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Dipendenza da videogiochi e bambini: tutto quello che c'è da sapere

La dipendenza da videogiochi riguarda un numero sempre maggiore di bambini, e non deve essere sottovalutata.

La dipendenza da videogiochi riguarda un numero sempre maggiore di bambini, e non deve essere sottovalutata.

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità si tratta di una vera e propria malattia mentale, una patologia sempre più diffusa tra i giovanissimi ancora troppo sottovalutata: stiamo parlando della dipendenza da videogiochi, recentemente inserita nella International Classification of Desease, l’elenco che contiene tutte le patologie riconosciute usato per le diagnosi dai medici di tutto il mondo, proprio per iniziare a prendere provvedimenti serie verso una malattia che riguarda un numero sempre più alto di bambini e ragazzi.

Cos'è la dipendenza da videogiochi

La dipendenza da videogiochi consiste nel desiderio spasmodico da parte del bambino o del ragazzino di dedicare tutto il tempo libero ai videogame, giocando sino a 20 ore al giorno e dissociandosi dal mondo reale, a volte ritirandosi del tutto in quello virtuale.

I ragazzini spesso diventano dipendenti da giochi monotoni e ripetitivi, con musiche e luci che creano dipendenza anche grazie al meccanismo della micro-ricompensa: se vinci, ti gratifico. Gratificazione che viene meno in caso di mancata vittoria, e che stimola frustrazione e rabbia che spingono il ragazzino a ritirarsi ancora più in se stesso e a escludere eventuali fonti di “distrazione” esterna.

Come riconoscere la dipendenza da videogiochi

Secondo l’Oms, ci sono principalmente tre criteri su cui basarsi per riconoscere una potenziale dipendenza da videogiochi. Il primo è una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita: il bambino o il ragazzo è interessato soltanto a giocare, e non manifesta alcun tipo di emozione nei confronti di altre cose; il secondo criterio riguarda la mancanza di controllo dal parte del bambino sui comportamenti che generano le conseguenze negative.

Infine, l’ultimo criterio da tenere in considerazione è il fatto che questi atteggiamenti portino a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari. E dunque un generale deperimento organico da stress che di fatto danneggia al salute fisica e psicologica del bambino, portanto, nei casi più gravi, alla depressione.

Alle complicanze psicologiche e fisiche (spesso per giocare i bambini non mangiano, non dormono e non escono di casa) possono inoltre aggiungersi complicanze neurologiche come per esempio la tristemente nota “epilessia da videogiochi”, crisi epilettiche legate alla continua stimolazione dei sensi e alla mancanza di riposo.

Foto: eugeneput © 123RF.com

Gaming disorder: le cause

Rispetto alla dipendenza da videogiochi negli adulti, il gaming disorder nei bambini ha cause differenti legate proprio all’età. La fase più acuta si riscontra negli adolescenti maschi a partire dai 12 anni e può protrarsi fino ai 15-16, colpendo soprattutto i ragazzi che non riescono ad affrontare la fase della pubertà, timidi e con scarsa autostima, poco interessati allo sport e spaventati dal confronto diretto con i coetanei. Il mondo virtuale, in cui tutto è filtrato da uno schermo e un joystick o una tastiera, è quello in cui si sentono più a loro agio, e il fatto di eccellere nei videogiochi li incentiva a dedicarvi ancora più tempo.

Per gli esperti, le cause della dipendenza da videogiochi vanno ricondotte anche a una scarsa attenzione da parte dei genitori, o comunque da una mancanza di comunicazione che spinge i bambini e i ragazzi a rifugiarsi nel mondo virtuale per trovare le gratificazioni che mancano. L’assenza genitoriale è insomma spesso alla base della dipendenza da videogiochi, e contribuisce a fomentarla nel momento in cui i genitori non si accorgono che quella del figlio è a tutti gli effetti una dipendenza.

Il trattamento della dipendenza da videogiochi

Curare una dipendenza da videogiochi è un percorso lungo e delicato che richiede innanzitutto costanza e pazienza da parte dei genitori. Una iniziale regolamentazione nell’uso del videogioco può essere un buon punto di partenza: negarlo totalmente non è mai la soluzione, perché come tutte le dipendenze anche quella dal gaming richiede un distacco graduale.

Un ulteriore primo passo può essere anche quello di rivolgersi a un pediatra, che già ha un rapporto con il bambino, e chiedergli consiglio. A quel punto, una volta valutata la situazione, su consiglio del pediatra si può pensare di chiedere aiuto a uno specialista in psicologia. Ovviamente, in caso di disturbi fisici gravi è indispensabile rivolgersi immediatamente a un medico per un consulto, e non sottovalutare la situazione.

Foto apertura: Natalia Rüdisüli © 123RF.com