A moltissime neomamme, post parto, lo specchio restituisce un’immagine di sé profondamente diversa: il corpo è mutato e il cambiamento fa tanto più male quanto più è inatteso.
A moltissime neomamme, post parto, lo specchio restituisce un’immagine di sé profondamente diversa: il corpo è mutato e il cambiamento fa tanto più male quanto più è inatteso.Il corpo della donna non è soltanto un involucro, ogni donna lo sa, e le mamme lo sperimentano in modo particolare nel cambiamento della gestazione, all’atto del parto e nel puerperio: il corpo è anima che si mischia con i sentimenti; è culla che si fa dolore e gioia in quella dicotomia che cancella ogni male nell’equilibrio dell’amore; è terra fertile e nutrimento; è passione e dono.
La libertà non sta nel corpo della donna, ma nel suo animo
Le giovani donne vengono educate a fare uso (possibilmente un buon uso) del corpo; con sempre più attenzione la donna - bambina prima e ragazza dopo - viene sensibilizzata al rispetto della sua persona perché cresca nella consapevolezza identitaria di sé. È anche grazie a questa rinnovata e crescente cultura del sé - anima e fisicità - che le donne moderne sono profondamente “Femmine”. Se un tempo la donna restava in bilico tra passione e ruolo, vita e costrizione, oggi può diversamente cogliere molte occasioni di libertà e aspirare a divenire ciò che Lei stessa desidera.
In questo continuum culturale il corpo della donna ha conquistato l’opportunità di essere difeso, tutelato e amato. In poche parole “il corpo è recintato a protezione dell’essere donna” e si incomincia a comprendere quanto poco conti il peso, la forma o la stessa soggettività della bellezza: fino alla gravidanza il corpo femminile gode (finalmente!) di una veritiera attenzione che ha modernizzato il concetto di femminilità fino al punto da ammettere persino la poesia delle imperfezioni.
Hanno combattuto per la verità del corpo femminile molte e molte donne: mi piace disegnare un immaginario filo rosso che lega Frida Kahlo a Joanna Kenny, l'influencer beauty che sottolinea con il mascara i baffetti perché non c’è più stereotipo che tenga, protocollo di bellezza o concetto inaccettabile nell’essere Femmine con la F maiuscola. Non comanda più nessuno se non la donna! Ed è questo, talvolta tradotto in provocazione esplicita, essere padrone di sé e del proprio corpo.
Il corpo della donna e la maternità
Quando la donna diventa mamma, però, qualcosa viene taciuta, cambia e resta ancora sommersa da un vecchio stereotipo: nessuno racconta alla futura madre il mutamento possibile, più che probabile, del suo “involucro”.
La mamma viene nuovamente appiattita in un ruolo che improvvisamente ne investe la femminilità e le sottrae la consueta fisicità. Dopo la gravidanza, il corpo della donna, senza soluzione di continuità, rischia di involvere nell’involucro che era un tempo, quando alla femmina non veniva riconosciuta altra chance che essere moglie, generatrice, e “angelo del focolare”, un focolare bello come una prigione dorata. Belen Rodriguez a pochi giorni dal parto è tornata davanti alle telecamere di Tu Sì Que Vales e non è la prima mamma vip capace di una straordinaria ripresa fisica subito dopo il Baby Day, ma non è così per tutte.
A moltissime neomamme lo specchio restituisce un’immagine di sé profondamente diversa da quella che avevano “curato” sin da giovanissime: con la gravidanza il corpo della della donna muta nel profondo. Quel corpo tanto “recintato”, tutelato, amato e usato bene diviene improvvisamente un altro. È essenziale per la felicità, e non solo per l’equilibrio, accogliere la metamorfosi della gestazione e del parto: il bruco è diventato farfalla nell’animo e ora vola, anche se è ferito nell’aspetto.
Spesso l’immagine che le mamme vedono riflessa nello “specchio del sé” è pungente, fa tanto più male quanto più è inattesa.
Al latino Lucrezio si deve il noto adagio “Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo”, ovvero “Cadendo, la goccia scava la pietra, non per la sua forza, ma per la sua costanza”; ebbene ogni Femmina deve fare di se stessa goccia costante che vestita di verità contribuisca a cambiare il mondo.
Di come e quanto il corpo muti dopo il parto, del diritto della neomamma a rimanere donna e ad avere un tempo per sé, del trauma dell’episiotomia; della diastasi e del recupero dell’intimità che è connesso al mutare del corpo della donna è doveroso parlare senza restare più intrappolati nello stereotipo della bellezza a tutti i costi.
Nessuna donna merita di provare rabbia, sconcerto o mortificazione dinnanzi al proprio corpo. Ogni donna, all’opposto, ha il diritto di ponderare su se stessa ciò che può accettare, quel che intende recuperare, il come e il quando agire sulla sua carne e sul suo cuore. Soprattutto a tutte le neomamme va riconosciuto il diritto a un tempo e a un modo esclusivo per diventare mamma piano piano, secondo i propri tempi e senza l’interferenza dell’altrui giudizio.