Le "scuole speciali" non esistono più, ma il diritto all'educazione inclusiva sembra ancora lontano per i bambini con Sindrome di Down. Criticità da superare e strategie da mettere in campo.
Le "scuole speciali" non esistono più, ma il diritto all'educazione inclusiva sembra ancora lontano per i bambini con Sindrome di Down. Criticità da superare e strategie da mettere in campo.L'educazione inclusiva è un diritto umano fondamentale di ogni bambino. Ma non per tutti è garantito, nemmeno in Italia.
In occasione della Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down, il 14 ottobre, CoorDown Onlus rilancia il messaggio già promosso durante la celebrazione mondiale: "Insieme a scuola, insieme nel mondo".
Perché tutti i bambini hanno diritto a studiare e a imparare il valore della diversità.
Nel nostro Paese le scuole speciali sono state abolite oltre 40 anni fa, ma anche da noi le lezioni non sono garantite per tutti a causa della mancanza di insegnanti e supporti necessari.
Il discorso vale per tutti i bambini, da quelli normodotati a quelli con disabilità fisiche e intellettive.
Cos'è l'educazione inclusiva
Educazione inclusiva è un concetto che unisce le attività didattiche normalmente svolte al scuola con il paradigma dell'inclusione. Questo termine si differenzia da integrazione, che indica l'inserimento di persone in un dato contesto, ma senza che esse partecipino all'attività. Integrare significa anche mettere insieme un gruppo delle persone, che però andranno a svolgere attività differenti da quelle svolte dagli altri componenti.
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Inclusione, invece, riguarda il fare le cose insieme e dare a tutti la possibilità di partecipare alle attività di quel contesto. Applicato all'educazione tale modello implica che tutti i bambini, anche quelli con Sindrome di Down, prendano parte alla normale vita scolastica.
"Tutti gli studenti traggono un beneficio quando l'educazione è inclusiva, quando si sta tutti insieme, perché nella vita questa condizione ci aiuta ad accogliere tutti, indipendentemente dai cromosomi", spiega Antonella Falugiani, presidente di CoorDown Onlus.
Educazione inclusiva: cosa dice la legge
L’educazione inclusiva è molto di più di una semplice aspirazione, è un diritto umano fondamentale di ogni bambino. Lo sancisce la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009 con la legge 18/09, e in altri 176 Paesi. L’articolo 24 della Convenzione invita i governi ad accelerare la trasformazione dei loro sistemi educativi al fine proprio di garantire un’istruzione inclusiva a tutti gli studenti con disabilità.
Educazione inclusiva: le criticità
Fino ad un certo punto del percorso scolastico le criticità legate all'educazione inclusiva con bambini con Sindrome di Down non si notano. Il fenomeno esplode tra le medie inferiori e quelle superiori.
La prima criticità da superare per realizzare una vera educazione inclusiva è in primo luogo culturale. "Bisogna chiarire cosa si intende per inclusine scolastica e diritto allo studio - spiega Falugiani - poi è necessario definire qual è il compito dell'insegnante di sostegno".
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Secondo la legge questa figura professionale va a sostegno dell'intera classe, e non del singolo bambino con disabilità. La presidente di CoorDown Onlus fa notare come ad oggi la diversità sia vissuta come qualcosa che ti fa restare a casa o ti costringe ad uscire dalla classe in corrispondenza di determinati compiti. "La scuola deve lavorare su questo. Gli insegnanti dovrebbero ricevere una formazione adeguata, a cui si può aggiungere una specializzazione del sostegno, che però non è l'unico docente a dover lavorare sul singolo caso".
"Inclusione scolastica significa stare tutti insieme e adeguare lezioni e sistema a tutti gli alunni, così che tutti possano capire la lezione, anche semplificando, per tutti coloro che hanno una particolare difficoltà con una materia".
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Quarant'anni di ricerche scientifiche hanno dimostrato come i bambini con disabilità intellettiva raggiungano maggiori risultati accademici e sociali, quando sono educati insieme ai loro pari senza disabilità. Inoltre l'apprendimento in gruppi eterogenei offre vantaggi a tutti gli studenti, che così imparano il valore della diversità e sviluppano difficilmente atteggiamenti discriminatori.
Gli alunni con disabilità migliorano il rendimento scolastico e le competenze relazionali, proseguendo più volentieri gli studi e avendo maggiori possibilità di trovare poi un lavoro e una propria dimensione di autonomia, affrancandosi dalle famiglie.
Educazione inclusiva: la strada di Lea
Lea è una bambina con Sindrome di Down che ha voglia di mettersi alla prova, che non sceglie la strada facile, quella “speciale”, ma che ha dei sogni e vuole confrontarsi con gli altri bambini della sua età, a prescindere dai cromosomi. Nasce così il libro Lea va a scuola, dedicato a tutte le differenze. "La società quando ci sono delle differenze tende ad escludere per paura. Con più informazione il percorso verso un'inclusione vera, contro il pregiudizio sarebbe più semplice".
Inclusione sociale: il mondo del lavoro
L'inclusione sociale nel mondo del lavoro di persone con Sindrome di Down è un fenomeno a macchia di leopardo in Italia. Si sottostimano le capacità di queste persone che, adeguatamente inserite con tutor esterni nel mondo aziendale, possono dare tanto. "Quando un'azienda deve assolvere all'obbligo della legge 68/99, sceglie persone con altre disabilità e non quelle intellettive", spiega Falugiani.
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Se non c'è supporto il rischio è quello di avere un insuccesso per il ragazzo ("che è gravissimo") e uno scoraggiamento dell'azienda, che non tenterà di nuovo l'inserimento di una disabilità intellettiva.
"La disabilità va conosciuta, solo conoscendola si può superare", sottolinea Falugiani. Tanti ancora i miti da sfatare. "Le persone con Sindrome di Down non sono tutte sorridenti, carine e gentili. Non vanno trattate da eterni bambini. Possono firmare, votare, gestire un libretto di giustificazione". Per questo è necessario fare informazione.
"I nostri ragazzi si innamorano, ci sono coppie che convivono e spesso questo mondo non è conosciuto". Bisogna ascoltarli, dar loro spazio, "perché spesso hanno tante soluzioni che noi non vediamo".