Secondo uno studio di Legambiente oltre la metà dei paesaggi costieri della nostra penisola è invaso dal cemento: record negativo per la Calabria.
Secondo uno studio di Legambiente oltre la metà dei paesaggi costieri della nostra penisola è invaso dal cemento: record negativo per la Calabria.Dei circa quattromila km di costa italiana, più di duemila sono stati trasformati dall'urbanizzazione selvaggia: è quanto emerge da uno studio di Legambiente avviato nel 2012
La ricerca sul consumo di territorio legato a speculazione edilizia e urbanizzazione di paesaggi agricoli e naturali ha analizzato le aree costiere di tutta la Penisola tranne quelle di Sicilia e Sardegna, che verranno incluse nello studio del prossimo anno.
Dai dati raccolti emerge che più di 2.194 km, equivalenti al 56,2% dei paesaggi costieri, sono stati modificati dall'urbanizzazione
Dal 1985, anno della legge Galasso che ha introdotto una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali, il cemento ha cancellato più o meno 222 km di paesaggio costiero, a un ritmo di circa 8 km l'anno.
La costa tirrenica è la meno intaccata dall’urbanizzazione, infatti meno del 30% delle sue aree risulta sgombra da costruzioni. Stesso discorso vale per la costa adriatica la cui morfologia ha rappresentato un ostacolo nei confronti della cementificazione anche se dal 1988, tra Molise e Veneto, sono scomparsi 42 chilometri di costa.
Il record negativo spetta alla Calabria, dove le trasformazioni interessano più del 65% dei paesaggi costieri: su un totale di 798 km ben 523 km hanno subito interventi edilizi anche illegali. Dal 1988 al 2011 per realizzare seconde case e centri turistici sono stati consumati 11 km di costa.
E’ soprattutto la costa tirrenica della Calabria ad essere stata colpita cancellando importanti aree agricole e paesaggi montuosi e cementificando in modo irresponsabile un patrimonio naturale d’inestimabile valore.
Per Edoardo Zanchini vice presidente di Legambiente, i rischi aumenteranno ed è indispensabile modificare le regole di tutela, che si sono rivelate del tutto inadeguate a salvaguardare i paesaggi costieri dalla pressione edilizia.
Bisogna inoltre istituire un sistema di controlli opportuni e condividere le informazioni tra i ministeri dei Beni culturali e dell'Ambiente, Regioni e Soprintendenze, Comuni e forze di polizia.
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