A due anni dalla legge che obbliga i Comuni a dotarsi dei piani d’emergenza comunali qual è la situazione? I risutalti in una ricerca di Save the Children
A due anni dalla legge che obbliga i Comuni a dotarsi dei piani d’emergenza comunali qual è la situazione? I risutalti in una ricerca di Save the Children'Piano di emergenza comunale. Tu lo sai cos'è?', più o meno è questa la domanda che è stata posta agli italiani in una ricerca commissionata da Save the Children per verificare qual è la situazione in Italia a due anni dall'entrata in vigore della Legge n.100 del 12 luglio 2012, che imponeva ai Comuni italiani di dotarsi di un Piano di emergenza in caso di calamità naturali o disastri.
La legge 100 del 12/7/2012 comprendeva il riordino del sistema nazionale di Protezione civile, all'indomani del terremoto in Emilia Romagna. Tra le disposizioni prevedeva l'obbligo per i Comuni di dotarsi dei Piani d'emergenza comunali entro 90 giorni dall'entrata in vigore della stessa
Preoccupanti i risultati della ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children : Solo il 17% degli italiani – 14% in caso di minori (tra i 13 e i 18 anni) – ritiene di avere piena padronanza delle misure e dei comportamenti da attuare in caso di rischio connesso a calamità naturali o a disastri prodotti dall’uomo.
Un po’ meno della metà degli intervistati in entrambi i gruppi (42% e 45% rispettivamente) crede di avere cognizioni accettabili.
- Ma oltre il 40% non saprebbe come comportarsi in caso di emergenza.
Il 74% dei ragazzi e il 61% degli adulti non sa cosa sia un Piano di Emergenza Comunale, mentre il 50% degli adulti e 61% dei ragazzi non sa se il proprio Comune ne è dotato.
La ricerca, intitolata “I rischi naturali e il piano di emergenza dei Comuni” intanto mette in evidenza che dopo due anni dall'entrata in vigore della nuova Legge, il 23% dei Comuni italiani non ha ancora provveduto a mettersi in regola.
Ma il dato più incredibile è che tra questi sono tanti proprio i Comuni dei territori a maggior rischio sismico.
Secondo quanto ha spiegato Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children: “Dalla ricerca che abbiamo effettuato emerge un altro elemento che richiede un intervento immediato: anche ove i piani esistono, non vi è un’equivalente consapevolezza e il possesso di adeguate informazioni in merito da parte dei cittadini."
Tra le altre cose i Piani di Emergenza Comunale devono indicare quali sono le aree sicure dove la popolazione deve raccogliersi in caso di un'emergenza.
- La ricerca ha messo in luce che il 79% degli adulti e il 74% dei ragazzi non saprebbe dove individuarle sul territorio del Comune di residenza, e solo 1 adulto su 5 e 1 ragazzo su 4 saprebbe dove andare.
Il 40% sia di genitori che figli esprime forte il bisogno di ricevere informazione e formazione su come comportarsi in caso di emergenza (la percentuale degli adulti si alza al 47% nei piccoli centri).
- Per ricevere maggiori informazioni sui comportamenti da tenere in contesti emergenziali, il 67% dei genitori ripone la propria fiducia nel sistema di Protezione Civile e il 50% in particolare nei Vigili del Fuoco, seguiti dal Comune di residenza (20%) e le organizzazioni di volontariato (11%)
- Alcune amministrazioni comunali hanno affiancato alla pubblicazione del Piano di emergenza comunale sul proprio sito, iniziative di comunicazione vere e proprie, ma occorre fare molto di più perchè le informazioni vanno anche spiegate, chiarite nel modo più dettagliato possibile. Un esempio sono le prove di evacuazione che si realizzano in molte scuole - però non in tutte - attraverso le quali bambini e ragazzi imparano praticamente come mettersi in salvo e cosa fare in caso di emergenza
Ha aggiunto Raffaella Milano: “È da apprezzare l’impegno di quei Comuni che in questi due anni hanno promosso tra i cittadini la conoscenza dei piani, tuttavia è di fondamentale importanza che tutti i Comuni si dotino di questo strumento, che lo aggiornino e che promuovano Campagne di sensibilizzazione per informare la popolazione sui contenuti del Piano Comunale di emergenza, quali ad esempio lo scenario di rischio relativo al territorio, la segnaletica per le aree di raccolta della popolazione e le modalità attraverso le quali vengono diffusi allarmi e informazioni.”
Save the Children, che tra le sue specificità ha proprio l'attività di Advocacy, cioè di 'sollecitazione' alle Istituzioni dei provvedimenti necessari a tutela dell'infanzia, raccomanda che anche nella stesura dei Piani di Emergenza Comunali si tenga conto dei diritti e degli specifici bisogni di bambini e adolescenti in tutte le fasi di pianificazione (mappatura dei servizi presenti sul territorio, coordinamento all’interno delle diverse funzioni previste nella gestione dell’emergenza: assistenza alla popolazione, sanità e assistenza sociale, volontariato, servizi essenziali ed attività scolastiche).
- A questo scopo Save the Children sta lavorando per promuovere una pianificazione d’emergenza “a misura di bambino” . Tale iniziativa si inserisce all’interno di un percorso già avviato insieme ad alcuni partner: Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia) SISST (Società italiana per lo studio dello stress traumatico), Pediatria per l’emergenza e Cittadinanzattiva, e che mira alla costituzione di un network per la tutela e la protezione dei bambini coinvolti in situazioni di emergenza