Nato per condividere esperienze, dubbi, gioie e timori di tutte le mamme, è diventato nel tempo una community seguita da milioni di donne. Intervista a Federica Federico, fondatrice di VitaDaMamma.com.
Nato per condividere esperienze, dubbi, gioie e timori di tutte le mamme, è diventato nel tempo una community seguita da milioni di donne. Intervista a Federica Federico, fondatrice di VitaDaMamma.com.Un sogno. Questa, in sintesi, l'esperienza Vita da mamma per Federica Federico, che ne è la fondatrice. Un blog, una community, un luogo in cui le mamme di tutta Italia possono informarsi e confrontarsi, su dubbi, timori, gioie, conquiste, traguardi del loro percorso genitoriale.
Il progetto, che dal 2009 ha conquistato milioni di mamme, è nato e ha messo radici su un concetto fondamentale: quello della reciprocità. Come sottolinea Federica: “Condividere, per noi, non significa rendere pubblica la foto di un figlio o fare a gara a chi ha il marito più figo, significa mettere insieme l’esperienza perché possa fare la differenza". Ecco cosa ci ha raccontato.
Come, quando e soprattutto perché è nata Vita da mamma?
Quando ricordo la nascita di Vita da Mamma, mi piace pensare a quelle ore come a un travaglio: mia figlia aveva 4 mesi e spingevo la carrozzina col piede mentre figlio, che di mesi ne aveva 22, dormiva tra le mie braccia. Sul tavolo c’erano i resti di una di quelle cene raffazzonate, messe insieme alla meglio alla fine di giornate stanche e piene. Nel bel mezzo di piatti, ciucci e biberon, un tovagliolo di carta custodiva lo schema abbozzato del progetto che il 21 giugno del 2009 è diventato il Nostro blog (Nostro perché è tanto mio quanto di tutte le mamme che mi seguono da allora).
È stato un travaglio perché è cominciato di sera nell’attesa del mattino, quando avrei dovuto dare il mio sì definitivo all’acquisto del dominio. Mio marito mi teneva la mano, ma questa volta stavamo mettendo al mondo un sogno.
Qual è il segreto del successo del tuo blog? I suoi punti di forza.
Un blog è come una relazione di coppia: si fa presto ad innamorarsi, ma il vero amore si misura nel tempo. E in amore, come nell’intimità con la famiglia delle utenti, vince la verità. Quindi, direi che il segreto è non avere segreti, raccontarsi senza sovrastrutture e senza prendersi troppo sul serio.
Nel tuo blog le mamme trovano risposte, condivisione, conforto. E tu?
In Italia i blog sono molto sottovalutati perché c’è una scarsa cultura della comunicazione user friendly, spesso viene confusa col mettere a disposizione dell’utenza un “buco della serratura da cui guardare”. Le blogger, allora, danno tutto di se stesse ai followers. Per me le cose non stanno così, tra Vita da Mamma e la community c’è una reciprocità che mi restituisce più di quanto io non possa donare. Il centro di gravità permanente sta nella condivisone. Per quanto possa sembrare difficile, Vitadamamma non ha mai intaccato la mia privacy e quella dei miei figli; ho costruito il blog sull’intenzione più nobile di tessere una rete rosa di contatto il cui scopo non è “spiare l’altro”, ma “averne parte accanto all’altro”. È “condividere”ciò faccio su VdM insieme alle mie mamme, con beneficio e crescita personale reciproca. “Condividere”, per noi, non significa rendere pubblica la foto di un figlio o fare a gara a chi ha il marito più figo, significa mettere insieme l’esperienza perché possa fare la differenza.
Quanto è stato utile per te aprire un canale così diretto con le altre mamme d’Italia? Hai scoperto qualcosa di nuovo, che non ti aspettavi?
Grazia a VitadaMamma ho scoperto che la fragilità delle mamme è la più straordinaria forza del mondo. Siamo pervasi di perbenismo, anche il ruolo di madre è interessato da questo! Infatti alla donna incinta si racconta di quanto sarà bello e magnifico e di come lei sarà forte e sempre super. La verità, però, arriva inesorabile: il parto, il male cane, le notti senza dormire, le ragadi, i punti che tirano e la pancia flaccida, gli ormoni e lo stress. È allora che la donna dà il meglio di sé, ma lo fa traendo linfa dalle sue fragilità, quelle inaspettate, taciute e nascoste. Ho imparato che è tempo che la donna venga ammirata per questo: siamo di cristallo, andiamo in frantumi, ma abbiamo un talento innato nel ricostruire noi stesse da ogni singola scheggia e ogni volta siamo una scultura più straordinaria.
Quali sono i principali dubbi, quali le principali difficoltà, delle mamme di oggi?
Lo chiamano multitasking e lo spacciano per la capacità delle mamme di fare tutto, è questo che ci frega ogni giorno come madri, compagne e donne. Le pagine patinate dei giornali, le storie delle super mamme con la corona sul capo, le tate, l’autista e anche chi porta a fare la pipì al cane hanno confuso i termini della questione maternità! La società si aspetta dalla donna che, dopo decenni di battaglie per la parità di genere, possa sommare su di sé anche il ruolo del maschio. Siamo chiamate a produrre come un uomo rimanendo, però, la mamma perfetta tutta casa, torte e figli del tempo della bis nonna. Le mamme moderne avrebbero bisogno di giornate di 48 ore, noi proviamo a cercare soluzioni pratiche per accorciare i tempi e vincere la sfida del multitasking: fare tutto (lavoro, casa, amore e un po’ di sana follia) nel tempo che Nostro Signore ci concede, cioè un giorno appena… possibilmente senza mancare di dormire.
Come è cambiata la vita delle madri durante la pandemia?
Si dice della pandemia che ha dilatato i tempi familiari concedendo più spazio per stare a casa e da passare con i figli. In realtà il tempo delle mamme si è concentrato, sono state improvvisamente costrette a trasformarsi in fortezza, a cingere emotivamente la vita dei figli e dei mariti\compagni fungendo da scudo. Nessuno era pronto a questo.
Le mamme sono state come Benigni nella Vita è Bella, ovvero delle meravigliose e romantiche “bugiarde” che hanno inventato favole e giochi per tenere i bambini al sicuro dalla paura. Siamo state psicologhe, maestre, amanti, cuoche specializzate in pane e pizza, compagne di gioco, in molti casi infermiere e abbiamo saputo nascondere nell’angolo più remoto ogni paura.
Come è cambiata la tua routine di mamma di due bambini?
Ho scelto di avere due bambini “gemelli per elezione”, i miei figli hanno poco meno di 18 mesi di differenza; ho scelto di sposare un uomo che conoscevo da meno di sei mesi; ho scelto di smettere di fare l’avvocato perché non mi rappresentava; ho scelto di principiare un secondo cammino universitario a 40 anni suonati … ho voluto quello che sono al punto tale che la vita di prima mi sembra lontanissima e per nulla compianta. La mia vita non è cambiata, piuttosto l’ho costruita!
Essere mamma è un lavoro?
Essere mamma è una scelta che comporta molte conseguenze, ma non è un lavoro.
Se dovessi definire la maternità direi che è un “arcobaleno”, puoi viverci sotto senza vederlo o dimenticando che c’è, ma poi alzi gli occhi al cielo, come si fa per chiedere aiuto, ed eccolo lì!
La maternità è un arcobaleno perché un figlio è lo spettro di tutti i colori del mondo e lo hai generato tu, corpo, anima e sangue.
In base a quello che emerge dalla community, secondo te quali sono i punti sui quali è più urgente lavorare/investire per semplificare la vita delle mamme che lavorano?
Descrivere la maternità come un idillio è il problema delle mamme moderne. Anche nella comunicazione social, la sindrome della mamma perfetta è pervasiva e fuorviante. Le blogger non sono mai in disordine, le influencer hanno giornate buone e altre meravigliose col trucco perfetto e nessun peso sulle spalle. Sono poche quelle che si distinguono.
Investire sulla fragilità delle mamme, intesa come risorsa e capacità adattativa, sarebbe, invece, il modo più empatico, giusto e amorevole di accogliere l’essenza reale della maternità.
Del resto come possiamo dire ai figli che cadendo si impara a rialzarsi se noi stesse non ammettiamo la possibilità e il valore della caduta.
La domanda/richiesta più strana che ti ha mai fatto una mamma?
Non ci sono domande strane, nemmeno ce ne sono di non appropriate. Sono abituata a partire dal presupposto che ogni domanda sia un bisogno e come tale è un espressione dell’essere mamma. Se giudicassi una domanda come strana, intelligente, bella o brutta avrei giudicato con essa anche la madre che la pone, non è questo il mio approccio.
Ho ricevuto milioni e milioni di domande e ho abbracciato, facendo del mio meglio, milioni e milioni di bisogni. Mi sono rimessa in gioco iscrivendomi all’università dopo gli anta e proprio perché sentivo il bisogno di affrontare un percorso che professionalizzasse anche la mia capacità di accogliere. Già laureata in giurisprudenza, oggi studio scienze della formazione ad indirizzo pedagogico e sociale.
C’è una storia che hai avuto modo di conoscere attraverso la tua community che ti ha colpito particolarmente e ti va di condividere con noi?
Lui si chiama Angelo, ha 3 anni ed è un bimbo con bisogni speciali, la mamma si chiama Marianna e stanno conducendo una lotta nella lotta perché l’AIFA si equipari alle disposizioni internazionali in fatto di concessione e diffusione dello Zolgensma, una terapia genica destinata ai bambini malati di SMA. Angelo è diventato un pensiero costante. E torna qui il senso che io affido alla community: condividere significa mettere insieme le forze. In questo caso VitadaMamma sta combattendo per Angelo e per i bambini malati di SMA.
La domanda più strana che ti hanno fatto i tuoi bambini e come hai risposto?
In 14anni da mamma ho trovato difficile solo dover rispondere alle paure sulla pandemia. Su ogni verità doveva prevalere il mio ruolo di cura, dovevo essere muraglia e cingere.
Così la domanda più “strana” che ho letteralmente subito, come se fosse stata l’onda d’urto di un esplosione, è stata: “Mamma possiamo ammalarci anche noi?”.
La risposta la stiamo ancora costruendo imparando ogni giorno a prestare sempre attenzione, a non abbassare la guardia e a tutelare chi amiamo.
Rispetto a molte domande non conta tanto la risposta verbale quanto il comportamento che ne risulta perché essere mamme vuol dire soprattutto essere di esempio!
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Amo tutto del mio lavoro, ma niente supera l’emozione di quelle foto che arrivano all’alba delle nuove nascite quando la mamma, che è stata con te per tutta la gravidanza o anche prima, ti fa partecipe e ti presenta il suo bambino appena venuto al mondo.
Per una madre è importante avere del tempo libero (se può permettersi di averlo). Ti è mai venuta voglia di avere una giornata intera tutta per te? Come la occuperesti? Quali sono i tuoi hobby, le tue passioni extra lavorative?
Mia figlia ed io abbiamo un’abitudine irrinunciabile: ogni giorno ritagliamo 30\60 minuti per leggere, lo facciamo di solito sul balcone. Noi amiamo la lettura, amiamo le incursioni in libreria, adoriamo scrivere poesie, lettere e storie inventate. Facciamo grandi viaggi senza muoverci dal divano.
Con mio figlio, invece, il tuffo è nelle avventure cinematografiche, la sua passione sono Star Wars e gli eroi Marvel. Non mi divertirei per nulla a passare un giorno da sola, piuttosto divano, patatine, cioccolata rigorosamente fondente, pizza e una maratona by George Lucas. E qui ci scappa una confessione: sono mesi che prometto a mio figlio una giornata cinema, purtroppo senza mai riuscirci! Ma è esattamente quello che farei se avessi un giorno senza pensieri.
Il tuo primo pensiero del mattino.
“Non aspettare che il temporale passi, devi uscire e danzare sotto la pioggia”, lo dice la vecchia Nina nell’ “Imprevedibile caso del bambino alla finestra” di Lisa Thompson. Ovviamente si tratta di una chiara rivisitazione della filosofia di Gandhi. Al mattino, per la precisione alle 5:00… perché io sono lenta e mi serve tempo, ricordo a me stessa queste parole. Ho imparato a mie spese che non ci saranno tempi migliori per chi non affronta gli imprevisti!