Il primo anno di vita del bebè è un periodo di continue scoperte e conquiste. Che emozione, poi, quando il bambino comincia ad articolare i primi suoni! La-la-la, ta-ta-ta, ma-ma-ma sono semplici suoni con i quali i neonati imparano a relazionarsi col mondo che li circonda e, soprattutto, a misurarsi con nuove capacità.
Il primo anno di vita del bebè è un periodo di continue scoperte e conquiste. Che emozione, poi, quando il bambino comincia ad articolare i primi suoni! La-la-la, ta-ta-ta, ma-ma-ma sono semplici suoni con i quali i neonati imparano a relazionarsi col mondo che li circonda e, soprattutto, a misurarsi con nuove capacità.Questo processo ha un nome ben preciso: si chiama lallazione. Non ci resta che scoprire di più a riguardo, imparando come favorirla e aiutando il bimbo a pronunciare la sua prima parolina.
Cos'è la lallazione?
Per scoprire di più su questo affascinante processo è bene cominciare dalla sua definizione. Per lallazione, infatti, si intende la cosiddetta produzione pre-linguistica del bebè, successiva alla precedente fase di semplice vocalizzazione.
Il bebè, infatti, passa dal pronunciare suoni assimilabili alle semplici vocali, alla produzione di veri e propri suoni composti, solitamente rappresentati da una consonante e una vocale. Non è errato dire che il bimbo pronuncia vere e proprie sillabe e, nel farlo, utilizza toni e tonalità diverse.
La lallazione è un processo fisiologico capace di stregare mamma e papà che, in men che non si dica, si ritrovano a "dialogare" col proprio bambino, imitandone versi, sillabe e suoni.
Quando i neonati cominciano a lallare?
Solitamente il processo della lallazione comincia dal sesto/settimo mese, protraendosi poi fino al nono-decimo, quando fanno capolino le prime paroline che tanto emozionano nonni e genitori. Mamma e papà, tuttavia, non devono allarmarsi qualora il bimbo sia in lieve ritardo sulla lallazione: ogni bebè, infatti, ha i suoi tempi e piccoli ritardi non devono essere identificati come preoccupanti.
Anche perché in questi mesi il bebè sta vivendo un periodo molto intenso a livello cognitivo, psichico e motorio: intorno al sesto mese, infatti, il neonato comincia per esempio ad avere più consapevolezza delle sue manine ed è tutto proteso ad afferrare cose e oggetti; impara a relazionarsi con il mondo in cui vive e con le persone che lo abitano, alle quali si rivolge costantemente.
Sono proprio questi i mesi in cui il bambino percepisce che è “altro” rispetto a ciò che lo circonda: la lallazione, per un neonato, è un modo efficace per stimolare reazioni negli altri, dalle quali ricava piacere e considerazione.
I genitori possono stimolare la lallazione del neonato?
Come devono comportarsi i genitori in questa fase così importante (ed emozionante)? Abbiamo parzialmente risposto a questa domanda poco fa perché, in fin dei conti, la stimolazione della lallazione è un processo naturale e fisiologico anche per mamma e papà.
Genitori, nonni e amici, infatti, solitamente "rispondono" ai primi suoni pronunciati dal bambino: li imitano, li riproducono, ne inventano di nuovi e li propongono al bambino. Il segreto, infatti, sta tutto qui: parlare col bambino, rivolgersi a lui e instaurare vere e proprie conversazioni, anche se non hanno alcun senso compiuto.
Per stimolare la lallazione e aiutare il bambino a far proprio il linguaggio, inoltre, i genitori non dovrebbero mai smettere di parlare col proprio bebè: i neonati ascoltano molto attentamente le parole degli adulti, anche se non ne capiscono ancora il significato. E ascoltare, prima di tutto, significa catalogare. Ascoltando i vostri discorsi un neonato farà propri i suoni che compongono le parole e, col tempo, imparerà a riconoscerli e ad associare loro un significato compiuto.
E ogni occasione è buona per parlare col vostro bambino: il bagnetto, il cambio del pannolino o una passeggiata all'aria aperta diventano ottime situazioni per far sentire al bebè la vostra voce, esponendolo costantemente al linguaggio.
Come abbiamo detto qualche riga fa, è altrettanto importante - qualora il vostro bambino abbia già iniziato a lallare - ripetere i suoni che emette durante il suo continuo parlottare: il bimbo, in questo modo, capirà che ha tutta la vostra attenzione e si sentirà "legittimato" a chiacchierare e "comunicare" con voi.
Oltre a ripetere i suoni già appresi, inoltre, potete introdurne di nuovi cosicché il bambino possa imitarli e farli propri.
Non solo parole, ma anche tonalità
Nessuno di noi parla con toni e tonalità costanti: questo perché il linguaggio non è composto esclusivamente da parole. A colorare il nostro modo di parlare, infatti, ci sono le tonalità, a cui sono associate intenzioni diverse.
Le parole, da sole, sono piatte: ma una stessa parola, se pronunciata con due toni differenti, può avere intenzioni differenti.
Ecco perché quando parlate col vostro bambino non dimenticate di "colorare" le vostre parole, vestendole delle intenzioni che solo toni e tonalità di voce sanno donare. Dalla felicità al rimprovero, dalla gioia alla serietà, modulare la propria voce significa insegnare al piccolo come far propria l'intenzionalità delle parole, tipica di ogni linguaggio.
Ritardi nella lallazione: quando preoccuparsi?
Qualche paragrafo fa abbiamo detto che non bisogna preoccuparsi qualora la lallazione sia in ritardo. Esiste però un limite massimo oltre il quale mamma e papà dovrebbero rivolgersi a uno specialista. Se, infatti, oltre i 12 mesi il bambino non ha ancora cominciato a lallare è opportuno indagare sulle cause del ritardo, così da intervenire per tempo e aiutare il bebè a pronunciare le prime sillabe e, poi, le prime paroline.
In questo caso ad essere indagati saranno tutti gli aspetti dello sviluppo del bambino: da quello psicomotorio a quello psicologico, dal contesto ambientale in cui vive al carattere stesso del piccolo. Il consiglio è sempre quello di affidarsi al proprio pediatra di fiducia che, visitato il bebè, saprà indirizzare mamma e papà verso lo specialista più indicato per la situazione.
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