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Crisi climatica e senso di impotenza: come agire quando tutto sembra inutile

Davanti ai dati e alla deriva politica mondiale può capitare di sentirsi inermi. Ma anche noi, nel nostro metro quadrato quotidiano, possiamo cambiare le cose

Davanti ai dati e alla deriva politica mondiale può capitare di sentirsi inermi. Ma anche noi, nel nostro metro quadrato quotidiano, possiamo cambiare le cose

Due settimane fa, durante il suo discorso all'Assemblea generale dell'Onu, Donald Trump ha definito la crisi climatica «a con job», una truffa. Come ha sottolineato il giornalista Ferdinando Cotugno in un suo post su Instagram, il suo intervento è stato violento, pericoloso e pieno di conseguenze per la storia della civiltà umana. Di fatto, anche ascoltare un solo minuto delle sue dichiarazioni sul clima getterebbe chiunque nella più disperante paralisi. Cosa possiamo fare noi, semplici cittadini, davanti a uno degli uomini più potenti del mondo che nega la crisi climatica? Il senso di impotenza è servito su una tavola apparecchiata di tutto punto e inclinata verso l'apocalisse. Perché i dati raccontano un'altra storia. 

La crisi climatica sta peggiorando. Il riscaldamento globale dovrebbe superare 1,5°C di aumento entro il 2029 secondo l'Omm, con temperature globali sempre più alte. Oltre a questo fattore, dovremo far fronte all'incremento degli eventi estremi come inondazioni, siccità, vento distruttivo, ondate di calore. E se nemmeno la salute del pianeta smuove le coscienze dei potenti, si potrebbe sperare che a farlo siano i dati economici. Secondo il rapporto “Dry-roasted Nuts: early estimates of the regional impact of 2025 estreme weather” realizzato dalla ricercatrice Sehrish Usman dell'università tedesca di Mannheim e dagli economisti della Banca Centrale Europea, la crisi climatica è all'origine di perdite finanziare stimate solo per l'Italia attorno ai 12 miliardi di euro nel 2025.

La situazione, dunque, è grave a molti livelli. Con questa consapevolezza e osservando i governi quasi indifferenti al problema, assieme all'ecoansia, cresce anche il senso di impotenza. Se non possiamo mettere mani alla crisi climatica se non con uno stile di vita personale attento al fenomeno, ecco come possiamo agire sul senso di impotenza.

Fenomenologia del senso di impotenza

La psicologia definisce il "senso di impotenza" come impotenza appresa, altrimenti detta learned helplessness. Si tratta di uno stato mentale in cui una persona avverte l'incapacità di reagire a eventi avversi. Ciò deriva dalla convinzione, appresa da precedenti fallimenti sperimentati, di non avere alcun controllo sulla propria vita. Risultato: si vive accompagnati da un senso di rassegnazione, demotivazione, apatia. Da lì a sperimentare sintomi depressivi, il passo è breve.

Questo senso di impotenza è spesso aggravato dalla valanga di notizie negative diffuse dai media. Dati, dichiarazioni, cronache di eventi metereologici avversi non fanno altro he dipingere la crisi climatica come un fenomeno più grande di noi, impossibile da influenzare dal basso. 

Accanto al senso di impotenza, sorge dunque l'ecoansia, quella sensazione di disagio, preoccupazione e paura legata al pensiero di possibili disastri legati alla crisi climatica. Nota anche come solastalgia, si manifesta con attacchi di panico o sintomi depressivi. A sperimentare queste sensazioni sono per lo più le nuove generazioni: in molti lo percepiscono addirittura come un vero e proprio lutto ecologico. Il vero rischio però non è solo quello legato al benessere psicologico. Il vero rischio è quello di restare immobili e inerti mentre il nostro pianeta ci chiede aiuto.

Non tutto è perduto: cosa si sta già facendo a livello globale

In realtà, com'è noto, le buone notizie trovano sempre poco spazio in pagina. A luglio 2025 alcune testate hanno messo in evidenza che il Green Deal in Europa, ad esempio, procede e anche molto bene. Quella stessa Europa virtuosa che Trump, nel discorso all'Onu, ha cercato di sbeffeggiare. Nonostante il rigurgito ambientalista degli ultimi anni e gli investimenti delle aziende che non credono che una vera transizione ecologia sia fattibile, i risultati ci sono. Certo, ci sono paesi come la Cina in cui il rumore dei motori termici è ormai un ricordo, sostituito dal ronzio assoluto delle auto elettriche, ormai diffuse in tutta la Nazione. Tuttavia, rimanendo in casa nostra, qualcosa sta accadendo proprio perché noi, cittadini normali, lo stiamo facendo accadere.

Ad esempio, l'Italia vanta una percentuale altissima (85%) di rifiuti avviati al riciclo. Tantissime piccole e medie imprese investono ogni anno nella transizione energetica. La Gen Z, Greta Thunberg in testa, sono attivi sul fronte della protesta ambientalista, che tiene alta l'attenzione sul tema. Questi esempi non sono certo una garanzia di successo, ma ci aiutano a tenere accesa la fiamma della speranza e a smuoverci dall'antro in cui il senso di impotenza ci condanna. 

Come agire quando tutto sembra inutile

La crisi climatica esiste e va combattuta con tutti gli strumenti a nostra disposizione. Il voto, ma anche le scelte personali. Prima di tutto, è necessario ripartire da sé stessi, prendendosi cura del proprio benessere psico-fisico. È del tutto normale sentirsi perduti e impotenti, ma tocca a noi introdurre le risorse necessarie per trasformare il nostro potenziale umano in una forza capace di cambiare l'ambiente intorno a noi. Pratiche di meditazione, disconnessione dai contenuti tossici, veicolo di inazione, diffusi dai social, ma soprattutto connessione sociale. Il dialogo con i nostri simili può compiere miracoli: provare per credere. 

Ognuno può "fare la propria parte": bisogna ricordarlo. Dalla riduzione dei rifiuti all'utilizzo di mezzi pubblici invece che della propria auto privata, passando per acquisti sostenibili: mai sottovalutare il potere del consumo responsabile.

E quando le singole azioni sembrano insufficienti, guardatevi intorno: ci sono tantissime realtà collettive che fanno dell'attivismo un aggregatore sociale e un driver di cambiamento climatico. Unirsi ad altre persone che hanno i nostri stessi valori può amplificare l'impatto dell'azione singola. Via libera, dunque, a iniziative come orti urbani, giornate di pulizia collettiva, petizioni ambientali. Perché l’azione collettiva genera cambiamenti visibili.

Donald Trump può dire ciò che vuole: che la transizione energetica è una truffa, che il carbone è pulito e bello. Ma la verità è che la vita va vissuta con lo sguardo puntato al futuro, in cui anche i pensatori più forsennati hanno una data di scadenza. Nel nostro metro quadrato di vita quotidiana possiamo piantare i semi migliori, quelli che germogliano alla luce delle buone azioni. Il cambiamento parte proprio da noi. Per questo è importante rimanere sensibili alla bellezza, educando le nuove generazioni allo stesso valore. Come hanno ben raccontato Andrea Colamedici e Maura Gancitano nel loro ultimo libro, bisogna "coltivare lo stupore alla fine del mondo". Forse è proprio questo il più profondo atto rivoluzionario che possiamo compiere in questo tempo disperato.

Foto di apertura: Freepik