Per cohousing si intendono degli insediamenti abitativi costituiti da alloggi privati che presentano spazi comuni, destinati all'uso comune e alla condivisione dei cohousers.
Gli spazi comuni possono essere cucine, biblioteche, lavanderie, laboratori per il fai da te, palestre, spazi gioco per i bambini, internet cafè, piscine e via dicendo.
Dietro al cohousing vi è un'idea di sostenibilità: la condivisione degli spazi e delle risorse favorisce la socializzazione e stimola lo scambio di aiuto tra le persone.
Il cohousing promuove servizi come il car sharing e la costituzione di gruppi d'acquisto solidale che comportano un risparmio energetico della comunità e ne diminuiscono anche l'impatto ambientale.
In genere le abitazioni private inserite nella realtà del cohousing sono di dimensioni inferiori rispetto alla media delle consuete abitazioni proprio per cercare di favorire lo sviluppo di zone comuni.
Un progetto di cohousing raggruppa generalmente dalle 20 alle 40 famiglie che hanno scelto questo stile di vita che rende meno complessa la loro esistenza.
Vivere in cohousing serve a organizzarsi meglio riducendo lo stress, a ridurre i costi di gestione delle attività quotidiane, a trovare e dare aiuto, a instaurare buoni rapporti di vicinato e a godere di una migliore socialità.
Il fenomeno del cohousing coinvolge sempre più persone in tutto il mondo e si sta diffondendo molto bene anche in Italia.
Questa esperienza nasce negli anni ‘60 in Danimarca e da qui si è diffusa soprattutto nei paesi del nord Europa e del nord America. Oggi infatti il cohousing è presente specialmente in Danimarca, Norvegia, Svezia, Olanda, Germania, Inghilterra, Francia, Canada, Stati Uniti, Giappone e Australia.
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