Cinquecento anni fa veniva data alle stampe l’opera simbolo del Rinascimento Italiano “L’Orlando furioso”: una mostra a Ferrara ne celebra l’anniversario.
Cinquecento anni fa veniva data alle stampe l’opera simbolo del Rinascimento Italiano “L’Orlando furioso”: una mostra a Ferrara ne celebra l’anniversario.“Orlando Furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi” è la mostra visitabile dal 24 settembre 2016 all’8 gennaio 2017 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Con questa mostra che raccoglie manoscritti, dipinti e oggetti preziosi, la città estense celebra il poeta in occasione del 500mo anniversario della prima stampa dell’"Orlando Furioso".
Era infatti il 22 aprile 1516 quando, nella bottega tipografica ferrarese di Giovanni Mazzocchi, venne dato alle stampe “L’Orlando furioso”, considerata l’opera simbolo del Rinascimento italiano.
La mostra, curata da Guido Beltramini e Adolfo Tura, unisce in un’esposizione unica oggetti rari di vario tipo e diversi capolavori del periodo firmati da Andrea Mantegna, Raffaello,Tiziano e Leonardo.
Sono inoltre esposti oggetti curiosi, familiari per l’Ariosto ma sconosciuti ai giorni nostri, come ad esempio un olifante proveniente da Tolosa, cioè uno strumento che serviva come oggetto da richiamo e che la leggenda vuole sia il corno che Orlando fece risuonare nella storica battaglia di Roncisvalle.
Tra i tanti dipinti in mostra vale la pena ricordare “Melissa” di Dosso Dossi e “Il baccanale degli Andrii” di Tiziano, ma anche pezzi importanti, frutto di prestiti notevoli, come “Minerva che scaccia i Vizi dal Giardino delle Virtù” di Andrea Mantegna proveniente dal Museo del Louvre di Parigi, “La liberazione di Andromeda” di Piero di Cosimo o il “Gattamelata” di Giorgione, entrambi provenienti dagli Uffizi.
I visitatori della mostra potranno anche ammirare gli spartiti di canzoni e lettere come quella scritta da Isabella d’Este a Ippolito d’Este nel 1507, proveniente dall’archivio di stato di Modena e importanti manoscritti provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano e dalla British Library.
Foto @ladante.it