Ascesa e caduta dell’attrice bambina diventata poi teen idol con Mean Girls. Che, scomparsa da Hollywood, torna sul set dopo anni in una commedia romantica di Netflix.
Ascesa e caduta dell’attrice bambina diventata poi teen idol con Mean Girls. Che, scomparsa da Hollywood, torna sul set dopo anni in una commedia romantica di Netflix.A causa di un incidente sulle piste da sci, un’ereditiera viziata in procinto di sposarsi perde la memoria e viene accudita dal proprietario di uno chalet, anche lui a un passo dall’altare. È la trama di una nuova commedia romantica a tema natalizio di Netflix (attesa per il 2022) e ci sono tutti i presupposti affinché si riveli l’ennesimo flop da parte della piattaforma. Ma non è questo che conta: il fatto è che questa pellicola segnerà il ritorno sul set di Lindsay Lohan, bad girl di Hollywood di cui negli ultimi anni si erano perse le tracce.
Il debutto sul grande schermo
Non è mai troppo tardi per ricominciare e per lei non è affatto tardi in assoluto, visto che il 2 luglio compie 35 anni. Già, trentacinque, scritto in lettere a scanso di equivoci, come sugli assegni: più giovane di tante lettrici di DeAbyDay, che hanno vissuto meno vite di lei. Enfant prodige, a soli tre anni Lindsay Lohan è già fotomodella per la linea infantile di Calvin Klein e a dieci esordisce come attrice nella soap Destini, per poi passare al cinema con Genitori in trappola (1998), in cui interpreta due gemelline, divise da mamma e papà al momento del divorzio. Da attrice bambina si trasforma poi in teen idol tra il 2003 e il 2004, prima con Quel pazzo venerdì (in cui madre, Jamie Lee Curtis, e figlia, lei appunto, si trovano ciascuna nel corpo dell'altra), poi con Mean Girls, pellicola cult costata 17 milioni di dollari e capace di incassarne 130.
L’abuso di alcol e droghe
Mean Girl rappresenta tutt’ora l’apice della carriera di Lindsay Lohan, che l’hanno successivo ottiene la parte di protagonista in Herbie - Il super Maggiolino, sesta e ultima apparizione sul grande schermo della famosa auto senziente, che evidentemente non ne ha più voluto sapere. Da quel momento in poi, Lindsay Lohan opta per pellicole più adulte come Radio America, Bobby e Chapter 27, ma soprattutto inizia ad alzare troppo il gomito: nel 2007 viene infatti ripetutamente sorpresa a guidare in stato di ebbrezza, perdendo così diverse offerte di lavoro come attrice. Alcol e droghe, più che «Ciak si gira!», il leitmotiv degli anni seguenti, in cui trascorre più tempo in rehab (e pure in carcere) che sul set.
Addio a Hollywood
La si rivede nel 2010 in Machete, in cui non deve nemmeno ricorrere al metodo Stanislavskij, come sottolinea all’epoca la recensione in punta di fioretto dell’Hollywood Reporter: «Vestita da suora e armata di pistola, fa ben poco per ricordare al pubblico le sue abilità come attrice. In compenso fa sesso a tre con la madre e per gran parte del tempo è nuda oppure si droga: in questo film è davvero difficile separare la sua vita reale da quella professionale».
La discesa negli inferi di Lindsay Lohan continua quando nel 2011 viene accusata del furto di un gioiello, mentre l’anno seguente investe un pedone a Manhattan, abbandonando la scena dell’incidente. Affermata party girl, nel 2013 recita al fianco dell’attore porno James Deen in The Canyons, film ad alto tasso di sensualità presentato (fuori concorso) alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia. Ma è un fuoco di paglia, perché Hollywood non la vuole più: nel 2018 ottiene un ruolo nella seconda stagione di Sick Note a fianco dell’ex maghetto Rupert Grint, quando per rilanciare la sua carriera forse non basterebbe nemmeno un incantesimo.
L’Europa e Dubai
É questa la sensazione, via via che scompare dagli schermi e riappare nelle foto segnaletiche, mentre la chirurgia estetica le cambia i connotati. A un certo punto lascia gli Stati Uniti e si trasferisce in Europa, dove prova a rilanciarsi come businesswoman, esperienza testimoniata dal reality di Mtv Lindsay Lohan’s Beach Club: un flop, come lo stabilimento balneare aperto a Mykonos. Proprio in Grecia festeggia i suoi primi 30 anni a fianco del miliardario russo Egor Tarabasaov, con cui vive un amore turbolento. Già, la sua vita privata: dichiaratamente bisessuale, Lindsay Lohan è stata fidanzata con il cantante Aaron Carter, l'attore Wilmer Valderrama, la dj Samantha Ronson, sempre sotto i riflettori del gossip: alla ricerca di riparo, si stabilisce a Dubai, meta di un lungo tragitto che l’ha portata dalle dolci colline di Beverly Hills alle dune del deserto. Nel buen retiro emiratino, Lindsay studia persino il Corano e ne rimane affascinata, tuttavia non abbastanza da convertirsi all’Islam.
Nel 2020 lancia una linea di gioielli ispirati al lockdown, finché non avverte il richiamo dello showbiz e incide un singolo, Back To Me, che però non ascolta nessuno. Nella sua vita passata, anzi in una delle sue vite passate, era stata anche cantante. Ma la ricordiamo soprattutto come attrice: la commedia natalizia netflixiana in cui farà il suo comeback sarà probabilmente inguardabile, ma facciamo comunque il tifo per lei.
Bambini prodigio persi per strada
Bambino/a prodigio che a un certo punto, molto presto, si brucia la carriera a causa di scelte di vita (eufemismo) discutibili: impossibile non accostare Lindsay Lohan a illustri predecessori come Macaulay Culkin, che perduto l’aereo certo non si è perso ogni genere di sostanza stupefacente; oppure le gemelle Olsen.
Se un tempo il mondo riponeva in Ashley e Mary-Kate grandi speranze, oggi la star di famiglia è la sorellina Elizabeth. Lo stesso Aaron Carter, il cui unico talento era quello di esser fratello di Nick, ha inciso il primo album a dieci anni per poi finire nel dimenticatoio. E come non citare Amanda Bynes, conduttrice a 13 anni di un programma per bambini e attrice in rampa di lancio, che a causa della schizofrenia (nonché dell’abuso di droghe) ha smesso di recitare? Non è scomparso, ma certo non ha fatto la carriera che ci si aspettava da lui Haley Joel Osment, il bambino che vedeva la gente morta ne Il sesto senso: anche per lui qualche problema con alcol e droghe. Ma in fondo cosa importa? Come ci insegna Shirley Temple non c’è mica bisogno di recitare tutta la vita per rimanere nella storia del cinema.
Foto: LaPresse