Secondo gli scienziati, entro la fine di questo secolo, le barriere coralline potrebbero scomparire a causa dei cambiamenti climatici.
Secondo gli scienziati, entro la fine di questo secolo, le barriere coralline potrebbero scomparire a causa dei cambiamenti climatici.Con ogni probabilità, entro la fine del secolo, il 99% delle barriere coralline subirà uno sbiancamento talmente massiccio da portare alla morte di tutti i coralli: la perdita delle barriere coralline costituirà una tragedia di proporzioni immani perché questi ecosistemi ospitano il 25% di tutta la vita marina e un quarto dei pescatori del mondo dipende da essi.
Il fenomeno dell'acidificazione degli oceani
A causa dei cambiamenti climatici, gli oceani sono sempre più a rischio: eventi meteorologici estremi, cambiamenti delle correnti oceaniche e innalzamento del livello del mare hanno un impatto negativo sugli habitat marini.
Aumentando le emissioni globali di carbonio, si verifica anche un cambiamento della chimica dell'oceano che diventa sempre più acida.
Si ritiene che nell'arco dei prossimi 80 anni l'acidità degli oceani crescerà a un ritmo 10 volte più rapido di qualsiasi altro evento analogo avvenuto negli ultimi 55 milioni di anni.
Ne risentiranno soprattutto molti organismi marini come coralli, bivalvi e plancton che, per la costruzione delle loro strutture e dei loro gusci a base di calcio, si basano proprio sulla stabilità delle condizioni chimiche delle acque.
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In passato eventi di acidificazione molto più lenti hanno determinato estinzioni di massa, dunque il repentino tasso di acidificazione degli oceani che si prospetta nei prossimi anni porterà a dei cambiamenti immensi.
Previsioni cupe
Le zone costiere saranno le aree più colpite dal processo di acidificazione che metterà a dura prova i milioni di pescatori che vivono proprio grazie alle risorse ittiche.
Secondo le previsioni, ad ogni grado Celsius di riscaldamento delle acque oceaniche, il potenziale di pesca delle risorse ittiche di tutto il mondo decrescerà di circa 3 milioni di tonnellate.
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A subire le conseguenze maggiori saranno gli otto paesi in via di sviluppo situati alle latitudini più basse e che assistono a un riscaldamento più veloce della media globale: la pesca annuale si ridurrà fino al 50% e molti pescatori non saranno più in grado di raggiungere gli stock ittici indispensabili per garantire il fabbisogno alimentare della popolazione.
Se a tutto ciò si aggiunge pure il fatto che entro il 2050 la popolazione globale raggiungerà molto probabilmente i quasi i 10 miliardi, il quadro generale della situazione non può che apparire grave.