Ha presentato al Festival di Venezia il suo The Perfect Candidate, film incentrato sulle rigide differenze di genere.
Ha presentato al Festival di Venezia il suo The Perfect Candidate, film incentrato sulle rigide differenze di genere.Ottava di dodici figli, figlia di un poeta, Haifaa al Mansour è riuscita a ritagliarsi uno spazio importantissimo nella storia dell'Arabia Saudita, diventandone la prima regista donna. Certo, la sua posizione non è facile. Osannata dalla gente del suo ambiente, è continuamente ostracizzata dai sostenitori dell'ortodossia religiosa.
Photo by Alberto PIZZOLI / AFP
Tuttavia lei, donna contro gli stereotipi, si lascia scivolare tutto addosso e continua a fare film che raccontano anche le donne del suo Paese, le loro vite spesso invisibili, sfilando sui red carpet occidentali.
The Perfect Candidate è il film in gara al Festival del Cinema di Venezia, girato da Haifaa al Mansour.
La trama del film
Maryam (Mila Al Zahrani) è una giovane e ambiziosa dottoressa che lavora in una piccola clinica in Arabia Saudita. Le sue qualifiche possono molto poco davanti ai colleghi maschi e ai pazienti, di cui deve ogni giorno guadagnarsi il rispetto. Un problema con i documenti le impedisce di andare a Dubai per un convegno. In quell'occasione scopre il modulo di candidatura per le elezioni cittadine e decide di partecipare.
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Tutto ciò avviene mentre suo padre è all'estero per la prima serie di concerti pubblici autorizzati dall'Arabia Saudita dopo decenni. Maryan e le sorelle lavorano sodo alla campagna elettorale e lei si ritrova testa a testa con il suo sfidante, uomo naturalmente.
Chi è Haifaa al-Mansour
Nata il 10 agosto 1974, Haifaa al-Mansour è una regista e sceneggiatrice saudita. Con i suoi cortometraggi e documentari la prima regista donna dell'Arabia Saudita ha influenzato una vasta gamma di registi esordienti e non in patria.
Ovviamente Haifaa non ha solo sostenitori. I suoi detrattori nel Regno saudita sono molti, a causa dei temi tabù trattati nei suoi lavori. Tra questi, la tolleranza, i pericoli dell'ortodossia e la restrittiva cultura araba.
Photo by Alberto PIZZOLI / AFP
Ottava di dodici figli del poeta Abdul Rahman Mansour, fu proprio suo padre a farle vedere i primi film attraverso dei video. Ha frequentato l'Università Americana del Cairo e conseguito un Master di regia presso l'Università di Sydney. Sposata con un diplomatico americano ha vissuto in Bahrein per alcuni anni con i loro due bambini.
I suoi lavori
Dopo aver esordito con i cortometraggi Who?, The Bitter Journey, e The Only Way Out, ha firmato il documentario Women Without Shadows, che ha a che fare con le vite invisibili delle donne in Medio Oriente. Arriva ai BAFTA 2014 con il film La bicicletta verde. Tra i suoi film più famosi anche in Occidente, c'è Mary Shelley - Un amore immortale con Elle Fanning.
Secondo quanto dichiarato da Haifaa al-Mansour la questione femminile non era la sua priorità nel fare cinema. Ma il tempo e la necessità di parlare di questo argomento, l'ha messo al centro della sua opera. Ad esempio, sia Who? che Women Without Shadows parlano dell'uso dell'abaya, un indumento femminile indossato dalle donne del Golfo Persico.
Dopo ogni suo lavoro le lettere d'odio e le critiche che l'accusano di essere ostile alla sua cultura e alla religione in generale, arrivano puntuali. Ma lei respinge tutto al mittente e tira dritto, verso la camera da presa e il successo.
Foto di apertura: AFP PHOTO / GERARD JULIEN