Durante la 31esima spedizione italiana del programma nazionale ricerche in Antartide, i ricercatori dell'Università di Siena hanno scoperto una vasta foresta fossile triassica.
Durante la 31esima spedizione italiana del programma nazionale ricerche in Antartide, i ricercatori dell'Università di Siena hanno scoperto una vasta foresta fossile triassica.Dove ora c'è l'Antartide un tempo si estendevano immense foreste: a scoprirlo è stato un team di ricercatori dell'Università di Siena durante la 31esima spedizione italiana del programma nazionale di ricerche in Antartide.
I ricercatori, coordinati da Franco Talarico, docente del dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Siena, hanno rinvenuto una vasta foresta fossile triassica, identificando oltre 250 legni fossili.
Questa vasta foresta fu probabilmente abbattuta da diverse piene alluvionali catastrofiche e i tronchi furono trascinati dalla corrente del fiume e poi abbandonati nei sedimenti.
Il processo di fossilizzazione ha conservato perfettamente dettagli anatomici dei legni originari, come la struttura lignea, gli anelli di crescita, gli apparati radicali i nodi di innesto dei rami sui tronchi e numerose impronte di foglie fossili.
La ricerca geologica si è svolta a una temperatura di circa -55°C nell'area di Allan Hills portando alla luce una vasta foresta fossile vecchia di circa 245 milioni di anni.
A dire la verità i tronchi, erano già stati identificati in una precedente ricerca e l’attuale spedizione ha permesso di conoscere nuovi risultati con cui è stato possibile identificare, mappare e schedare oltre 250 tronchi fossili.
I tronchi risultano inglobati nella roccia, prodotta dall'attività di un antico sistema fluviale di età del Triassico medio ed emergono su una superficie grande alcuni km² sotto forma di legno silicizzato e carbonizzato.
Allan Hills è uno dei giacimenti di fossili vegetali più grandi e importanti dell'Antartide ed è un geosito di interesse internazionale: il gruppo di ricerca italiano ha infatti visto la collaborazione di ricercatori americani e tedeschi e ha coinvolto anche il Cnr e gli atenei di Padova, Perugia e di Roma Tre.
Foto antarcticsun.usap.gov