagane della Mecca (Allāt, Al-Uzza e Manāt); a loro è ispirato I versi satanici, romanzo in cui Salman Rushdie rivisita in chiave romanzata l’episodio dell’ispirazione di Maometto. Una scelta ardita che gli è valsa una fatwā dell’ayatollah Khomeyni e ripetute minacce di morte che lo costringono a vivere sotto protezione e trasferendosi continuamente. Nel 2022 Rushdie è vittima di un attentato, a seguito del quale perde un occhio e alcune dita della mano.
Foto copertina: Freddy Kearney/Unsplash