In scena all’Hangar Bicocca Double Bind & Around, la prima mostra monografica dedicata a Juan Munoz, artista spagnolo scomparso nel 2001.
In scena all’Hangar Bicocca Double Bind & Around, la prima mostra monografica dedicata a Juan Munoz, artista spagnolo scomparso nel 2001.Lo spazio milanese Hangar Bicocca presenta in Italia, uno dei più importanti protagonisti della scultura contemporanea degli ultimi due decenni del Novecento: Juan Munoz.
La mostra "Double Bind & Around", curata da Vicente Todolì e ospitata nei 5.300 metri quadrati delle Navate di HangarBicocca, sarà visitabile fino al 23 agosto.
Il progetto espositivo comprende 5 opere con oltre 100 figure scultoree, uomini monocromatici che si espandono nell’ambiente provocando un coinvolgimento emotivo forte. Esposti molti lavori importanti dello scultore spagnolo Juan Munoz, la cui opera più celebre è "Double Bind", si potranno ammirare:
- The Wasteland (1986)
- Waste Land (1986)
- Ventriloquist Looking at a Double Interior (1988-2000)
- Conversation Piece, Dublin (1994)
- The Nature of Visual Illusion (1994-1997)
- Many Times (1999)
L'installazione Double Bind costituisce la più importante creazione dell'artista, deceduto a 48 anni nel 2001, pochi mesi dopo la sua realizzazione. Double Bind è stata adattata a volumi verticali dell’Hangar Bicocca ed è costituita, oltre che dai gruppi scultorei, anche da una serie di scenari oscuri e da elementi architettonici che giocano sul contrasto tra realtà e illusione.
Il visitatore, al livello superiore, gode della visione di una superficie con giochi illusori forme geometriche e buchi mentre al livello inferiore, ammira le figure scultoree, da sole o in gruppo, bloccate nei loro atteggiamenti.
Juan Munoz, cresciuto nella Madrid ancora franchista e fuggito prima in Inghilterra e poi a New York, ha mantenuto sempre una forte predilezione per il gusto teatrale spagnolo per la rappresentazione, senza tuttavia cedere a barocchismi ma impiegando pochi colori e materiali semplici, non a caso lo scultore frequentò l'ambiente dell'Arte Povera.
Foto www.artribune.com