Gioco e corretto sviluppo del bambino: i consigli della psicologa per imparare a giocare correttamente col bebè fin dai primi mesi.
A domanda… risposta
Perché il gioco è così importante per il bambino?
Perché attraverso il gioco si prepara a vivere. È il modo in cui acquisisce le conoscenze e le esperienze che gli serviranno per affrontare la vita.
Quando si parla di conoscenze, cosa s’intende? Che differenza c’è con le competenze?
Attraverso il gioco il bambino amplia la conoscenza del mondo esterno a sé, perché sperimenta lo spazio, l’ambiente e la relazione con gli altri; ma impara anche a conoscere il suo mondo interiore, così ricco di emozioni, pensieri e fantasia. Questa conoscenza lo aiuta a identificare il “sé” e a rapportarlo con il mondo circostante.
Acquisisce anche delle competenze, ossia delle abilità, delle capacità motorie o mentali.
Perché i bambini piccoli tendono a mettere tutto in bocca?
Per il bambino il contatto primario è orale, avviene attraverso la bocca. È con la bocca che conosce la mamma (allattamento, azione della suzione...) e quindi per conoscere un nuovo oggetto lo mette in bocca. Per questo motivo è importante assicurarsi che i giochi a questa età siano prodotti nel rispetto di tutte le norme di sicurezza (che non riguardano solo le parti piccole, ma anche i colori) e rispettare le regole igieniche per la loro conservazione.
Perché il bambino tende a imitare l’adulto? È giusto lasciarglielo fare?
Attraverso l’imitazione il bambino impara gesti, parole, emozioni e si relaziona con il mondo. Impara cioè a vivere. Non solo, è proprio grazie all’imitazione che forma la sua identità, ossia il riconoscersi e l’essere riconosciuto.
Perché quando si è bambini si gioca a “facciamo finta che…”?
Questo tipo di gioco, che i bambini iniziano spontaneamente a fare a partire dai 12 mesi, è detto “simbolico”. Vale a dire che nel gioco viene trasferito il mondo reale e portato a una dimensione adatta al bambino. È come se il bambino stesse compiendo le “prove generali” per affrontare la vita. Gli è utile per esplorare e conoscere il mondo, per vivere le paure, le ansie, i desideri e le fantasie.
Mio figlio non va a dormire se non ha la sua copertina preferita. Posso stare tranquilla?
Sì, è naturale che il bambino scelga un oggetto preferito, di solito caldo e morbido (pupazzetto, peluche, coperta...) per i momenti in cui si deve allontanare dalla mamma. Gli serve a vivere la separazione e il senso di perdita. Il sonno è un’interruzione della relazione con il genitore, un momento di distacco forte, per questo motivo il bambino ha bisogno di trasferire su un oggetto il calore, la morbidezza e la sicurezza che la mamma gli dà. Per questo motivo quell’oggetto viene definito “transizionale”.
Gioco volentieri con mia figlia, ma dopo un po’ io mi stanco...
È naturale che un adulto faccia fatica a seguire e farsi coinvolgere nei giochi dei bambini piccoli, e questo non può che essere un bene, perché dà al gioco stesso un senso.
Autore
Gaia Melotti
Regia
Claudio Lucca
Valeria Spera
Producer
Gaia Melotti
Interpreti
Burak Ortahamamcilar
Paola Panigas
Emma Pellizzari
Giuliano Pellizzari
Maia Pellizzari
Mishia Pellizzari
Operatori
Claudio Lucca
Silvia Pezzulo
Valeria Spera
Montaggio
Gaia Melotti
Fabrizio Parisi per Studio Effe
Esperto
Diana Jacini, psicologa e psicoterapeuta
In redazione
Laura Mauceri
Burak Ortahamamcilar
- I bambini amano molto il gioco ripetitivo in cui si creano delle aspettative. Ecco un caso tipico: si gioca facendo rimbalzare la palla a terra e riprendendola in mano; a un certo punto l'adulto attua una "violazione", per esempio nasconde la palla anziché farla rimbalzare: questo suscita una grande ilarità nel piccolo che infatti chiederà di replicare l'esperienza.
Questi giochi di ripetizioni e violazioni sono molto significativi: permettono al bambino di vivere l'attesa, di tollerare la frustrazione e anticipare la sorpresa.
- Il gioco del cucù è molto utile nei primi mesi di vita: per il bambino di questa età, infatti, esiste solo quello che compare nel suo campo visivo e proprio attraverso questo gioco impara che, invece, una persona non scompare quando non la vede più. Il gioco va ripetuto infinite volte per assicurargli che la persona torna sempre, fin quando le persone diventano presenze interiori, come gli affetti.