Joaquin Phoenix, "il più grande attore vivente", a detta di Todd Phillips, dà vita a uno Joker che incanta e commuove.
Joaquin Phoenix, "il più grande attore vivente", a detta di Todd Phillips, dà vita a uno Joker che incanta e commuove.«Non ero sicuro di essere in grado di farla. Avevo paura che suonasse falsa, ridicola» - confessa Joaquin Phoenix, magnifico Joker nella versione di Todd Phillips, Leone d'oro a Venezia 2019 e due premi Oscar: uno conquistato da Phoenix come miglior attore protagonista e l'altro per la migliore colonna sonora di Hildur Guðnadóttir. «La mia risata è stata sottoposta a delle vere e proprie audizioni – continua – Todd voleva che fosse dolorosa, che lasciasse trasparire tutto il male che stava facendo al personaggio». Gli fa eco Phillips: «Abbiamo sviluppato 3-4 risate di Joker, diverse a seconda delle situazioni, fino ad arrivare al riso finale, che è di vera gioia».
Joaquin Phoenix e Todd Phillips assieme al Festival di Venezia - Photo by Alberto PIZZOLI / AFP
Il ghigno straziante di Arthur Fleck scandisce i ritmi di una delle versioni cinematografiche più belle mai viste del celebre cattivo di Gotham City (nelle sale italiane il 3 ottobre). Il Joker pagliaccio di Philipps ride. Ma ride perché sta male. Ride ogni volta che subisce un torto. Ogni volta che si sente a disagio. E a guardarlo ridere così, si soffre. Perché il riso di Arthur Fleck è un riso che sa di pianto. "Mi chiami Happy, ma non sono mai stato felice una volta nella mia vita", confessa alla madre, Penny (interpretata dalla malinconica e cadente Frances Conroy di Six Feet Under e American Horror Story).
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Nelle pieghe sonore della sua risata involontaria e incontrollabile si nascondono anni di abusi e di disagi, i colpi bassi di una società che lo trascina fino ad un punto di non ritorno. Fino alla dissociazione e alla pazzia. Fino alla trasformazione da emarginato invisibile agli occhi dei più a malvagio clown dai capelli verdi e dalle labbra rosso sangue.
È dimagrito molto, Phoenix, per interpretare Joker. E il suo corpo scavato, incurvato, emaciato, nervoso, ossuto, sembra fatto apposta per incarnare un personaggio fatto di ombre, ma anche di bagliori di luce: «A me piace la luce di Arthur – dichiara Phoenix – non solo il suo tormento, ma anche la sua gioia, la sua lotta per la felicità. Ci ho lavorato per 8 mesi provando a rendere il passaggio tra chi era Joker prima e chi è diventato dopo. Non avevo mai interpretato un personaggio simile. Fino all'ultimo giorno di riprese ho continuato a scoprire delle nuove cose su di lui. Mai successa una cosa così» .
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Joker al cinema ha avuto molti volti. Da Cesar Romero (Batman, 1966), rimasto nella leggenda perché rifiutò di tagliarsi i baffi, ben visibili sotto il cerone, per esigenze di copione, al superbo Jack Nicholson col suo inconfondibile ghigno malvagio (Batman, 1989), fino ad arrivare a Heath Ledger, che ne Il cavaliere Oscuro di Nolan riesce a darne un'interpretazione ancora più memorabile di quella di Nicholson.
Ma non l'avevamo mai visto un Joker così. Così diverso, così fragile, così umano.
Grazie alla sua magnifica interpretazione in Joker Phoenix, “il più grande attore vivente”, a detta di Philipps, ha vinto il suo primo l'Oscar.
L'eco della sua risata vi risuonerà a lungo nelle orecchie ...