Non c’è nulla da temere se tuo figlio pretende di dormire nel lettone: quest’abitudine (che tecnicamente si chiama co-sleeping) è normale e gli fa bene!
Non c’è nulla da temere se tuo figlio pretende di dormire nel lettone: quest’abitudine (che tecnicamente si chiama co-sleeping) è normale e gli fa bene!“Le ho provate tutte, ma mio figlio proprio non ne vuole sapere di dormire da solo!”. Anche tu prima o poi ti sei sfogata così con un’amica o col pediatra, dopo aver perso il conto delle notti in bianco e degli stratagemmi (tutti miseramente falliti) per convincere il tuo bimbo a stare tranquillo nel suo lettino? Se la risposta è “sì”, con ogni probabilità ti sarai sentita dire che ci sono passati tutti. Ma quella di dormire insieme ai genitori – in gergo, co-sleeping – è una buona abitudine? Fino a che punto la puoi considerare normale e quando, invece, devi iniziare a importi?
Perché i bambini vogliono dormire nel lettone
Partiamo da un punto fermo: tutti i bambini vogliono dormire nel lettone. È un bisogno innato e, se ci pensi, anche piuttosto comprensibile: il cucciolo d’uomo è così immaturo e indifeso che, almeno per i primi anni, mamma e papà rappresentano tutto il suo mondo. Soltanto di recente si è diffusa la convinzione per cui sia meglio evitare di viziare troppo i figli accontentando le loro richieste. In passato nessuno si poneva il problema, visto che bisognava spartirsi gli spazi alla bell’e meglio all’interno di case che non erano certo confortevoli e attrezzate come quelle di oggi. Nei Paesi del sud del mondo funziona ancora così.
Insomma, fai pure spazio al tuo bebè nel lettone senza sentirti in colpa, se è la cosa che lo fa sentire meglio. Se qualcuno ti critica, invitalo a leggere i libri del dottor James McKenna, antropologo e direttore di un laboratorio dedicato presso la University of Notre Dame. Alla nascita, spiega, il bambino ha soltanto il 25% del volume cerebrale che svilupperà da adulto. Ciò significa che i suoi sistemi fisiologici sono ancora immaturi e possono funzionare al meglio soltanto se resta in sintonia con il corpo della mamma, un po’ come accadeva in gravidanza. Questo prezioso contatto fisico regola la temperatura, il respiro, la pressione sanguigna, i livelli di stress e addirittura il percorso di crescita.
L'età giusta per il co-sleeping
Fino a qui, insomma, abbiamo capito che non c’è niente di strano se tuo figlio è così insistente. Ma quando arriva il momento di dire definitivamente “basta”? La buona notizia è che magari non ne avrai nemmeno bisogno, perché sarà lui ad acquisire spontaneamente quell’autonomia che gli farà affrontare la notte da solo con serenità.
Per questa rassicurazione dobbiamo ringraziare l’Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata, che tra il 2004 e il 2007 ha condotto un imponente studio sul sonno di 1.438 bambini, somministrando un questionario ai loro genitori. I risultati, davvero interessanti, sono riportati da Uppa:
- Da un mese a tre anni di vita, il 72% dei bimbi non riesce ad addormentarsi lontano da mamma e papà. L’86% dorme nella loro stessa camera – o addirittura nel loro stesso letto – almeno per qualche notte alla settimana.
- Nei primi mesi soltanto uno su dieci pretende il lettone, ma piano piano questa percentuale aumenta perché insorge l’ansia da separazione.
- All’età di tre anni, un bambino su cinque passa tutta la notte nella cameretta senza protestare. Passati i cinque anni si tratta dell’assoluta maggioranza.
Linee guida per il co-sleeping in sicurezza
Se il co-sleeping spesso viene guardato con preoccupazione, in realtà, è per un motivo molto serio. Di sicuro avrai sentito parlare di Sids, la morte improvvisa in culla di lattanti che non mostrano nessuna patologia nota. Alcuni di questi casi drammatici si sono verificati proprio perché il bambino è stato inavvertitamente soffocato dal padre o dalla madre durante il sonno.
Questo tema non va assolutamente sottovalutato, tanto più che ne parla anche il ministero della Sanità. Ciò non significa che il co-sleeping sia pericoloso tout-court, ma semplicemente che bisogna seguire alcune linee guida, che il dottor James McKenna ha messo nero su bianco:
- Il neonato deve sempre dormire a pancia in su, su una superficie stabile e pulita.
- La temperatura dev’essere confortevole, non troppo calda: non esagerare con le trapunte e assicurati che la testa sia scoperta!
- Meglio evitare i cuscini e i peluches nel letto.
- Assolutamente vietati i materassi troppo soffici e, soprattutto, quelli ad acqua.
- Il bimbo deve dormire nel letto (e non sul divano!), senza spazi vuoti tra la testiera e il materasso in cui rischia di restare incastrato.
- Se il genitore è obeso, è meglio che il neonato non dorma con lui.
- Co-sleeping significa dormire con un adulto consapevole, che si assume la responsabilità di suo figlio. Se il tuo partner è già addormentato, non collocare il bimbo al suo fianco.
- Per lo stesso motivo, l’adulto non dev’essere stordito da farmaci, droghe o alcool.
- Se non ha ancora compiuto un anno il tuo bimbo dovrebbe dormire solo in compagnia di un adulto, non di un fratellino o un cuginetto.