Legambiente, in un recente dossier, denuncia l'enorme quantità di sussidi alle fonti fossili: si parla di oltre 400 miliardi di euro all’anno in tutto il mondo.
Legambiente, in un recente dossier, denuncia l'enorme quantità di sussidi alle fonti fossili: si parla di oltre 400 miliardi di euro all’anno in tutto il mondo.Uno studio effettuato dal Overseas Development Institute (Odi), il principale centro di ricerche britannico sullo sviluppo internazionale e i temi umanitari, rivela che i Paesi dell’Ocse spendono in sovvenzioni alle fonti fossili circa 67 miliardi di euro, cioè sette volte di più di quanto investano in aiuti umanitari al Terzo mondo per combattere i cambiamenti climatici.
Anche Legambiente in un dossier pubblicato recentemente denuncia l’eccessiva quantità di sussidi, diretti e indiretti e sgravi fiscali concessi alle fonti fossili a discapito delle fonti rinnovabili
Per quanto riguarda il nostro Paese, nel report di Legambiente si parla di cifre esorbitanti: 4,4 miliardi di euro in sussidi diretti distribuiti ad autotrasportatori, centrali da fonti fossili e imprese, e 7,7 miliardi di euro in sussidi indiretti tra finanziamenti per nuove strade, autostrade e per le trivellazioni.
Alcuni impianti da fonti fossili beneficiano di sussidi diretti per la produzione elettrica, di cui l'esempio più noto è quello del controverso incentivo Cip 6.
In tutto si tratta di oltre 12 miliardi di euro distribuiti a petrolio, carbone e altri fonti che inquinano l'aria, danneggiando la salute, e che rappresentano la principale causa dei cambiamenti climatici.
I dati sono allarmanti anche per quel che riguarda gli altri Paesi dell’Ocse: nel 2011 gli Stati Uniti hanno stanziato 1 miliardo di dollari per esenzioni agli agricoltori sui costi dei carburanti, 1 miliardo per creare riserve strategiche di petrolio e 500 milioni per sovvenzionare la ricerca scientifica nel settore di gas, petrolio e carbone.
La Germania ha elargito 1,9 miliardi di euro in sgravi finanziari al settore del carbone mentre n Gran Bretagna gli sgravi fiscali alla produzione di petrolio e gas sono stati di 330 milioni di euro.
Non stupisce allora che si continui a usufruire dell'energia tradizionale rispetto l’energia pulita: se costa di meno è perché gode di incentivi, diretti e anche occulti, davvero spropositati. Che si può fare allora per invertire questa tendenza?
Intanto l’Overseas Development Institute chiede alle nazioni del G20 di eliminare gradualmente questi sussidi entro il 2020. Poi, per quanto riguarda il nostro Paese, si potrebbero rimuovere gli sconti fiscali e le esenzioni su energia e trasporti: in particolare le accise sui carburanti andrebbero riconsiderate e le tasse che si pagano sulle auto non dovrebbero essere collegate alla potenza bensì alle emissioni di CO₂.
Foto © Elnur - Fotolia.com