Un gruppo di ricercatori italiani e irlandesi ha scoperto una connessione fra Virus, fitoplancton e riscaldamento globale del clima.
Un gruppo di ricercatori italiani e irlandesi ha scoperto una connessione fra Virus, fitoplancton e riscaldamento globale del clima.L’azione di alcuni virus sul ciclo vitale del fitoplancton marino sembrerebbe avere importanti ripercussioni sul clima. A sostenerlo è un recente studio, iniziato oltre dieci anni fa e pubblicato su Scientific Reports.
La ricerca scientifica condotta da un team di ricercatori italiani e irlandesi apre nuovi scenari per capire i fattori responsabili delle formazioni delle nubi e del cambiamento del clima
Lo studio è stato coordinato da Maria Cristina Facchini dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr), da Roberto Danovaro dell'Università Politecnica delle Marche e da Colin O'dowd dell'Università di Galway.
Il fitoplancton, ovvero l'insieme dei minuscoli organismi marini capaci di fotosintesi, durante la primavera e l’estate produce incredibili fioriture di alghe che si estendono per migliaia di Km² sulla superficie degli oceani.
Queste fioriture, visibili anche dallo spazio, possono durare alcune settimane, ma poi si concludono per l’opera di virus marini che infettano il fitoplancton facendolo morire.
La morte del plancton determina la produzione di notevoli quantità di sostanza organica che, dalla superficie oceanica, finisce nell’atmosfera grazie all’azione dell'aerosol marino.
Questa nebbiolina costituita da aria, acqua e particelle solide che si crea a causa del moto ondoso è ricca di materia organica e va a formare foschie e nubi che funzionano da barriera contro la radiazione solare: in questo modo si crea un effetto di raffreddamento sul clima del pianeta.
Dunque i virus marini, uccidendo il fitoplancton, finiscono con lo svolgere un ruolo molto importante perché rilasciano nell'atmosfera nano e micro particelle organiche in misura superiore a quelle prodotte dalla morte naturale del plancton, che oltretutto si depositerebbero sul fondale marino.
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