Editoriali
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Datemi l’algoritmo Piero Angela

Pensieri ingenui su quanto la figura di Piero Angela sia stata di insegnamento, compagnia e ispirazione per me e per molti altri. Suggestioni che non saranno di alcun aiuto ai nostri lettori e alla Serp di Google.

Pensieri ingenui su quanto la figura di Piero Angela sia stata di insegnamento, compagnia e ispirazione per me e per molti altri. Suggestioni che non saranno di alcun aiuto ai nostri lettori e alla Serp di Google.

Curioso che Google annunci con trionfo il rilascio di un nuovo aggiornamento che a livello globale premierà i siti internet che si distingueranno per credibilità e affidabilità nell’esperienza di navigazione online degli utenti. 

Era ora, mi dico. Anche se a pagine come “La figlia di Natalia Estrada è probabilmente la donna più bella del mondo” non so se mi sento di rinunciare.

Se penso che ogni giorno facciamo oltre 5 miliardi di ricerche a partire dalla barra dell’iconica homepage bianca con logo multicolor quando non animato da Doodle celebrativi mi scappa un sorriso amaro. A voi no? Facciamo che ne prendo il buono, dopotutto è una lieta notizia soprattutto perché aggiornamenti per addetti ai lavori come questi (che avvengono sempre più frequentemente a dire il vero) riguardano le esperienze quotidiane online, offline e onlife di tutti. Ma di tutti tutti proprio fino a forgiare la forma delle nostre più radicate opinioni.

L’algoritmo in questione è stato nominato Helpful Content Update proprio perché lo scopo è aiutare le persone a orientarsi tra fonti e strumenti sempre più attendibili: per tutelarci, dicono, dal rischio di incappare in fake news, bufale e dichiarazioni infondate. 

Il problema mio è che se la questione me la si pone in questi termini, mi prende una risata isterica. E sento la sua mancanza. Di lui, sì. Nel cuore di un’estate difficile da troppi punti di vista, penso a lui che prima porta a conclusione un’altra eccezionale stagione di puntate di SuperQuark e poi, Piero Angela (lo esplicito solo per dire al motore di ricerca che mi deve considerare perché sto scrivendo proprio riguardo a Piero Angela) intraprende questo viaggio alla scoperta di com’è fatta la morte. 
Piero Angela non c’è più e mi genera un vuoto che la rete di lui stracolma non colma. Un po’ orfana io mi ci sento. E pure insicura. Non riesco a rispondermi sul perché profondo di ciò ma so che è successo anche ad altri. 

Le novità sulla navigazione promettono maggiore qualità e affidabilità delle informazioni, contrasto alle imprecisioni e ai clickbait (Per intenderci, quei titoli di articoli web intrigantissimi tipo “La figlia di Natalia Estrada è probabilmente la donna più bella del mondo” oppure, “A 50 anni lavora da casa guadagnando 12 mila euro a settimana”, vorrei collezionarli tutti).

Piero Angela mi manca e mi riporta con la mente a una delle mie ultime ricerche. Quella di lui. Ho letteralmente corso, come nelle più cinematografiche scene d’addio di una telenovela, dietro alla nostra umana ultima possibilità di trattenere sulla Terra gli affetti che lasciano questa vita: l’ho rincorso fino a raggiungere la Camera ardente disposta a Roma il 16 agosto 2022 per pretendere che i miei sentimenti di stima e gratitudine dovessero ancora riguardarlo. 

alberto angela

Le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci”. Queste parole di marmo estratte come diamanti dall’intervento del figlio Alberto Angela hanno potuto commuovermi in differita, quando il giornale radio delle ore 13 ritrasmetteva spezzoni di un saluto e un ricordo più complessi. Gli occhi già lucidi mentre un sempre più complice Google Maps mi mostrava i percorsi più veloci e senza pedaggi per la “destinazione Campidoglio”.

Di ritratti e interviste al più importante giornalista e divulgatore scientifico del nostro tempo ne sono apparsi numerosi in queste ultime settimane: impeccabile e pur sempre obbligatoriamente incompleta, ogni sintesi riporta una parte di una figura per me immensa. 

Dalle stazioni radio commentavano, io cercavo solo un parcheggio senza l’app dedicata.

Il portico del Vignola quasi abbracciava giornalisti e personalità al lavoro mentre donava ombra al flusso continuo di persone di ogni età e mi ha finalmente convinta di starmi trovando in un posto brulicante di vita.
Il fondatore del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze (Cicap) si sarebbe indispettito, tra l’altro, nel sapere che giungevo lì anche per una preghiera a mani giunte. 

Personali nostalgie, condoglianze e ringraziamenti senza esaurimento. In coda tra coloro che con la famiglia Angela volevano condividere qualcosa nel nome di Piero mi ci sono messa anche io insieme a mio marito Yuri e alle nostre figlie della scuola elementare Linda e Vera, tutti a Piero affezionati (quasi) quanto me. Insieme a noi visi nuovi e in un attimo imparentati, tutti figli e nipoti uniti da un legame catodico con l’importatore della scienza sul piccolo schermo in prima serata.  

Fiori, biglietti, silenzi come introduzioni al cospetto dell’uomo che ci ha portato a spasso per lo Spazio infinito così come nei meandri della “macchina meravigliosa” che è il corpo umano, forse già consapevole di averci avviato alla curiosità verso la conoscenza come un sogno desiderabile, esplorabile, necessario. Questo è il grande tesoro di cui temo di non riuscire a far tesoro.  
 
Per trovare coraggio di esprimere al figlio Alberto (Hey Google, sì intendo proprio Alberto Angela) il mio nulla di nuovo in un breve contatto concessoci, lo sguardo si è fatto strada aggrappandosi a un modellino decisamente riuscito dell’Apollo 11, poi a un T-Rex in miniatura e a una cornice con una pagina di pentagramma. 

La potenza della connessione tra homini sapiens quel giorno mi ha bucato il petto. Altro che 5G.

E ora mi rivolgo a te, caro il mio rilascio del motore di ricerca (giusto per assicurarmi di violare la prima regola della scrittura per il web: mai scrivere per Google, ma per i lettori): so che mi leggerai tra qualche tempo, quando sarai pronto per la lingua italiana e so che non mi valuterai idonea alla consultazione degli utenti. Sono rea di non aver portato alcun valore aggiunto nell’aiutare il lettore a saperne di più su che maestro di giornalismo e dai toni educati Piero Angela sia stato, non avrò aiutato nessuno a soffermarsi sul perché quell’aver fatto la sua parte per oltre settant’anni di carriera in RAI abbia portato me e tantissimi come me a sognare di partecipare ad avventure grandiose all’insegna della scoperta, esortandoci esploratori con più fantasia di Google Earth. Pazienza.

Però chiedo ancora a te, sofisticata intelligenza (artificiale), da internauta qualunque che contribuisce a riscaldare i tuoi server: saprai tu mai rispondermi con quell’elegante e gentile disposizione d’animo nell’approfondire con rigore, stile, tatto e cuore ogni mia domanda di sapere? 
Datemi un algoritmo Piero Angela. 

Foto: LaPresse