Educazione
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4 modi per rispondere ai continui “perché” dei bambini

La fase dei perché è una fase comune, che ogni bambino attraversa intorno ai 2-3 anni. E prima di cedere all'esasperazione, leggete qui: ci sono modi per rispondere senza perdere la pazienza e soddisfacendo tutte le curiosità.

La fase dei perché è una fase comune, che ogni bambino attraversa intorno ai 2-3 anni. E prima di cedere all'esasperazione, leggete qui: ci sono modi per rispondere senza perdere la pazienza e soddisfacendo tutte le curiosità.

Dalle domande più semplici a quelle più complicate (e a volte imbarazzanti): nulla è più candido di un bambino quando entra nella fase del “perché”, quel periodo intorno ai due - tre anni in cui il mondo suscita talmente tanta curiosità, e le novità sono così tante, da spingerlo a chiedere continuamente spiegazioni su ciò che vede. E anche il più paziente dei genitori, a volte, si lascia prendere dall’esasperazione e alla decima domanda di fila si ritrova suo malgrado a rispondere “perché sì”.

Come rispondere ai continui "perché" dei bambini

La fase del perché, che può durare sino ai cinque - sei anni e in certi casi, anche a seconda del carattere e della proprietà di linguaggio del bambino, arrivare sino agli otto, è legata alla curiosità naturale dei più piccoli. Che nei genitori vedono la risposta a tutti i loro dubbi e anche alle loro incertezze e timori, quando si tratta di aspetti nuovi e mai affrontati nella loro vita.

A volte i mille perché sono inoltre legati a un bisogno di attenzioni, e non è più la risposta a interessare il bambino, quanto piuttosto l’interazione con un genitore magari percepito come assente.

A prescindere dalle motivazioni alla base dei “perché”, è importante rispondere nella maniera più corretta alle domande dei bambini, ma mettere un freno a quella che può diventare un’ossessione. Più facile a dirsi che a farsi, risponderebbero genitori che hanno già avuto modo di confrontarsi con questa fase. Per loro, e per quelli che si preparano ad affrontarla, ecco qualche consiglio pratico.

1. Elasticità

A seconda delle domande e dell’età del bambino che le pone, le risposte possono variare: ai più piccoli è inutile rispondere con spiegazioni troppo “tecniche”, che non capirebbero e che li llascerebbero ancora più curiosi e interdetti di prima.

Semplificate al massimo le risposte, ricorrendo, perché no, anche a qualche “fiaba” quando si tratta dei bambini più piccoli. Ai più grandicelli, invece, si può provare a rispondere con sincerità, spiegandosi con parole il più semplici possibili.

Foto:  Aleksandr Davydov - 123.RF

2. Distrazione

Al centesimo 'perché?', anche il genitore più paziente tende a gettare la spugna e ignorare il bambino. Nulla di più sbagliato, perché la mancanza di attenzioni lo rende soltanto più determinato ad averne. Un buon modo per disinnescarlo può essere, quindi, proporgli di fare qualcosa insieme che lo distragga dalle domande (a volte poste anche per noia) e distrarlo, puntando la sua attenzione su qualcos’altro.

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3. Interazione

Anche i bambini, nel loro piccolo, si danno risposte. E dunque, all’ennesima richiesta di spiegazioni, si può provare a ribaltare la situazione coinvolgendolo e chiedendo proprio a lui il perché di una determinata cosa.

4. Saper dire basta

Fermi restando i precedenti consigli, c’è comunque sempre un momento in cui è necessario mettere un freno al fuoco di fila di domande. E non ignorandole, ma spiegando molto chiaramente che è sufficiente: si può chiamare in causa la cena, la nanna o il bagnetto, l’importante è motivare e rimandare le risposte a un momento preciso. 

Foto apertura: lightfieldstudios - 123.RF